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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Non si butta via niente: la “Circular economy” prende spunto dal passato, dove si riciclava

Incontro all'Urban Hub sul tema "Dell'azienda non si butta via niente" a cui hanno preso parte il vicesindaco Timpano e l'assessore regionale Gazzolo

Oltre 110mila quintali di tralci di potatura, 25mila quintali di vinaccia, 14 di graspi nel settore vinicolo, 6mila tonnellate di buccette per quanto riguarda il pomodoro, 380mila quintali di sottoprodotto del tutolo e delle foglie che coprono la spiga del mais, oltre 2milioni e 500mila quintali di siero derivante dalla produzione del grana padano. Migliaia e migliaia di chili di sottoprodotti che spesso le aziende sono obbligate a smaltire facendosi carico dei costi e che invece potrebbero diventare una risorsa in grado di portare vantaggi economici. Succede principalmente nel settore agricolo ma non solo: quintali di pelli “avanzo” dell’affettamento dei salumi, centinaia di chili di spago utilizzato, i prodotti ricavati dalla lavorazione dell’aglio e quelli dei caseifici.

Oggi la chiamano “circular economy”, nome moderno per iniziative che guardano al futuro ma che prendono spunto anche dal passato, quando le difficoltà economiche e una scarsa industrializzazione obbligavano a riciclare tutto in una sorta di “fai da te”. «E’ il nostro futuro» ha spiegato l’assessore regionale Paola Gazzolo. Adesso oltretutto esistono strumenti e conoscenze per riutilizzare quanto non viene sfruttato nella prima fase dei processi produttivi. A Piacenza è partito un progetto pilota per analizzare i dati dei sottoprodotti ricavati (è sbagliato chiamarli scarti) e come vengono eventualmente recuperati. Un’idea promossa da Confcooperative Piacenza nell’ambito del progetto Beblab, consorzio Sol.Co e cooperativa Agrisilva.

“Dell’azienda non si butta via niente - Economia circolare a Piacenza” è il titolo del seminario che all’Urban Hub ha visto confrontarsi gli addetti ai lavori e i responsabili di alcune delle aziende coinvolte nel progetto pilota. Dopo l’apertura della giornata da parte di Nicoletta Corvi, coordinatrice di BEBlab, e la presentazione di Stefania Bassi, esperta di circular economy, è toccato a Claudio Piva e ad Albino Libé, che ha ringraziato associazione e aziende agricole e agroalimentari che hanno collaborato fornendo i dati, presentare i risultati dell’iniziativa, mentre l’assessore regionale Paola Gazzolo e il vicesindaco Timpano hanno concluso la mattinata illustrando le novità in tema legislativo a livello regionale. «In Emilia Romagna - ha spiegato la Gazzolo - esiste già una normativa, realizzata in soli 9 mesi nel 2015. E’ partito il Forum per l’Economia circolare, crediamo molto in questi progetti e riteniamo sia fondamentale investire sulle imprese e sull’educazione ambientale». Ovviamente per ottenere risultati è necessario incentivare le aziende, aspetto su cui la regione sta già investendo. 

«Le potenzialità e le materie prime ci sono - è stato sottolineato da tutti gli intervenuti - adesso dobbiamo lavorare per far sì che la trasformazione di un sottoprodotto in un utile diventi un’attività di massa». Operazione impossibile operando a livello individuale, perché ci si troverebbe ad affrontare costi troppo elevati, ma realizzabile se si punterà su un sistema territoriale. «L’aspetto di collaborazione e interazione è fondamentale; le possibilità sono tantissime. Lo studio che stiamo realizzando ci potrà dire in che modo sarà conveniente e sostenibile realizzarli».

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