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«La legge di Bilancio va necessariamente cambiata: c’è ancora tempo»

Un messaggio chiaro ed univoco scaturito dal convegno dedicato ai possibili effetti della legge di bilancio 2019 che si è svolto all’aula Piana della Cattolica di Piacenza e organizzato dal Centro Studi di Politica Economica e Monetaria Cespem 

«La legge di bilancio 2019 attualmente all’approvazione del Parlamento così com’è ora va sicuramente cambiata, perché non possono ignorare i vincoli economici e c’è una sovrastima delle nostre possibilità. Ma c’è ancora il tempo per farlo e per evitare di inviare messaggi sbagliati alle imprese ed ai mercati, questo al di là della (per ora) contingente bocciatura europea». Un messaggio chiaro ed univoco scaturito dal convegno dedicato ai possibili effetti della legge di bilancio 2019 che si è svolto all’aula Piana della Cattolica di Piacenza e organizzato dal Centro Studi di Politica Economica e Monetaria Cespem dell’Università Cattolica di Piacenza (presente il suo direttore, Francesco Timpano), in collaborazione con la Rivista Economia Italiana (fondata dal compianto economista piacentino Mario Arcelli) e con la Fondazione di Piacenza e Vigevano.

Dopo i saluti del direttore responsabile di Economia Italiana Giovanni Parrillo che ha presentato la rivista (nei prossimi mesi saranno disponibili due numeri dedicati all'impatto del Jobs Act sull'occupazione ed il secondo alla Digital Economy), ha preso la parola Stefano Fantacone che ha relazionato sui dati del Cer, il Centro Europa Ricerche (di cui è direttore) sulla legge di bilancio. Ha esordito chiarendo «aumenta il deficit di quasi 74 miliardi, sceglie di far crescere il disavanzo ed accresce la spesa corrente di 60 miliardi, con l’80% della manovra indirizzato su reddito di cittadinanza e revisione della Legge Fornero sulle pensioni. Una manovra che può essere vanificata dagli aumenti dei tassi di interesse e che i mercati non hanno accolto con favore. Il deficit è finanziato emettendo titoli, ma si crea una crisi di fiducia. Ci sono poche quote di investimenti pubblici ed una espansione della spesa corrente. Reddito di cittadinanza e revisione welfare avrebbero senso se spostassero risorse interne, non con l’aumento del deficit». E ancora: «C’è indifferenza verso lo spread e lo alimenta, ovvero il Governo è disposto a pagare rendimenti più alti, anzi invita i mercati ad alzare i tassi. E non ci sarà crescita, anche se reddito di cittadinanza e pensioni non sono ancora stati definiti. In conclusione: errori di strategia, con l’Europa unita a sanzionare, anche i paesi sovranisti, obiettivi di crescita non realistici e sono trascurate le reazioni dei mercati. Insomma si sono confusi desideri con la realtà. Se è difficile attuare la manovra per il 2019, va ridefinita per il 2020-2021».

Nel successivo, articolato dibattito coordinato da Filiberto Zovico di Italypost (l’economia è «un grande imbroglio politico, i contrasti tra la prima e la seconda ci sono sempre stati»), ha preso per primo la parola Luca Bagato, docente dell’Università Cattolica e Head of Fixed Income in Borsa Italiana Spa che ha ricordato come «i flussi finanziari raccolti servano per la maggior parte per l’internazionalizzazione, il resto per aggiornamento macchinari ed attrezzature, con gli imprenditori che vogliono essere accompagnati dalla Borsa per avere maggiore visibilità. Il livello di spread si ripercuote sui progetti delle imprese che hanno sempre desiderio di investire, almeno fino ad ora». Secondo Carlo Brunetti di Italian angels for growth «la manovra probabilmente cambierà (come ha già detto anche il ministro Savona), in ogni caso la precedente legge 4.0 ha positivamente veicolato investimenti per la competitività e può avere effetti positivi sulla globalizzazione. E’ comunque errato pensare di spingere le start up ad indebitarsi mentre il credit crunch, ovvero la stretta creditizia, creerà problemi».

«La politica - ha chiarito Paolo Guerrieri dell’Università La Sapienza di Roma - ha degli obiettivi, ma ci sono dei vincoli economici, le risorse sono scarse e quindi vanno collocate dove rendono meglio. C’è continuità nell’impostazione, ma discontinuità perché ignora i vincoli economici e questo è un inedito di questo Governo». «Insomma - ha chiarito - si spende per la spesa corrente, ma non per produrre reddito; reddito e crescita non aumentano, ma sle il debito. Nessun economista ha avvallato questa manovra; la crisi non è economica, ma politica. Dunque la manovra deve tener conto dei vincoli di bilancio. Si deve cambiare perché c’è sovrastima delle nostre possibilità». Carlo Marini di Epic Sim: «E' inutile essere pro o contro. Il vincolo di bilancio esiste e non se ne può prescindere. E’ una legge di bilancio all’opposto della sensatezza. Ci sono soprattutto ragioni politico-elettorali, perché crescita significa fare impresa bene. Il motore della ricchezza sono le imprese che devono fare fatturato, investimenti per l’innovazione, avere accesso al credito ed incentivi ad assumere.  Il messaggio attuale va esattamente al contrario. Il reddito di cittadinanza e quota 100 sono redditi non da lavoro, è un’equità che toglie presupposti alla crescita. C’è bisogno di trasformazione digitale, di potenziare il mercato di capitali e di semplificazione. E’ una manovra antisovranista perché toglie potere alla nazione».

Per Antonio Ortolani, dell’Associazione Italiana Dottori commercialisti «il problema maggiore è portare capitali alle imprese con meno di 20 dipendenti, la stragrande maggioranza in Italia. Non è l’economia ma è la politica che va male. Parlando di flat tax ha accennato alla riforma Ires, all’Irap, all’Irpef (non si può dedurre tutto) ed ha sostenuto che è fondamentale la lotta all’evasione dell’Iva. Infine Alberto Rota di Confindustria Piacenza: «Sono fortemente critico verso queste politiche. Dopo un buon semestre di crescita, sta emergendo una tendenza negativa. Noi in Italia non abbiamo risorse, ma ingegno e creatività; c’è la sensazione culturale che noi siamo prenditori più che imprenditori. Manca una politica per i territori. Ora ci sarà una grande chiamata alla armi di Confindustria per influenzare in modo diverso questa manovra».

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