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Economia

Pomodoro: lavorare insieme per evitare gli errori del passato

L’analisi di Fabio Girometta presidente dell’Agia regionale e rappresentate di Cia Emilia Romagna all’interno dell’OI Pomodoro da Industria del Nord Italia

“E' innegabile che nel settore del pomodoro negli ultimi anni sono insorte diverse problematiche che hanno messo in difficoltà tutta la filiera, aziende agricole  e industrie. Pertanto- commenta Girometta- ritengo sia inutile accanirsi nella ricerca di un colpevole, ma bisogna piuttosto lavorare tutti insieme per evitare di ripetere gli stessi errori. Per questo- soggiunge - serve maggiore responsabilità da parte di tutti gli attori della filiera: agricoltori, Op e imprese di trasformazione.

Le aziende agricole devono diminuire le superfici, perché è l'unico modo per far confluire meno prodotto sul mercato e quindi ottenere maggiore potere contrattuale sul prezzo. L'OI ha stabilito che le industrie devono fornire idonee garanzie, lasciando il compito all'Op di valutare l'effettiva idoneità di dette garanzie. Al momento della firma dei contratti, tutte le industrie dell' Emilia Romagna avevano fornito garanzie ritenute idonee dalle rispettive Op conferenti. Risulta quindi fondamentale una maggiore attenzione ed obiettività da parte di tutte le Op nella valutazione delle garanzie fornite dai singoli stabilimenti perché le Op sono nate come espressione libera della componente agricola, senza alcuna influenza da parte della componente industriale, ed è quindi loro compito tutelare  gli interessi della stessa al momento della firma dei contratti.

Temi altrettanto importanti sono quelli della programmazione e della contrattazione che vanno gestiti con la responsabilità di tutta la filiera. È necessario che l’agricoltore rispetti quanto gli è stato assegnato in termini di ettari e di quintali e che sia punito l’errore di sovrapproduzione del singolo e non, come accaduto nel 2016, far ricadere la penale del surplus produttivo su tutti gli agricoltori. Non è possibile – spiega Girometta con un esempio pratico - che vi siano agricoltori che hanno lavorato onestamente, contenendo le loro produzioni anche di 500 quintali per rispettare gli obiettivi della campagna, e si trovino poi con la beffa di pagare penali da 15mila euro perché altri hanno sforato”.

Il richiamo alla responsabilità di Girometta riguarda anche la componente industriale e le OP: “Non è corretto nemmeno, come hanno fatto industriali ed Op, contrattare per 2,8 milioni di tonnellate per poi stabilire la penale sopra i 2,5 milioni.”   

Altro tema delicato quello della promozione del prodotto sui mercati. “Siamo il paese con i disciplinari di produzione più rigorosi del mondo ed è giusto che sia così. Noi agricoltori siamo soddisfatti di poter lavorare una materia prima di grande qualità e con tutti i controlli del caso; del resto è il nostro modo di produrre che ci permette di contraddistinguerci come Made in Italy nel mondo.

Ma tutti gli industriali devono imparare a mettersi in gioco per promuovere questo Made in Italy, devono “metterci la faccia”: le aziende che lo fanno ne raccolgono i frutti. Troppo facile passare tutto a distributori e commerciali: è come apparecchiare la tavola e far mangiare gli altri. Serve l’impegno di tutti, in ogni fase della catena produttiva, per valorizzare la qualità nettamente superiore della produzione italiana. Non accetto che si svenda il nostro nome e la qualità della nostra produzione perché significa svendere il lavoro degli agricoltori”.

Infine un rilievo pratico: “serve uniformità nei parametri di valutazione del pomodoro conferito alle imprese di trasformazione. Non è possibile che il pomodoro in arrivo dallo stesso campo, raccolto nella stessa giornata, venga valutato 10 in uno stabilimento e 5 in un altro. Serve più uniformità, oppure bisogna riconsiderare la proposta di introdurre un ente terzo per il controllo qualità della materia prima conferita agli stabilimenti”. 

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