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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Nuova Pac, Confagricoltura: «Sarà con o senza titoli?»

Giovanni Marchesi (Confagricoltura Piacenza): «Recuperiamo la consapevolezza dell’importanza di produrre cibo»

Mentre le trattative sulla nuova Pac 2021-2027 si concentrano sulla dotazione finanziaria, per scongiurare il prefigurato taglio dei fondi, è bene non tralasciare anche altri importanti aspetti che sono in corso di definizione. La pensa così Giovanni Marchesi, responsabile del Servizio Tecnico di Confagricoltura Piacenza e vicedirettore dell’Associazione che spiega: “Oltre al tema dei fondi è molto importante capire la nuova Pac come sarà strutturata. La domanda, in particolare, che viene da porsi è: sarà una Pac con o senza titoli? Questa è una scelta che ciascun Stato membro sarà chiamato a compiere. Già nell’ultima Pac le varie nazioni hanno avuto la possibilità di scegliere tra modalità diverse di assegnazione dei titoli e l’Italia aveva scelto il cosiddetto metodo irlandese, salvaguardando la storicità dei premi percepiti dalle imprese anche se progressivamente livellati. Oggi la scelta è ancora più radicale: potrebbe presentarsi un superamento del regime dei titoli attraverso un pagamento uniforme per ettaro (in Italia gli ettari sono meno di 13 milioni), oppure, si potrebbe optare per l’attribuzione dei nuovi titoli partendo dal valore di quelli storici”. Entrando nel merito, Marchesi che è anche agronomo, spiega come si stanno definendo i premi che andranno a completare il valore base dei titoli: “Ci sarà un premio di base, un premio per i giovani, uno per l’ambiente (che potrebbe essere facoltativo per chi si impegna ad attivare pratiche benefiche oltre alle norme obbligatorie della condizionalità). Per inciso, un’altra novità è legata al fatto che non ci sarà più il greening, ma sarà ricompreso nella condizionalità divenendo di fatto obbligatorio e il suo valore sarà ricompreso nei titoli di base. Ci sarà poi il sostegno accoppiato, che è già oggi in vigore, e che viene riconosciuto ad esempio ai bovini da carne, ai vitelli delle vacche da latte e al pomodoro. Alla base di questi ultimi premi ci sono ragioni economiche importanti legate alla trasformazione del prodotto e alla vocazione del territorio”. Marchesi conclude con una riflessione: ”Serve consapevolezza. Produrre cibo a mio parere è sempre più strategico a fronte di quello che sta succedendo nel mondo (imposizione dei dazi, guerre commerciali e finanziarie a cui seguono talvolta anche conflitti armati, il contesto europeo che mostra tutte le sue fragilità). C’è anche un altro fenomeno che viene poco menzionato rispetto dalla vastità del problema che nasconde: il land grabbing, ossia l’acquisizione di terre da parte delle grandi multinazionali in Africa un processo che oggi vale circa 15 milioni di ettari: una superficie superiore all’intero territorio italiano ed evidenzia l’importanza di assicurare la produzione di derrate alimentari per assicurarsi cibo. Vuol dire che è fondamentale mantenere anche in Italia l’attività agricola per garantire la produzione di alimenti”.

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