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Economia

Lavoratori-pendolari, sono più quelli in entrata che in uscita

Aumenta l'attrattività del sistema economico piacentino rispetto ai decenni scorsi. L'analisi di Vittorio Silva e Antonio Colnaghi

Piacenza terra di pendolari verso la Lombardia? Quello sempre, ma stiamo diventando sempre più un territorio che vede l’ingresso di migliaia di lavoratori dalle altre province. È quanto emerge dall’analisi effettuata da “Piacenza Economia” dei dati del censimento 2011. Secondo l’indagine condotta da Vittorio Silva e Antonio Colnaghi – che tiene in considerazione solo i lavoratori e non gli studenti - nel 2011 il saldo tra pendolari in uscita (11.748) e in entrata (11.869) è positivo. Nei decenni passati il saldo presentava un forte squilibrio: nel 2001 i piacentini che lavoravano fuori erano 9268, mentre i non piacentini che avevano un impiego dalle nostre parti erano 6345, con un saldo di -2923. «Siamo abituati a pensare a Piacenza – ha rilevato il direttore generale della Provincia Vittorio Silva - come una provincia tributaria: si esce per cercare lavoro. Invece ora sono più le persone che vengono qua a lavorare. Da Milano e Lodi i dati sono raddoppiati, ma sono aumentati anche quelli di Pavia: da tutti i territori confinanti arriva sempre più forza lavoro».

Piacenza continua ad avere una relazione con Milano negativa se si guarda al saldo, ma i flussi sono positivi con Lodi e Pavia. È negativo anche il saldo con Cremona e Parma. «Il capoluogo – prosegue Silva - gioca un ruolo rilevante: il 50% dei pendolari vengono in città, ma la Valtidone e la Val Luretta sono importanti, così come la bassa Valdarda e la zona di Monticelli». «Dalla provincia di Milano e di Lodi si viene a lavorare in città. Da Pavia si viene a lavorare in Valtidone e Val Luretta. Si evidenzia che il segno del miglioramento del territorio è dovuto a due poli territoriali: capoluogo-cintura della città, e la Valtidone grazie a Castelsangiovanni. Sono questi i due poli produttivi: viene perciò da pensare al ruolo della logistica».

L’ANALISI NEL DETTAGLIO

Sono state di recente rese disponibili da Istat le matrici origine-destinazione dei movimenti pendolari per ragioni di studio e di lavoro rilevati in occasione dell’ultimo censimento del 2011. Si tratta di dati di estremo interesse, anche se “datati”, perché consentono di indagare aspetti importanti delle relazioni tra Piacenza e i territori limitrofi. Ebbene, come vedremo nel seguito, l’analisi di questi dati ci consegna – non senza una certa sorpresa - il quadro di un sistema economico locale che ha fortemente accresciuto le sue capacità di attrazione dall’esterno, al punto da passare dalla condizione di “esportatore” di forza lavoro verso le altre province a quella di “importatore”. L’economia piacentina storicamente è infatti sempre stata dipendente dai territori limitrofi per quanto riguarda il flusso interprovinciale dei lavoratori, con saldi negativi tra entrati e usciti piuttosto consistenti. Al censimento del 1991, a fronte di 4.242 ingressi avevamo 7.975 uscite, e un saldo di - 3.733 lavoratori; nel 2001 invece si registravano 6.345 pendolari in entrata e 9.268 in uscita, con un saldo in diminuzione ma sempre negativo di -2.923 persone.

Nel caso del censimento 2011 la situazione invece si ribalta e il saldo entrati-usciti diventa addirittura positivo, seppure di misura (+121): gli ingressi di lavoratori dall’esterno (11.869) quasi raddoppiano rispetto al 2001 (+87%), e quasi triplicano rispetto al 1991. Si tratta di oltre 5.500 persone in più rispetto al censimento precedente che giornalmente raggiungono la nostra provincia, specialmente dal lodigiano, dal pavese, dal milanese e dalle province di Cremona e Parma.

Il motivo di questo risultato risiede certamente nello sviluppo economico che ha interessato il territorio piacentino nel primo decennio degli anni 2000, un sistema che è stato capace in particolare di capitalizzare la sua felice collocazione geografica all’interno delle principali direttrici infrastrutturali e di trasporto dell’area medio-padana, e che abbiamo già avuto modo di osservare analizzando i dati del censimento 2011 sulle imprese industriali e dei servizi1: crescita impetuosa della logistica, sviluppo ulteriore della metalmeccanica, forte aumento del settore della ristorazione sono i pilastri su cui poggia questo trend positivo. L’economia piacentina ha di fatto avuto in questo periodo una dinamica di crescita delle unità locali e degli addetti superiore sia al contesto nazionale che a quello regionale, migliorando con ciò il suo posizionamento nei confronti dei territori limitrofi e aumentando quindi il suo grado di attrattività.

