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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Accademia della cucina piacentina: ritorna la tradizionale “grinada”

Rivive la tradizionale “grinada” (maialata ndr), esplosione di sapidi gusti a rinverdire il ricordo di quando, soprattutto nei decenni passati, ogni famiglia possedeva almeno un maiale e la sua uccisione era una festa

Rivive anche quest’anno presso l’Accademia della cucina piacentina, depositaria della tradizione enogastronomica locale, la tradizionale “grinada”(maialata ndr), esplosione di sapidi gusti a rinverdire il ricordo di quando, soprattutto nei decenni passati, ogni famiglia possedeva almeno un maiale e la sua uccisione (al nùmal, ovvero l’animale per antonomasia), rigorosamente nei mesi più freddi dell’anno, rappresentava una vera e propria festa, durante la quale ci si riuniva, si lavorava, si scherzava e, soprattutto, si mangiava. Dopo un lungo periodo di obsolescenza, è tornata la consuetudine, in circoli e trattorie, di celebrare con una buona mangiata, le carni del maiale, tutte quelle che non vengono poi utilizzate nella salumeria, ma non questo meno buone e sapide, anzi: piedini, costine, musetti, ciccioli, salsiccia, lombo, tornano, come tanti anni fa, ad essere protagonisti di questa festa che oggi non si “consuma” più nelle aie delle fattorie, perché il maiale viene ucciso solo nei macelli, quindi lavorato nei salumifici.

La popolare maialata dunque, in virtù della creatività, dell’estro gastronomico e del consolidato “gioco di squadra” che caratterizza i cuochi- gentleman del sodalizio, si è ancora una volta trasformata in un raffinato pranzo, anche se, come sempre, la base è la carne del maiale, comprese le parti meno “nobili”, ovvero il cosiddetto “quinto quarto”, cioè tutto quanto è commestibile delle interiora. Così, in un tripudio di sapori, gli chef Attilio Co’, Michele Mauro, Alberto Paganuzzi e Riccardo Curotti, hanno proposto come antipasto un cono di culaccia con farcia ai tre formaggi con erba cipollina, salame cotto e polenta e ciccioli, peperoni in agrodolce, dusa e brisca.

Di primo una rustica pasta corta di grano duro con cime di rapa, salsiccia e cavolfiore verde, quindi tre fritti (salsiccia, lombo e fegato) con purea di mele. Dopo un provvido sorbetto come intermezzo la kermesse gastronomica è ripresa con puntine (costine) e fagioli con frittelle di zucca e con medaglioni rustici (ovvero farciti con pasta di salame e trito di erbe) accompagnati da polenta croccante. Per chiudere ananas a Grand Marnier con gelato alla fragola e le tradizionali Chiacchiere. I numerosissimi soci intervenuti al simposio hanno dunque anche quest’anno tributato il doveroso successo al particolarmente gradito menu, accompagnato da Gutturnio frizzante del Poggiarello e Malvasia Ferrari Perini.

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