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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

La rivoluzione agricola non raccontata

L'intervento del presidente di Confagricoltura Piacenza Filippo Gasparini, in seguito alla trasmissione di Raitre "PresaDiretta"

PresaDiretta, nella puntata di lunedì 5 febbraio su Rai3, ha voluto affrontare il tema “agricoltura”. Il filo delle riprese ci ha condotti in un esercizio logico dal sapore un po’ liceale: il sillogismo. L’agricoltura inquina. Primo presupposto obiettivo. Certo, è un’attività produttiva. Ma la trasmissione tralascia di dire che produce cibo per tutti ed eccellenze per il mondo intero, pazienza, passiamo oltre, recupererà poi. Continua, meno innocentemente, ad omettere gli enormi costi che le aziende sostengono per ridurre l’impatto ambientale della loro attività produttiva. Non si fa menzione di accorgimenti e tecnologie che hanno notevolmente ridotto emissioni ed inquinanti, frutto di uno sforzo senza precedenti che nessun altro tipo di industria sostiene. Tenterà di tornare sui suoi passi dopo, intervistando il presidente di Confagricoltura Verona che, dati alla mano, mostra la perdita di valore aggiunto e di redditività del settore, un trend costante negli ultimi dieci anni. I costi produttivi sono crescenti, in gran parte incrementati dalle conseguenze di obblighi normativi su sicurezza alimentare, benessere animale, direttive ambientali, su questo la trasmissione non approfondisce. Siamo un Paese all’avanguardia nella tutela del consumatore, ma l’agricoltura ha scarsissimo potere negoziale nei confronti dell’industria di trasformazione e grande distribuzione che riversano i costi di queste garanzie sulla produzione. Infatti, i piccoli agricoltori chiudono. Le riprese Tv testimoniano gli sfoghi. Ma se le grandi aziende agricole devono abbandonare la pianura padana (“i maiali fanno tanta pipì” - dice l’intervistato) e i piccoli chiudono, chi produrrà cibo? Ecco che la trasmissione prospetta un menù di cibi sostenibili: cavallette, alghe, meduse. E’ un fatto culturale. E sui nostri divani ci chiediamo se la svolta evolutiva sia proprio questo. Quindi, fine delle nostre eccellenze agroalimentari, frutto di un’agricoltura assassina e inquinante, avanti con la farina di cavallette. PresaDiretta tralascia di considerare, ma forse non era questo il tema, che i Paesi culturalmente abituati all’uso alimentare di alghe e insetti sono famosi, per esempio, anche per pratiche di pesca assolutamente insostenibili e che la Cina oltre che puntare sulle cavallette nazionali è il più grande protagonista del land grabbing in Africa. Fine del primo sillogismo e siamo al passaggio successivo. Dobbiamo inventarci la nuova agricoltura: quella che non impatta. Un pratone con le canaline di scolo, come quello dei nostri nonni viene spacciato come l’ultimo ritrovato della scienza. La terra deve essere ricca di carbonio organico: “cacca delle mucche” spiega l’agronomo. La proposta è un allevamento non intensivo: le vacche sono tre, vanno ai “giardinetti” e a sera tornano a casa. Si fa così per rispettare l’ambiente, e le produzioni le facciamo in serra. La parentesi sulle colture idroponiche è un respiro di sollievo (forse una via d’uscita c’è, se non su questa terra, nello spazio, potremo ancora coltivare un pomodoro o un’insalata senza sentirci in colpa). Se gli agricoltori non devono più usare i campi per produrre, allora, devono essere i tutori del paesaggio – secondo sillogismo. Entra in scena il presidente nazionale di Coldiretti che dice che gli agricoltori vanno indennizzati per il ruolo di tutela ambientale. E vissero felici e contenti. Però poi aggiunge che questa non può essere la loro attività prevalente, devono ottenere la giusta remunerazione dalle nostre eccellenze che vanno tutelate dalla concorrenza sleale. La trasmissione chiude su se stessa senza una prospettiva concreta, perché ha dimenticato che a livello globale, le nostre eccellenze, per quanto nicchie produttive, hanno bisogno di commercializzazione, garanzie di fornitura e dimensioni che presuppongono filiere forti in ogni passaggio, produzione primaria compresa. PresaDiretta ha tralasciato di agganciare la tradizione delle nostre produzioni all’innovazione di processo e di prodotto in ottica di impresa, ciò che fa la vera agricoltura moderna che lima i costi, rispetta l’ambiente, innova, fa reddito e, soprattutto, produce.

Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza

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