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Pomodoro da industria, c'è l'accordo per 86 euro a tonnellata

E' stato siglato nel pomeriggio del 3 maggio l’accordo quadro per il contratto relativo alla campagna del pomodoro da industria, con il prezzo di 86 euro a tonnellata. Un risultato che arriva dopo un lungo periodo di trattative tese e tensioni. Resta invece ancora da determinare la qualità da produrre

E' stato siglato nel pomeriggio del 3 maggio l’accordo quadro per il contratto relativo alla campagna del pomodoro da industria, con il prezzo di 86 euro a tonnellata. Un risultato che arriva dopo un lungo periodo di trattative tese e tensioni. Resta invece ancora da determinare la qualità da produrre. L'accordo siglato nelle scorse ore vale per tutto il pomodoro del Nord Italia, dopo che già a dicembre era stato fissato a 86 euro il prezzo del pomodoro nel ferrarese, territorio in cui opera Italtom. 

«Non si può manifestare soddisfazione, perché le aspettative sulla contrattazione erano ben diverse su prezzi, parametri qualitativi e sulla tempistica» commenta il presidente di Coldiretti Piacenza Marco Crotti: «Il risultato - afferma - arriva al tre di maggio, in notevole ritardo e con la campagna già a un punto di non ritorno. È vero che è stato ottenuto un aumento del prezzo - afferma il presidente - ma esso è di gran lunga inferiore rispetto ai costi di produzione e ai rischi che il settore ha dovuto affrontare negli ultimi anni. Positivo però l'aspetto della programmazione su rese e superfici voluta e perseguita da una parte delle Op che - sottolinea Crotti- è un tema cruciale per la tenuta del mercato. Una programmazione seria - spiega - è fondamentale per evitare speculazioni coercitive». 
Il presidente provinciale di Coldiretti rimarca d'altro canto la lunghissima trattativa per il raggiungimento dell'accordo: «Un percorso contrattuale così estenuante - conclude - non è certamente adeguato all'elemento livello di professionalità dei nostri produttori. Per questo motivo Coldiretti è molto impegnata a individuare nuovi rapporti di filiera convinta che questa sia l'unica strada per valorizzare la distintività del nostro prodotto a beneficio sia dei consumatori sia dei produttori».

Sulla questione interviene anche Confagricoltura Piacenza. «Un prezzo che di per sé è migliorativo rispetto a quello dello scorso anno, un incremento dell’8 per cento è apprezzabile, ma siamo critici per la mancata occasione di revisionare una tabella qualitativa che ancora una volta sarà la spada di Damocle per determinare aleatoriamente il prezzo in fase di conferimento all’industria» afferma Giovanni Lambertini presidente della Sezione di Prodotto Pomodoro da Industria di Confagricoltura Piacenza e di Confagricoltura Emilia-Romagna.

«Va poi detto - prosegue - che la base 100, a 4.95 di brix, non tenendo conto dei valori medi (4.78 dato medio ponderato rilevato dall’Oi nel 2018 e superiore a quello dell’anno precedente) come da noi invece richiesto, è inadeguata».
«Il prezzo - prosegue Lambertini - conferma che quando si verificano corse in avanti, ancorché vincolate ad aree e situazioni specifiche, di fatto, influenzano la trattativa. Confagricoltura Piacenza apprezza comunque lo sforzo di coesione che contrariamente al passato è stato portato avanti dalle parti agricole, fatto che aveva consentito di sottoscrivere presso la sede della Regione un accordo che vincolasse la campagna alla produzione di quantitativi complessivi. Si tratta di un accordo importante - ricorda Lambertini – che ora è necessario rispettare anche nei campi. Operare in modo trasparente e coordinato resta l’unica strategia che la parte produttiva può porre in essere per avere un minimo potere contrattuale che restituisca dignità agli agricoltori, senza i quali, ricordiamolo, l’intero comparto collasserebbe. Gli sforzi condotti in tal senso quest’anno - conclude Labertini - siano un punto di partenza per ricostruire una filiera che nelle ultime campagne ha seriamente rischiato di sgretolarsi». 

«Si tratta comunque di una soluzione  - commenta il presidente di Confagricoltura Filippo Gasparini - che non ci soddisfa pienamente perché non sono state recepite le nostre indicazioni che erano, invece, mirate a cambiare il sistema di derminazione dell’offerta, della programmazione e dei prezzi. Sarà nostra premura progettare i presupposti per migliorare il potere contrattuale della parte agricola nei prossimi anni richiamando al proprio ruolo e alle proprie responsabilità sia le Op che i singoli produttori».

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