La presidenza di Cna Piacenza all’assemblea nazionale di Firenze
La presidenza provinciale di Cna Piacenza, guidata dal Presidente Dario Costantini in veste di delegato, da Marisa Savi, Roberto Rivoli, Fabrizio Finetti e dal Direttore Enrica Gambazza, ha partecipato all’Assemblea Nazionale svoltasi a Campi Bisenzio di Firenze
La presidenza provinciale di Cna Piacenza, guidata dal Presidente Dario Costantini in veste di delegato, da Marisa Savi, Roberto Rivoli, Fabrizio Finetti e dal Direttore Enrica Gambazza, ha partecipato all’Assemblea Nazionale svoltasi a Campi Bisenzio di Firenze.
I lavori dell’Assemblea, a cui hanno partecipato anche il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti e dell’Ambiente Luca Galletti e il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, sono stati aperti dal Presidente Nazionale di CNA, Daniele Vaccarino, che nel suo discorso ha evidenziato come “Per far ripartire l’Italia sia necessario e fondamentale far ripartire l’impresa”.
"L’aumento del Pil italiano - ha detto Vaccarino durante la sua relazione - è un segno evidente del fatto che la ripresa, per quanto lenta, debole e congiunturale, c’è. E deve molto agli interventi in materia di lavoro fatti dal Governo. I dati raccolti dal nostro Osservatorio, che effettua un monitoraggio mensile su oltre 20mila imprese e 125 mila dipendenti, ci dicono che nei primi dieci mesi dell’anno l’occupazione è cresciuta del 3%. Il Governo con il disegno di legge di stabilità ha presentato una manovra finalmente dal carattere espansivo che offre alcune significative risposte a richieste da lungo tempo avanzate dal nostro mondo”.
“CNA - ha commentato il Presidente Provinciale Costantini - si è sempre impegnata per spingere il governo verso decisioni che favorissero la ripresa e facessero segnare un’inversione di tendenza rispetto al passato. I primi dati registrati finora sembrano incoraggianti, ma c’è ancora moto da fare per poter concretamente parlare di ripresa. Ci sono ancora troppe criticità e troppi vincoli nei confronti di chi fa impresa oggi in Italia, a partire dal carico burocratico e dalla pressione fiscale che è la più alta di tutta l’area euro. La strada intrapresa potrebbe essere quella giusta, ma servono ancora tanti altri aggiustamenti per per permettere ad artigiani e imprenditori di lavorare e di continuare a produrre quelle eccellenze che sono il vero valore aggiunto del made in Italy”.