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Alessandro Preziosi al Municipale con un Don Giovanni di impatto visivo

Successo l'altra sera per il noto attore e regista che ha proposto al pubblico piacentino il più controverso tra tutti gli scritti del grande e celebre commediografo francese

Per la prima volta a Piacenza il noto attore e regista Alessandro Preziosi e, come ogni prima volta che si rispetti, la messinscena proposta è a dir poco sontuosa: il Don Giovanni di Molière.

Tra tutti gli scritti del grande e celebre commediografo francese, il Don Giovanni, forse, appare quello più controverso: già al tempo del suo debutto a Parigi nel XVII secolo fece scalpore e scandalizzò la platea portando in scena tutto il libertinismo, l’edonismo sfrenato e la più sfacciata ipocrisia di cui può essere capace un singolo uomo.

Perché, dopotutto, Don Giovanni è un uomo, non un mostro, un uomo che pensa soprattutto a se stesso, al suo piacere e tratta con apparente noncuranza i rapporti che ha con il prossimo, specialmente con le donne; insomma, non un uomo tanto diverso dall’uomo moderno.

La trama proposta dal testo molieriano vede Don Giovanni (sempre accompagnato dal fedele Sganarello, sempre rispettoso del suo padrone, ma anche irriverente nei commenti che, più o meno direttamente, scaglia contro il suo stile di vita dissoluto) fuggire dalla moglie Elvira, che tenta invano di riconquistarlo. Una sciagurata tempesta fa naufragare i due che, sulla costa, vengono soccorsi da dei contadini. Proprio qui, dimostrando eccellenti doti persuasive, seduce due giovani: Carlotta e Maturina, promettendo a entrambe di sposarle. Sopraggiungono, improvvisamente, i fratelli di Elvira che lo mettono in fuga insieme a Sganarello, nel cuore della foresta, dove incontra un eremita devoto al Cielo. Qui Don Giovanni sfida, come è suo solito fare, il Signore offrendo una moneta d’oro all’eremita qualora lui avesse bestemmiato.

Di lì a poco, si imbatte in un impari duello tre contro uno, ed essendo lui comunque un gentiluomo, si getta nella mischia e aiuta lo sventurato viandante che poi sarà Don Carlos, fratello di Elvira, desideroso di soddisfazione per come aveva sedotto, e poi, abbandonato la sorella. 

Dopo aver risolto la situazione, Don Giovanni si imbatte nel mausoleo di un Commendatore da lui ucciso tempo prima e decide di rendergli omaggio. Al suo interno vi è la statua funebre e, scherzosamente, chiede a Sganarello di invitarla a cena il giorno successivo: sorprendentemente la statua accetta facendo cenno col capo.

Tornato alla sua dimora ha a che fare prima con un suo creditore, il signor Domenica, poi con il padre, Don Luigi, che gli rimprovera la sua vita viziosa. Don Giovanni finge ora di pentirsi, ma poi rivela a Sganarello di volersi servire dell’ipocrisia proclamando la frase: “l’ipocrisia è l’unico vizio dell’uomo che resterà per sempre impunito”.

Con tale nuovo credo risponde da finto illuminato da Dio a Don Carlos che esce di scena sconvolto. Compare a questo punto uno spettro che da l’ultima occasione a Don Giovanni di pentirsi di quanto avesse fatto finora, ma lui ridendo e sbeffeggiando lo spirito, prende per mano la statua del Commendatore, arrivata puntuale per cena, e viene incenerito dalla collera divina.

Nel finale si vede un disperato Sganarello che reclama una paga che il suo padrone non potrà più pagargli.

La realizzazione del Preziosi prende spunti direttamente dalla cinematografia, ambiente a lui molto affine, proponendo un taglio scenografico statico, sul quale vengono proiettate diverse situazioni ambientali; una scelta semplice ma di grande impatto visivo e decisamente pratica per adattare le svariate ambientazioni presenti nel capolavoro del Maestro francese. La prima scena, dopo la breve rappresentazione della morte del Commendatore e un piccolo dialogo tra Sganarello (Nando Paone) e Gusman (Roberto Manzi), entra nel clou con un ottimo dialogo tra Don Giovanni (Alessandro Preziosi) e Sganarello, con un bel ritmo, scandito dal testo brillante e dalle indiscusse abilità recitative dei due. Tuttavia, il rovescio della medaglia della scenografia scelta si evidenzia sul fatto che, lentamente, l’ambientazione perde progressivamente energia e richiede uno sforzo in più da parte degli attori che non sempre viene colto. Buona, nel complesso, la prova di tutto il cast, molto giovane ed entusiasta, forse soltanto ancora un po’ accademico e legato nei movimenti e nella prosa, ma sicuramente mai fuori luogo; inutile aggiungere commenti sulle prove eccellenti di Preziosi e Paone, che rappresentano decisamente il fulcro attoriale della messinscena . Altra piccola nota negativa, che viene riportata per dover di critica, è il fatto che talvolta l’equilibrio in scena viene un po’ stravolto, sempre a causa della scenografia fissa con ambienti proiettati, che costringe gli attori a una gestione non sempre naturale dello spazio sul palco.

Insomma uno spettacolo brioso, piacevole da guardare e ben curato nei dettagli, specialmente i costumi estremamente fedeli, sicuramente molto immediato, con qualche piccolo spigolo ancora da limare ma nel complesso appagante. La reazione e gli applausi di pubblico piacentino divertito ne sono la prova. 

Si può pretendere, e ottenere, ancora di più da un attore del calibro di Preziosi, uno dei talenti di maggior successo del panorama teatrale italiano.

Nel cast: Don Giovanni (Alessandro Preziosi), Sganarello (Nando Paone), Donna Elvira (Lucrezia Guidone), Gusman (Roberto Manzi), Don Carlos (Matteo Guma), Don Alonso (Roberto Manzi), Don Luigi (Alessandro Preziosi), Francisco (Daniele Paoloni), Carlotta (Barbara Giordano), Maturina (Daniela Vitale), Pierino (Daniele Paoloni), Violetta (Daniela Vitale), Ragotin (Matteo Guma), il signor Domenica (Roberto Manzi), Ramon (Matteo Guma), uno Spettro (Barbara Giordano).

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