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Economia

«Non accettiamo accordi che consentano ad altri di usare i nomi dei nostri marchi»

A dirlo il professore Gabriele Canali nell'incontro alla Cattolica nell’ambito di CaffExpo dedicato all’esportazione degli alimenti in USA tra sicurezza alimentare, Italian Sounding  e TTIP

Sul TTIP (Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, in inglese Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), è stato aperto un dibattito sovente fuorviante e l’accordo è ancora lontano (si parla del 2020); ed in più dovrà essere approvato sia dal Parlamento europeo, che da quelli nazionali; ci sono dunque a disposizione strumenti importanti per evitare che contrasti con i nostri interessi. Una puntualizzazione, questa del professore Francesco Timpano, che ha supportato l’intervento di Gabriele Canali (non accettiamo accordi che consentano ad altri la possibilità di usare i nomi dei nostril marchi), nel corso dell’incontro alla Cattolica di Piacenza nell’ambito dei Caffexpo, dedicato all’esportazione degli alimenti in USA tra sicurezza alimentare, Italian Sounding  e TTIP, un evento organizzato da Piacecibosano e dalla Scuola di dottorato in Agrisystem UCSC di Piacenza in collaborazione con il Consorzio Piacenza Alimentare e la Banca Centro Padana - BCC sede di Piacenza.

“Il Mipaf - ha ditto Canali- in caso di mancato accord sulle indicazioni geografiche dità di no ed anche l’approccio è stato distort, quasi tenuto nascosto. Questo non è un accordo di libero scambio ma solo per gestire il commercio perchè- ha sostenuto- una liberalizzazione è efficace se è multilaterale e non un bilaterale che può creare distorsioni. Quindi accordi singoli tra Usa ed il resto del mondo è un rischio effettivo per il libero scambio perchè gli Usa con il loro noto pragmatismo modificherebbero a loro favore l’export. In Europa la tutela delle indicazioni geografiche interessano solo Italia e Francia; il modello europeo di sicurezza e qualità è il più importante e noi non dobbiamo svenderlo nè accantonarlo. Dunque- ha ribadito- sono favorevole ad un accord ma solo con regole che contrattiamo e senza demandarle ad organism tecnici perchè sono decisioni politiche che hanno un impatto essenziale sulel nostre economie”. E sull’Italian souinding ha detto chiaramente che “non dobbiamo accettare accordi che consentano ad altri di utilizzare i nomi dei nostri prodotti. Nella lista di quelli da tutelare non ci sono i piacentini e sulla trattativa siamo al punto zero. Gli Usa non ne parlano nemmeno e quindi noi dobbiamo imporre la tutela delle nostre indicazioni geografiche per combattere le potentissime loby Usa”. D’accordo su tutto Timpano che ha chiesto di “orientare il dibattito e capire le reali condizioni, i vantaggi e gli svantaggi. Certo il deficit di identità politica europea non gioca a nostro favore. E’ chiaro che gli Usa hanno elevato barrier e noi su queste dovremo confrontarci ma noi dobbiamo farlo con una identità europea che al momento è debole e questo diventa un dibattito ideologico su aspetti per oro poco conosciuti”. Canali in avvio di convegno ha evidenziato alcuni dati economici da cui emerge la forza del nostro export in Usa “che per noi  andrebbe bene rimanesse tale, con pasta, salumi, ortaggi trasformati (pomodoro) e il vino chef a la parte del leone, ben 1,3 miliardi, il tutto favorito dalla svalutazione del dollaro”.

L’avvocato Francesca Lotta (Associate, Studio Legale Bird & Bird) ha illustrato le novità previste (25 maggio 2018) per chi Esporta, con l’esportazione che deve garantire un rapport di equivalenza. Le trattative sono in corso, ma le azienda, complici anche le misure antiterrorism, ora devono sorvegliare e dotarsi di sistemi di sicurezza per evitare contaminazioni”. A seguito dell'approvazione del Food Safety Modernization Act, infatti chi esporta prodotti alimentari negli Stati Uniti è tenuto ad assicurare standard di sicurezza alimentare analoghi a quelli vigenti negli Stati Uniti. La nuova legge, alla quale sono seguiti diversi atti di implementazione, impone ai produttori più alti standard di sicurezza alimentare nonché l'adozione di piani di controllo volti ad evitare atti di adulterazione volontaria degli alimenti. Si tratta di una riforma che interessa in particolar modo le aziende agroalimentari italiane, le cui esportazioni in USA, nel 2015, valgono ben 3.2 miliardi di euro con una crescita del 20% rispetto al 2014. Per Alessandro Sciarra di Trademark Attorney, Bird & Bird, “sono necessarie misure che vanno coordinate tra loro ed è necessaria una protezione sofisticata dell’origine italiana contro l’italian sounding, ma bisogna essere consapevoli che il consumatore americano è più attento di quanto noi possiamo supporre”. L’avvocato Linda Brugioni (Studio Legale Bird & Bird) ha spiegato le peculiarità del TTIP  che “va utilizzato per la tutela delle indicazioni geografiche. Bisogna capire quail siano già registrate in modo conforme ai regolamenti Usa e in base a questo inventario cambiare i nomi con il supporto di un logo, di un marchio collettivo ed essere idonei alla registrazione. Una volta effettuata permette alle autorità amministrative di intervenire in caso di dolo. Infine per i nomi controversi (5%), dobbiamo avere un approccio costruttivo e criteri di condivisione su come utilizzare questi prodotti generici. Ma dietro tutto questo in Usa ci sono potenti interessi economici”.

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