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Spumanti, consumi in crescita e Piacenza c'è

Piacenza è patria dei vini effervescenti e spumeggianti da sempre. Certo predilige ed è per tradizione più orientata verso i vini frizzanti. Una scelta dettata dalla alimentazione locale, dalla commercializzazione in aea distretta interregionale e molto simile, supportata dal vicino Oltrepò

La produzione italiana cresce grazie al “Sistema Prosecco” e sfiora il tetto di 660 mio/bottiglie. Italia primo produttore e primo esportatore al mondo. “Le bollicine – dice Giampietro Comolli fondatore e presidente di Ovse-Ceves (creato nel 1991 alla Facoltà di Agraria di Piacenza con il prof Fregoni e oggi con sede tecnica e di degustazione a Piacenza dove arrivano tutti i vini nazionali e del mondo) – sono un biglietto da visita fondamentale, attrattivo e trainante oggi, da sostenere come simbolo di tutti i vini italiani. Crescita di volumi e valori rispetto al 2016. Il sistema Prosecco rappresenta oltre il 70% dei consumi nazionali. Benissimo il sistema Prosecco che cresce in tutti i canali in Italia, molto bene anche il metodo tradizionale italiano, con performance interessanti nelle piccole realtà regionali.” Nel 2017 si sfiorano i 180 mio/tappi made in Italy stappati nell’intero cui aggiungere 6 mio di bottiglie di importazione. Monopolio stabile dello Champagne da qualche anno: meno marchi noti,  più grandi cru e piccole maison. In sintesi, nel 2017 sono state stappate circa 25 milioni di bottiglie (+4,1%) di metodo tradizionale (Franciacorta, Trento, Alta Langa, Alto Adige, Oltrepò, Lambrusco, i varietali e i regionali), circa 156 mio/bott di metodo italiano di cui 132 sono griffate Prosecco, altre 8 milioni circa di Asti, e altri spumanti. Il valore al consumo del comparto nazionale è di 1,32 mld/euro, cui aggiungere 200 mio/euro dall’ importazione. Un giro d’affari totale  di 1,5 mld/euro, contro i 790 mio/euro all’origine.

Piacenza è patria dei vini effervescenti e spumeggianti da sempre. Certo predilige ed è per tradizione più orientata verso i vini frizzanti. Una scelta dettata dalla alimentazione locale, dalla commercializzazione in aea distretta interregionale e molto simile, supportata dal vicino Oltrepò anch’esso diviso fra spumanti e frizzanti da sempre. Una storia legata anche alla necessità-volontà di mettere sul mercato e al consumo i vini “pronti da bere” prima possibile, senza fare speculazioni, magari guadagnando meno, offrendo un prezzo più basso al consumatore, velocizzando anche le commesse commerciali. Da sempre i vitigni bianchi locali ( consideriamo autoctoni la Malvasia, l’Ortrugo, la Bianchetta, la Melara, il Marsanne, il Roussanne, la Verdea, il Trebbiano ….) sono naturalmente portati ad essere freschi, giovani, beverini, basso titolo, altamente identificati e soprattutto perfetti per i salumi nostrani, i formaggi teneri, i tortelli, le torte salate. Quindi più vini frizzanti, piuttosto che i più lenti spumanti. Anche a casa mia, nell’azienda agricola di mia madre si facevano vini frizzanti, bianchi e rossi, ma sempre con il fondo. Una versione caduta nell’obblio negli ultimi 50 anni, ma che ora sta riavendo grandi intenditori, grande successo su certe tavole internazionali rappresentando un esempio concreto di vino naturalissimo, antico, fatto a mano, come una volta. Questi sono gli slogan che oggi si vedono reclamizzare tanti vini, compreso il noto Prosecco.  A dimostrazione che la identità-tipologica-territorio unica è sinonimo di forza, successo, valore aggiunto, conoscenza, notorietà. “ Piacenza – Comolli ne è certo e lo sta scrivendo da anni in diverse riviste nazionali ed estere – deve sforzarsi di scegliere. Fare squadra vera vuol dire , in tutti i settori e in tutti i comparti come cultura, musealità, musica e anche alimentare e enogastronomia, puntare tutti su un percorso, un prodotto, un obiettivo, un brand”. Frizzante e spumante, 6 tipologie di Gutturnio, l’unicità dell’Ortrugo, la forza della Malvasia?.

Piacenza su tutto il suo vino, ha delle grandi potenzialità inespresse. “ Nel 1992 – ricorda Comolli – c’era una strategia fondamentale: produrre più DOC che vini da tavola. si passò da tre doc a 18, con 36 tipologie diverse. Era un banco di prova, temporaneo. Dopo 20 anni era d’obbligo fare una scelta per semplificare, per una identità, in base ai premi riconosciuti, anche”. Piacenza ha grandi bollicine: 0,3 milioni di bottiglie di spumanti metodo italiano e tradizionale su cui puntare in questo momento nazionale e internazionale in cui i “vitigni autoctoni” stanno segnando il successo delle bollicine italiane. Piacenza produce anche 4 milioni di bottiglie di vini frizzanti ( oltre quelli confezionati fuori provincia) di varia tipologia, bianchi e rossi.  Per esempio la Malvasia è un vitigno eccezionale (può essere il nostro Pinot Grigio, o il nostro Chablis), un  vino bianco dalla enormi potenzialità e adattabilità. La nostra Malvasia di Candia Aromatica, ovvero Malvasia Candia, come basterebbe nominare,( ricordo il famoso vino Malvatico di secoli fa prodotto a Piacenza)  ha caratteristiche eccezionali se ben coltivata, vinificata. Può essere un grande spumante, addirittura una validissima alternativa al Prosecco.

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