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Malvasia, Comolli: «Piacenza non sa fare sistema»

«Non potevo far finta di nulla, leggendo i diversi interventi sulle testate piacentine a proposito della Malvasia, dell’uva e del vino che insieme al Gutturnio e all’Ortrugo, caratterizzano la vinicultura piacentina, con la “u”»

“Non potevo far finta di nulla, leggendo i diversi interventi sulle testate piacentine a proposito della Malvasia, dell’uva e del vino che insieme al Gutturnio e all’Ortrugo, caratterizzano la vinicultura piacentina, con la “u”. Mi spiace veder banalizzato, stiracchiato, non capito e anche adoperato come strumento di autoreferenzialità, non solo un grande vino tipico piacentino, ma la solita, annosa, vecchia questione di Piacenza che non sa fare sistema”.

Così Giampietro Comolli sottolinea il mancato decollo del Malvasia come vino di punta dei colli piacentini. “Sono secoli che se ne parla, e qualche studioso ha anche individuato l’origine di questo “nostro” comportamento: l’uccisione di Pierluigi Farnese!!  Piacenza sa fare sistema, a certe condizioni, molto semplici, ma diffuse in moltissime province italiane e non solo: c’è sempre bisogno che Qualcun altro ci metta i soldi, faccia l’investimento , mentre le scelte le fanno altri. Questo è fare squadra? Inoltre se la referenzialità è diffusa senza che nessuno prevalga, se un “capitano” si presta alla guida con la forza strategica dei risultati, ma solo fino al primo veto. Questo è fare squadra?

Continuare a “verbalizzare”, per entrambi i significati linguistici, la nostra incapacità a puntare alto, a non imporre scelte anche impopolari, a muovere tutto fra consociativismo e collateralismo (altra faccia della medaglia dell’associazionismo) dei soliti 4 amici al bar, a curare il proprio cortile e non le facciate delle case nella stessa via… è evidente che Piacenza è sempre in rincorsa, in seconda fascia….come per la Malvasia, una delle diverse varietà ampelografiche che compongono l’universo di specie.

Quella di Candia aromatica, poco diffusa, arriva a Piacenza grazie alla regina Cornaro e alla principessa d’Este ben 500 anni fa. Mio padre, con Fregoni, addirittura scoprirono la Malvasia Rosa in val Nure come mutazione genetica naturale negli anni ’60. Io stesso portai la Malvasia a Roma nel 1985 per il riconoscimento del disciplinare Doc Colli Piacentini e so cosa significa fare un consorzio di imprese e enti pubblici, fare un progetto di lungo respiro, dare risposte concrete, ma anche rischiare e puntare alto. In quegli anni Piacenza passò da 3 a 18 doc, fra le prime in Italia, si tabellò una strada dei Colli ancora oggi in vita e diventata un percorso turistico.  

Oggi non sono i vari sistemi interattivi, le agenzie di mktg, gli improvvisati esperti o pseudo tali, o blogger o grammer o sharecooker,  che saltano dalla promozione di un materasso o di un frigorifero al vino, da uno studio di fattibilità riciclato per tutti i settori a un happening della Malvasia  che possono guidare una squadra orizzontale e integrata di attori veri, non di operatori al seguito, piccoli e grandi insieme, pubblici e privati….come già successo con la recente Expo…addirittura con i limiti già noti a tutti e riconosciuti onestamente anche da Qualche artefice.   Ci vuole- ribadisce Comolli-  un progetto non verbale, ma reale, occorre un investimento almeno nazionale, una attrazione di “altri” soggetti come ha fatto, e fa, Sala Baganza da oltre 20 anni e nell’ultima edizione sono addirittura raddoppiati i partners (24) con ottime immagini su testate nazionali, pochissime su Parma e dintorni, invitando-ospitando voci autorevoli, non amici degli amici. Ci sono state criticità espresse, ma ben accolte dai produttori, per crescere ancora.

Questo deve far pensare i piacentini, a cominciare da chi ha responsabilità anche politiche! Bisogna andare oltre gli strumenti oramai banali del web marketing, dei soliti giochi mangia-bevi, bisogna fare brand, organizzazione distrettuale, gestione di servizi, vendita e attrazione commerciale.  La presenza fisica di 400 affezionati, non fa il successo dell’evento. Sono i 10.000 clienti dell’evento Fivi all’Ente Fiera di Piacenza che è un successo! Sono anni, correva l’anno 2004, quando lanciai – lusingato dell’invito – in casa di un bravo produttore di Fornello e di fronte a tanti brillanti vitivinicultori piacentini, tutti molto più giovani di me, ben attrezzati per meritare i premi poi avuti,  il progetto di un Global Host Malvasia a Piacenza.  Oggi mi sembra più attuale che mai.  Piacenza- conclude Comolli-  può e deve essere l’unica capitale di tutte le Malvasie italiane, anzi mondiali. Basta motivazioni tratte da libri di testo, o elencazioni di pseudo successi autoreferenziali e di teoria della comunicazione. Bisogna fare un summit gestito da esperti veri del mondo della valorizzazione e promo-commercializzazione, professionisti del vino con esperienze internazionali alle spalle. Bisogna individuare solo un ente, un soggetto, un istituto, uno sponsor da cui partire”.

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