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Economia

Zootecnia, Bertoni: «Utilizziamo al meglio le poche risorse a disposizione»

Intervista al professor Giuseppe Bertoni, direttore dell'Istituto di Zootecnica della Cattolica, che andrà in pensione in novembre. Sabato 27 ottobre in Cattolica una giornata di saluto dedicata a lui

Si svolgerà sabato 27 ottobre, a partire dalle 9, presso l’aula “Piana” della Università Cattolica, la giornata di saluto dedicata al professor Giuseppe Bertoni, direttore dell’Istituto di Zootecnica della Cattolica che andrà in pensione dal 1° novembre prossimo. Un programma improntato non tanto a particolari celebrazioni, ma occasione per un incontro di elevato livello scientifico che, non a caso, sarà concluso proprio da Bertoni che ha sempre dedicato la propria attività di docente ed accademico alla ricerca zootecnica.

Dopo i saluti di Lorenzo Morelli, preside della Facoltà di Agraria, e di Mauro Balordi, direttore di sede, prenderà la parola Giuseppe Pulina, dell’Università degli Studi di Sassari e presidente dell’associazione per la Scienza e le Produzioni Animali - ASPA che parlerà di Zootecnia, ambiente e salute umana; quindi Juan Loor, del Department of Animal Sciences and Division of Nutritional Sciences, University of Illinois (USA), affronterà il tema dei Modern experimental tools and their applications in animal science.  E’ affidato ad Alessandro Nardone, dell’Università della Tuscia, il compito di delineare un quadro del contributo che il professor Bertoni ha offerto alla zootecnia nazionale e internazionale, con la relazione “Il prof. Giuseppe Bertoni e la ricerca in Zootecnia”; chiuderà il worshop Giuseppe Bertoni con l’intervento “Sviluppi e prospettive della ricerca in Zootecnia”.

Una carriera prestigiosa quella di Bertoni, svoltasi tutta nell’ambito della Facoltà di Agraria di Piacenza; si è infatti laureato in Scienze Agrarie nel 1965 (in quattro anni ed un mese, ricorda con orgoglio), è stato prima Assistente volontario dal ‘65 al ‘68, e poi incaricato dal ‘69 al ‘73, e quindi Assistente ordinario di Zootecnica speciale.  É professore di ruolo dal 1983 e attualmente è titolare del corso di Fisiologia animale e di Fisiologia della Nutrizione. Ha contribuito, inoltre, a metter a punto il Profilo Metabolico Piacenza per la diagnosi di errori alimentari nei bovini, ovini e bufali da latte. L'attività di ricerca, si è tradotta in oltre 450 lavori a stampa, di cui oltre 350 a carattere sperimentale, ed ha riguardato principalmente la valutazione delle caratteristiche chimico-nutrizionali degli alimenti per ruminanti, lo studio del metabolismo ruminale, la nutrizione minerale dei ruminanti, l'endocrinologia dei ruminanti con particolare riguardo alle interconnesioni con l'alimentazione e le ripercussioni in termini di produzione e qualità del latte nonché nei suoi collegamenti con la fertilità e lo stato di salute delle lattifere. Collabora alla individuazione di strumenti biotecnologici per caratterizzare marcatori genetici di caratteri utili nei bovini e le risposte geniche alla alimentazione (nutrigenomica).