Vediamo innanzitutto quali sono le province di origine dei lavoratori in ingresso nel nostro territorio. I lavoratori provenienti da Lodi e Milano sono la maggioranza, 4.300 (dei quali 3.600 solo dal lodigiano), e sono in aumento del 93% rispetto al 2001, quelli della provincia di Pavia sono circa 2.000, in crescita di oltre 800 unità (+74%), mentre da Cremona arrivano circa 1.700 lavoratori (+57%) e da Parma 1.800 (+41%). Molto forte anche l’incremento degli spostamenti per motivi di lavoro dalle restanti province, con gli ingressi che sostanzialmente triplicano e si portano a più di 2.200. L’incremento percentuale complessivo, lo ricordiamo, è stato dell’87%.

Si tratta – come si vede - di tassi di variazione più elevati di quelli relativi ai lavoratori in uscita dai nostri confini (11.748), che sono infatti cresciuti in media solo del 27%, e che hanno determinato alla fine il saldo positivo. Che destinazione hanno questi lavoratori in ingresso dalle altre province, in quali aree del piacentino si distribuiscono? Dove si registrano gli incrementi maggiori? Attraverso l’elaborazione dei dati origine-destinazione suddivisi per le principali sub-aree2 della nostra provincia ai censimenti 2011 e 2001, e riportati nelle tabelle successive, emergono in particolare i seguenti punti:

- in termini generali, il 55% raggiunge il capoluogo Piacenza e un altro 10% l’Area Centrale (prima e seconda cintura), il 14% la Val Tidone e il 12% la Val d’Arda, coprendo in tal modo la quasi totalità degli spostamenti in oggetto;

- data anche la contiguità territoriale, i pendolari provenienti dal lodigiano raggiungono soprattutto (nel 76% dei casi) Piacenza, i pavesi nel 64% dei casi la Val Tidone, mentre quelli della provincia di Parma hanno come destinazione prevalente (oltre il 50%) la Val d’Arda; i pendolari cremonesi infine arrivano sì in Bassa Val d’Arda (40%), ma ancor di più nel Capoluogo (43%);

- il contributo al passaggio da un saldo negativo ad uno positivo è dovuto per intero a Piacenza e cintura (Area Centrale), che passa da un saldo di - 1.129 unità nel 2001 ad uno di + 1830, e a Castel S. Giovanni e Valtidone (da – 388 a + 82), mentre tutte le altre zone rimangono tributarie nei confronti dell’esterno; più in particolare: o rispetto al 2001, sull’Area Centrale (comprensiva in questo caso anche del capoluogo) gravitano 3.900 pendolari in più provenienti dai territori limitrofi, di fatto raddoppiando nei valori iniziali e con contributi molto consistenti dal lodigiano (+1.600 pendolari) e dall’aggregato “altre province” (+1.350);

o raddoppiano i pendolari provenienti dall’esterno della provincia anche in Val Tidone (+107%, pari a 830 lavoratori in più, con il contributo maggiore – oltre 600 - che ovviamente arriva dal pavese), certamente anche a causa dello sviluppo del polo logistico di Castel S. Giovanni sperimentato in questi anni;

- considerando il saldo entrati-usciti, è inoltre interessante osservare che: o rimane stabile l’entità della dipendenza sia dell’Area Centrale che della provincia nel suo complesso dall’area metropolitana milanese, con il saldo che rimane negativo di circa 2.200 lavoratori tra i due censimenti;

o viene esercitata invece nei confronti del lodigiano una forte spinta attrattiva da parte del territorio piacentino, dato che si passa da un saldo negativo di -155 pendolari nel 2001 ad uno positivo di oltre 1.500 nel 2011, attribuibile totalmente al capoluogo e all’Area Centrale;

migliora notevolmente anche il potere di attrazione della Val Tidone nei confronti del pavese, così come quello dell’Area Centrale nei confronti del cremonese, con saldi positivi e crescenti;

o sono invece negativi – e in sensibile peggioramento – i saldi entrati-usciti riferibili alla Bassa Val d’Arda nei confronti della provincia di Cremona, e della Val d’Arda-Val d’Ongina nei confronti della provincia di Parma.

Se questa è la situazione relativa agli spostamenti interprovinciali per motivi di lavoro, lo stesso non è invece per quanto riguarda gli analoghi spostamenti per motivi di studio, per i quali facciamo però solo un inciso. Piacenza continua infatti in questo caso a mostrare condizioni di dipendenza funzionale dagli altri territori, e specialmente da quello di Parma. Mentre nel 2001 avevamo potuto assistere ad una riduzione consistente del saldo negativo tra studenti entrati e studenti usciti rispetto al 1991 (da -3.300 a -1.600 circa), ciò non è invece accaduto nel decennio successivo, dal momento che nel 2011 il valore è aumentato a –2.300 circa. Il saldo peggiora soprattutto con riferimento alla voce “altre province”, meno con riferimento ai territori di Milano-Lodi, Pavia, Cremona e Parma. Il motivo di questa evoluzione può forse essere ricercato nella fase di “assestamento” del polo universitario piacentino nel corso del primo decennio del 2000, e che si è succeduta a quella di forte sviluppo iniziale delle nuove sedi e facoltà sperimentata negli anni ’90.

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