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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia Cortemaggiore

«Spirito di servizio ai soci, competenza dei mercati e tutti i valori della cooperazione»

Piero Dallavalle, da quarant'anni presidente del caseificio sociale Canalone di Cortemaggiore, racconta la sua attività

Il primo settembre 2017 per Piero Dallavalle. notissimo imprenditore agricolo di Chiavenna di Cortemaggiore, sarà un giorno particolare: sono infatti 40 anni che ricopre la carica di Presidente del Caseificio sociale “Canalone” di Cortemaggiore, una delle strutture “storiche” di trasformazione di questo straordinario territorio lattiero-caseario della Bassa, che proprio quest’anno, celebra i settant’anni dalla sua fondazione. Piero divenne consigliere nel 1973 quando il caseificio, di proprietà della famiglia Campanini, era retto da Franco Delledonne che sollecitò Piero a far parte attiva nella gestione, anche in considerazione del fatto che, in precedenza, la stalla della sua famiglia era limitrofa ad un piccolo caseificio e quindi aveva già alle spalle, una significativa esperienza.

Allora il Canalone contava 15 soci, tutti con stalle di piccole dimensioni e si lavoravano circa 40.000 quintali di latte; alla repentina scomparsa del Presidente fu scelto, per sostituirlo, proprio Dallavalle che, per nulla frenato dal dover dirigere una struttura tutto sommato piuttosto fatiscente, con il supporto dei soci, decise di avviare una radicale operazione di restyling che avrebbe sicuramente giovato alla qualità del prodotto. Si decise anzitutto per l’acquisto dell’immobile (l’affitto veniva pagato ai proprietari con una quota di latte prodotta ogni giorno) ed inoltre si dette il via alla costruzione delle nuove saline sommerse e ad un nuovo magazzino stagionatura e soprattutto, da subito, venne rinnovata la sala di lavorazione. Per non sospendere l’attività, si decise di utilizzare, per tre mesi, un caseificio di Cortemaggiore.

“Allora ricorda Dallavalle, erano in funzione nella provincia 28 caseifici; oggi sono sette o otto; ovvio che la competizione fosse notevole e bisognava stimolare i soci affinché potessimo distinguerci per la qualità del prodotto. Nel frattempo erano scesi di numero, ma avevano aumentato i conferimenti (oggi sono otto con 75.000 quintali). Un importante contributo- rammenta il Presidente- ci è stato offerto da un altro casaro, Nereo Lanzi, che - devo riconoscere- è stato un innovatore perché si è sempre battuto per una sempre più mirata alimentazione delle vacche tramite l’utilizzo dell’Unifeed. Non è stato semplice- commenta- convincere i soci ad abbandonare “modus operandi” stratificati da generazioni, ma Lanzi dimostrò con i fatti che il formaggio riusciva meglio e così gradualmente tutti si sono adattati. E come dimenticare- soggiunge- il casaro Fausto Verzè prematuramente scomparso, che appaltato il servizio, provvedeva direttamente anche al trasporto del latte ed è sempre stato disponibile a ricevere le numerose scolaresche che si sono recate in visita presso il Canalone per conoscere le varie fasi della lavorazione.

Adesso- aggiunge Dallavalle- la gestione è diretta: il casaro e tutti i suoi collaboratori sono di nazionalità indiana, assistiti nel loro lavoro quotidiano con la consueta professionalità dai tecnici del Consorzio Colat, tanto che la qualità del nostro formaggio ha ricevuto anche diversi riconoscimenti in concorsi”. Naturalmente 40 anni di attività sono stati caratterizzati anche da momenti di difficoltà: “quella maggiore ricordo che fu- dice Dallavalle- negli anni ’90 quando restammo incolpevolmente coinvolti in un importante fallimento di una società che coinvolse indirettamente anche la nostra struttura e per poco rasentammo la chiusura, anche perché alcuni soci dettero le dimissioni.

Noi abbiamo tenuto duro e grazie ad una apposita legge nazionale, siamo stati in grado di recuperare ampiamente quanto temevamo di avere perduto e da li, con rinnovata fiducia, abbiano ripreso un cammino che perdura ancora oggi. Alla base della nostra forza- ribadisce- ci sono i valori della cooperazione, il forte senso di appartenenza ad una struttura che sappiamo essere dei soci, con la consapevolezza che il singolo, con la sua attività, coadiuva e sostiene quella degli altri e che gli interessi sono di tutti le famiglie che fanno parte della cooperativa”. Dallavalle è quindi prima di tutto e soprattutto un uomo della cooperazione: da sempre fa parte di Confcooperative dove ha diretto per anni il settore lattiero-caseario. Ha rivestito inoltre, esattamente per 28 anni, diversi ruoli all’interno del Consorzio di tutela del Grana padano, prima sindaco supplente, poi effettivo, consigliere ed ancora membro di Giunta.

