Galleria Studio C, mostra personale di Isabella d'Ortona "IO Donna"
Alla Galleria d’Arte Contemporanea “STUDIO C” di via Giovanni Campesio 39 si inaugura sabato 2 marzo, alle ore 18, la seconda fase della kermesse espositiva di Isabella d’Ortona dal suggestivo titolo “IO Donna”.
Cambiano pertanto le tematiche ma, ancora una volta, la nostra artista torna a stupirci per l’attualità dell’argomento trattato e le modalità d’esecuzione. Un’intera mostra dedicata alla donna, dunque, in un momento in cui questa tematica si è fatta più che mai viva e pressante e a poche giorni dall’otto marzo, festa della donna e momento ideale per riflettere sui tanti problemi che ancora la riguardano.
Entra dunque nel mondo femminile Isabella d’Ortona, nella sfera del quotidiano, nei momenti dell’intimità e in quelli, più ampi e variegati, del sociale, ma lo fa con grande eleganza e sensibilità, senza cadere nella facile protesta e/o nella scontata rivendicazione, senza inutili esibizionismi ne’ teatrali rappresentazioni. Resta nella pittura, la nostra artista, e ad essa affida riflessioni e sentimenti, emozioni e stati d’animo. In questa mostra, allora, ciò che più ci colpisce e ci affascina è la magica e poetica atmosfera che vi aleggia, sono le immagini delicate e suggestive, il peso evidente e indiscutibile della tecnica pittorica che, con tratti liberi e sicuri, morbidi e naturali, traccia figure, ritratti, attimi e momenti che catturano gli sguardi e portano alla riflessione.
In questa mostra non compare certamente la donna “vip”, la donna di successo e neppure la donna in carriera ma piuttosto la donna comune, vista e descritta nella sua ordinaria quotidianità, ripresa e descritta nel momento del riposo, mentre si specchia o si pettina o, in quello più intimo e partecipato, della propria intimità. E poi non manca la “donna madre” vista con realismo e disincanto, con meraviglia e rispetto. Insomma, qui tutto ci parla delle donne e del loro mondo. Ma non c’è gioia nei loro sguardi, ne’ forza o energia e neppure voglia di vivere. Sono, invece, donne tristi e pensose, che portano sui volti il peso della solitudine e dell’incomprensione. Non c’è voglia di rivincita nei loro grandi occhi, ma piuttosto tedio e rassegnazione, accettazione di un ruolo secondario e/o di sottomissione. Sono, insomma, donne che, nei tratti e nelle espressioni, tradiscono ed evidenziano ciò che resta del loro naufragio, della loro svanita bellezza, delle loro illusioni e delle loro ambizioni e perfino la “Maternità”, nobile ed elevato simbolo femminile, sembra vestirsi di una maschera infausta e illusoria, di certo ambigua e di difficile lettura.
La rassegna, che sarà introdotta dal gallerista e critico d’arte Luciano Carini, chiuderà il 21 marzo.