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Tares, Iren contro Confconsumatori: «Gli avvisi di pagamento sono corretti»

Da Iren: «Risultano incomprensibili e senza fondamento le argomentazioni di Confconsumatori circa la correttezza degli avvisi di pagamento del Tares, emessi nei giorni scorsi da Iren Emilia, per conto del Comune di Piacenza». L'associazione ha presentato ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale

Da Iren fanno sapere che «Risultano incomprensibili e senza fondamento le argomentazioni di Confconsumatori circa la correttezza degli avvisi di pagamento del Tares, emessi nei giorni scorsi da Iren Emilia, per conto del Comune di Piacenza. Il Tares (tributo comunale sui rifiuti e servizi) è un tributo introdotto dal Decreto Legge 6 dicembre 2011 n. 201 e dovuto per la copertura dei servizi di raccolta e smaltimento rifiuti di cui i cittadini hanno usufruito. La normativa vigente ha espressamente previsto che i Comuni possano avvalersi, per l’anno 2013, dei soggetti affidatari del servizio di gestione dei rifiuti urbani per la riscossione del tributo».

LA POSIZIONE DI CONFCONSUMATORI

E ancora: «Il Comune di Piacenza ha deliberato il Regolamento per l’applicazione del Tares che disciplina le modalità di applicazione del tributo e indica anche la scadenza e il numero delle rate in cui suddividere la riscossione per il 2013. Il Regolamento è esplicitamente richiamato nell’avviso di pagamento e può essere consultato nel sito istituzionale del Comune».

E concludono: «Negli avvisi di pagamento sono riportati chiaramente i riferimenti dell’utenza (intestatario, ubicazione, numero occupanti, metratura ecc.), i dettagli dei calcoli effettuati per quanto di competenza del Comune e per quanto riscosso per conto dello Stato e l’entità del Tributo ambientale provinciale. E’ inoltre esplicitamente indicato che si tratta della seconda rata a conguaglio, ovvero dell’ultima rata così come definito dal Regolamento comunale. Data la completezza, sostanziale e formale, del documento inviato alle famiglie e imprese piacentine, l’invito rivolto da Confconsumatori a promuovere ricorsi, non solo appesantisce inutilmente l’attività delle commissioni tributarie ma, ancor più grave, rischia di esporre i contribuenti ad ulteriori e inutili spese».

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