Ha conosciuto quindi, in modo approfondito, i complessi meccanismi che regolano un’associazione così articolata, nella quale vanno sempre garantiti i complessi equilibri politico-economici che la governano. “Anche in questo caso ho vissuto in prima persona - ricorda Dallavalle - i numerosi e significativi cambiamenti che hanno contraddistinto il comparto. Abbiamo gestito insieme nel Consorzio mutamenti epocali: dall’introduzione del frigo in stalla, all’unica lavorazione giornaliera, importante perché ha oggettivamente migliorato la qualità di vita degli allevatori. E come dimenticare la Denominazione di Origine Protetta ottenuta nel 1996 e l’abolizione, su base volontaria, della formaldeide, oppure la richiesta di autorizzazione (ormai imminente) all’utilizzo del robot di mungitura ed il complesso, costante lavoro per affermare la qualità del formaggio più venduto al mondo, attraverso una costante, mirata azione di formazione ed autoformazione degli allevatori? Ne cito solo alcuni, per sottolineare la complessità del ruolo che ho ricoperto, cercando sempre di operare con equilibrio, comprensione delle diverse esigenze, agendo sempre per il bene degli associati che ho rappresentato anche all’interno della Giunta, il “cuore pulsante” del Consorzio.

Lì (e poi in Consiglio) abbiamo deciso, nel 2005, il primo Piano produttivo che è stato fondamentale per difendere il nostro reddito durante il periodo di crisi, così come sarà fondamentale questo che abbiamo recentemente approvato. Certo all’interno di un Consorzio gli interessi (cooperazione, trasformazione privata e cooperazione, allevatori ecc) possono non collimare; il compito fondamentale di chi è chiamato a rappresentare, è quello di mediare, amalgamare, contemperare, ma sempre nell’ottica della difesa dell’imprenditorialità di tante famiglie che ci affidano la difesa del loro lavoro”.

Un altro “fiore all’occhiello” che il presidente Dallavalle vuole menzionare è quello di aver perseguito, con successo, l’obiettivo di far parte come socio di Agriform, Consorzio (di 2° grado) di Sommacampagna (Vr), che annovera alcuni tra i più importanti caseifici cooperativi dell’Italia del Nord, soprattutto Veneto, ma anche piacentini, appunto Canalone e S. Vittoria. I formaggi conferiti ad Agriform sono prodotti con il latte del territorio di origine, raccolto da migliaia di allevatori a loro volta soci dei caseifici; in questo modo c’è un controllo diretto di tutte le fasi della filiera produttiva. “Non è stato facile convincere i soci della fondamentale importanza di questa adesione, ma ora posso affermare con soddisfazione che facciamo parte integrante di una struttura leader per l’export, il suo vero core businnes. Esporta in 55 paesi del mondo, in particolare Usa, Germania, Canada, Svezia e Svizzera, in particolare con il gruppo Elsa-Mifroma, leader di mercato in Svizzera e uno dei principali protagonisti del settore a livello internazionale, specializzato nella produzione e confezionamento di latticini e nella stagionatura dei formaggi.

Dobbiamo comprendere che in un mercato così complesso, non possiamo operare da soli; con Agriform possiamo tutelarci dall’attacco dei similari, puntando sulla qualità indiscussa della nostra Dop, valori che dobbiamo comunicare e far conoscere sempre meglio su un mercato estero dalle enormi potenzialità, che dobbiamo affrontare consapevoli dei nostri pregi, ma superando anche i nostri difetti, ovvero la frammentazione, che può essere vinta solo con la forza della cooperazione che include in sé valori non transeunti e che permangono nel tempo, pur nel modificarsi dei tempi. Io- conclude Dallavalle- anche dopo 40 anni sento ancora l’entusiasmo di una volta e quindi, fin che sarà viva questa passione, desidero proseguire la mia azione, tenendo sempre la barra diritta, appoggiandoci sempre su alcuni punti fermi che sono la difesa della Dop e l’export, e soprattutto la cooperazione con i suoi ideali che ho sempre cercato di seguire con coerenza e che mi saranno sempre guida anche nei prossimi anni, sempre al servizio dei miei soci di cui avverto, immutata, la fiducia”.

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