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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Sempre meno sportelli bancari nel Piacentino: il trend è destinato a proseguire

Sono presenti in quarantuno comuni del territorio, ma diminuiscono in città. Il report sull'andamento delle banche presenti: in calo i finanziamenti per le imprese medio-piccole, migliora l’accesso al credito per le famiglie

Come sta andando l’evoluzione degli sportelli bancari nella provincia di Piacenza e l’andamento dei principali aggregati di raccolta e impiego degli istituti presenti fisicamente sul territorio? Tramite un report fornito dalla Banca di Piacenza, possiamo tracciare un quadro della situazione. L’analisi dei dati raccolti dall’istituto di via Mazzini mostra una riduzione del numero degli sportelli di tutte le banche nella provincia di Piacenza dal 2012 in avanti. La razionalizzazione degli sportelli nel territorio piacentino appare in linea con quanto sta avvenendo sul territorio nazionale e, con ogni probabilità, proseguirà nel triennio 2018-2020. Stando ai dati della Banca d’Italia, nel 1996 nel Piacentino erano operativi 162 sportelli. Nel 2006 erano ben 213 (l’apice è stato toccato nel 2008 con 227). Dal 2008 – anno di inizio della crisi economica mondiale - in poi, sono iniziate le chiusure di alcuni sportelli. Nel 2016 (ultimo dato a disposizione) erano 196. L'anno precedente 202, nel 2014 209, nel 2013 erano 212. Il trend sembra inarrestabile, a fronte dello sviluppo e dell'aumento di utilizzo dell'home banking, ovvero la possibilità per il cliente di interagire con la banca e il proprio conto grazie ad internet.

Rimane costante invece il numero dei comuni del territorio “coperti” dai servizi degli sportelli: in vent’anni il dato è sempre oscillato tra i 40 e i 41 comuni serviti da almeno una banca. Attualmente un solo istituto ha la sua sede amministrativa sul territorio (proprio Banca di Piacenza, in via Mazzini in città). Dall’analisi dei piani industriali di alcuni gruppi bancari emerge che il processo di razionalizzazione degli sportelli proseguirà verosimilmente nel corso dei prossimi anni. Analizzando l’andamento nel dettaglio si osserva come il calo più importante abbia interessato la città di Piacenza che è passata da 86 sportelli nel 2013 a 76 nel 2016. Nei restanti comuni il numero di sportelli si è ridotto di 6 unità. A Fiorenzuola nel 2016 erano presenti 14 sportelli, 9 a Castelsangiovanni, 8 a Rottofreno.

I FINANZIAMENTI

La somma di tutti i finanziamenti concessi dalle banche presenti a Piacenza e provincia mostra una lieve contrazione nel periodo 2014-2017. L’elevato stock di crediti deteriorati nei bilanci delle banche ha frenato l’erogazione del credito verso le piccole e medie imprese, mentre le imprese strutturate hanno potuto ricorrere all’autofinanziamento e alla liquidità disponibile in cassa. Le banche sono così state costrette a un’attenta selezione dei prenditori in un’ottica di contenimento del rischio, limitando di fatto l’accesso al credito alle piccole e medie imprese, tradizionalmente poco capitalizzate e più rischiose.

Andamento opposto invece per i mutui alle famiglie, in ripresa grazie alle condizioni favorevoli di accesso al credito e ad una maggior fiducia verso lo scenario futuro. Nel triennio 2014-2017 i depositi della clientela, al netto della componente obbligazionaria, hanno mostrato un andamento positivo. «La consistenza delle obbligazioni bancarie – commenta Emanuele Modenesi dell'Ufficio Pianificazione e controllo di gestione della Banca di Piacenza - è diminuita; gli intermediari hanno beneficiato della possibilità di finanziarsi presso la banca centrale a condizioni meno onerose. La domanda di credito è influenzata positivamente dalle condizioni favorevoli di accesso al credito e, in particolare, dai tassi di interesse applicati dalle banche. La domanda è inoltre sospinta da una crescente fiducia delle famiglie verso il mercato immobiliare e da un reddito disponibile atteso in crescita».

Sul fronte dell’accesso al credito, le banche hanno concesso 6.516 milioni di euro nel 2014, 6.502 nel 2015, 6.529 nel 2016, 6.422 nel 2017 e si stima di toccare quota 6.404 nel 2018. «I finanziamenti per il 2018 – commenta l’istituto di via Mazzini - sono così attesi in lieve calo, nonostante il miglioramento dello scenario macroeconomico ed il consolidamento della crescita. Il motivo è riconducibile alla natura del dato in esame che mostra lo stock degli impieghi segnalati dai soli sportelli attivi nella provincia di Piacenza. Il numero di sportelli attivi nella provincia di Piacenza, così come sul territorio nazionale, è in contrazione. Al contrario, l’esposizione verso le imprese residenti nella provincia dovrebbe tornare a crescere: gli ordinativi sono in ripresa e gli investimenti in macchinari e attrezzature (fisiche e digitali) cominciano a ripartire, anche grazie agli incentivi fiscali legati al progetto industria 4.0 (iperammortamento e superammortamento)».

L'unico istituto piacentino si discosta dalla media. «La Banca di Piacenza – informano i vertici di via Mazzini - mostra tassi di crescita positivi e superiori al sistema bancario durante tutto il periodo di analisi (2014-2017). In particolare ha aumentato gli impieghi in tutti gli anni considerati e cioè sia con riferimento ad ogni singolo anno che in riferimento al complesso degli impieghi nel triennio e questo in assoluta controtendenza rispetto al sistema considerato sia al netto della Banca di Piacenza che anche al sistema in sé, sempre con riferimento alla sola provincia (in quest’ultimo caso – e quindi includendo il consistente aumento della Banca di Piacenza - il sistema in sé ha infatti aumentato gli impieghi nel solo 2016)».

LA RACCOLTA DELLE BANCHE

Per quanto concerne la raccolta totale, gli istituti presenti nel Piacentino hanno registrato 9.765 milioni di euro nel 2014, 9.591 nel 2015, 9.579 nel 2016, 9.516 nel 2017. Nel triennio 2014-2017 i depositi bancari sono aumentati in modo significativo. L’aumento dei depositi è almeno in parte dovuto alla discesa dei rendimenti sui titoli di stato (anche in territorio negativo) e alla preferenza verso forme di investimento più liquide, ancorché poco remunerative. «Un’ulteriore spiegazione – aggiunge la Banca di Piacenza - muove dall’introduzione della direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie “bail in”. La sua applicazione, non lineare e “à la carte”, ha accresciuto il clima di incertezza relativo allo stato di salute del sistema bancario ed il timore, da parte dei consumatori, di vedere i propri risparmi assoggettati alla procedura di risoluzione. Anche per questo motivo, presumibilmente, i risparmiatori hanno incrementato i depositi, protetti e garantiti fino a un importo pari a 100mila euro». «La politica monetaria – aggiunge ancora l’istituto popolare piacentino - accomodante ed espansiva della Banca Centrale Europea ha messo a disposizione delle banche italiane alcuni strumenti di finanziamento a condizioni economicamente vantaggiose. Tali forme hanno sostituito la componente obbligazionaria che ha registrato un significativo calo a partire dal 2014».

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