Dal 1996-97 è direttore dell'Istituto di Zootecnica ed a lui succederà Paolo Ajmone Marsan: «uno studioso - commenta Bertoni - di fama mondiale nella genetica, futuro della ricerca». Ancora piuttosto giovanile nei tratti ed energico, Bertoni ha sempre abbinato ricerca ed attività didattica, ma provenendo da una famiglia di agricoltori («ho studiato perché poi volevo tornare alla terra ed all’allevamento»), ha conservato un concreto pragmatismo operativo che lo ha portato frequentemente ad operare sul trattore o dentro la stalla. Per questo prevediamo per lui un pensionamento piuttosto attivo, più che la classica cura dei nipotini. «In effetti - commenta celiando - a parte che i miei nipoti sono già cresciuti, credo proprio che continuerò, se lo riterranno opportuno, ad offrire il mio contributo all’istituto di cui sono stato direttore, dove ho sempre intrattenuto ottimi rapporti con i colleghi, i ricercatori e con i miei studenti. In particolare intenderei proseguire il programma di ricerca, già interamente finanziato, in vista di Expo 2015 dedicato alla “produzione di cibo appropriato: sufficiente, sicuro e sostenibile”, una ricerca di chiara matrice interdisciplinare che coinvolge diversi istituti, per valutare le esperienze nutrizionali di tre popolazioni: l’italiana, la congolese e l’indiana (per queste ultime due, ovviamente, ridotta ad alcune aree)».

«Un progetto - chiarisce Bertoni - teso ad una produzione di quantità, qualità e sostenibile per soddisfare le esigenze nutrizionali, da me coordinato fino ad ora; sarò quindi di supporto a chi mi sostituirà. Un modo - soggiunge - per ampliare il coinvolgimento della nostra Facoltà rivolto ai paesi in via di sviluppo, per far crescere una specifica competenza scientifica tesa a facilitare gli interventi, sia dei volontari come delle organizzazioni governative, un impegno a me molto caro e che vorrei fosse proseguito dalla Facoltà d’Agraria». Non a caso nel curriculum di Bertoni vanno ricordate 3 missioni di studio in Uganda (situazione antropologica, sociologica e agricolo-zootecnica del Karamoja) ed 1 in Etiopia (per conto dell'ILCA). Nell'agosto 1988, per conto Ministero Affari Esteri (cooperazione allo sviluppo), ha compiuto una missione in Cina per programmare gli interventi di ripristino della Facoltà di Veterinaria di Xining (Quingai). Nel settembre 1994, ha compiuto una missione di studio presso l'Istituto Sperimentale per la Zootecnia di Tirana (Albania). Nel giugno 1997, ha compiuto una missione di studio presso la Facoltà di Agraria di Stara Zagora (Bulgaria).

Una vita a Piacenza: come è cambiata a suo parere questa Facoltà? «Per me non è stata solo ricerca e didattica; ne conosco bene i meccanismi istituzionali in quanto già dal 1983 sono stato cooptato nel comitato permanente dell’Istituto Toniolo. Poi dal 1998 al 2009 nel consiglio di amministrazione della Cattolica in rappresentanza del Toniolo. All’inizio è stata difficoltosa perché abbiamo dovuto far fronte ad un rilevante impegno finanziario con la costituzione di nuovi poli soprattutto scientifici e quindi più costosi. Negli anni ’80 finalmente lo Stato ha compreso l’importanza delle Università libere ed abbiamo potuto recuperare. Oggi la situazione è tornata difficoltosa perché è molto oneroso offrire in qualità, un servizio mediamente superiore come il nostro. Noi utilizziamo al meglio le scarse risorse e nonostante questo otteniamo risultati molto buoni. Nell’ottica della spending review, credo che le istituzioni dovrebbero notare quanto facciamo per i nostri allievi».

E la zootecnia come è cambiata? «A me è sempre piaciuta l’attività diretta nella stalla e sono buon testimone di passaggi produttivi epocali, dai 22-23 Kg di latte al giorno, agli attuali 40, e 60 nelle pluripare. Sia la genetica che il management complessivo (alimentazione, sanità benessere animale), hanno compiuto, anche grazie alle nostre ricerche, passi da gigante. Bisogna puntare sulla massima cura igienico-sanitaria per una positiva risposta  produttiva e di efficienza e questo oggi gli allevatori lo sanno bene, rispettando l’ambiente, nella consapevolezza che è più protetto negli allevamenti intensivi più che negli estensivi; oggi invece si propugna, in una a volte scorretta ottica ambientalista, un tipo di benessere che non è degli animali, una antropomorfizzazione di bisogni, non reale. Compito dello studioso è quello di seguire la ricerca e le verità scientifiche, non le mode».

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