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Venerdì, 29 Marzo 2024
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L'estate a Ferriere tra escursioni alle antiche miniere e sui monti dell’Appennino

Tra le eterogenee opportunità offerte dall’estate ferrierese, sono di rilievo le escursioni ai monti che fanno da anfiteatro al capoluogo e alle antiche miniere dove si svolgeva l’attività mineraria dalla quale deriva il toponimo “Ferriere”

Tra le eterogenee opportunità offerte dall’estate ferrierese, sono di rilievo le escursioni ai monti che fanno da anfiteatro al capoluogo e alle antiche miniere dove si svolgeva l’attività mineraria dalla quale deriva il toponimo “Ferriere”. Entrambe le iniziative sono guidate da Luciano Scrigna, tassista di Lodi in pensione che da alcuni anni, ogni settimana nei mesi di luglio e agosto propone camminate che aggregano persone di ogni età portandole alla scoperta o alla riscoperta di alcuni dei luoghi più significativi per geologia e ambiente che fanno di Ferriere un unicum non solo provinciale. Ogni meta ha portato diverse decine di persone di varia età a trascorrere intere giornate immerse nella splendida e selvaggia natura dell’Appennino piacentino-ligure-parmense consentendo di incrociare il volo di poiane, falchi pellegrini e, in alcune occasioni, l’incontro ravvicinato con il rapace grifone.

Particolarmente frequentate le escursioni del lunedì, che continuano fino a fine mese, alla zona delle antiche miniere di Canneto; record di partecipanti per l’edizione notturna quando oltre 130 persone munite di torce, hanno coperto in poco più di un’ora, i circa tre chilometri del percorso pedonale, compiendo una fascinosa esperienza nel buio della notte sino ad affacciarsi sulle gallerie rischiarate dai fari di un gruppo elettrogeno e gustando il “rancio del minatore”: zuppa di legumi la cui ricetta sarebbe stata ritrovata anni fa all’interno di una delle gallerie che costituivano le miniere.

La “via delle miniere” segue i tratturi che collegavano il capoluogo a Canneto, ben tabellati e mantenuti fruibili da Celso con Andrea, Giulio, Alessandro, Marco e Baldini. Inizia nella chiesa parrocchiale con la volta della cappella affrescata nel 1983 dal pittore Lino Pavesi che raffigura in modo efficace l’antico borgo; all’esterno del tempio vi è anche un richiamo-simbolo voluto dal parroco don Sandro Civardi (rocce, mazza, lampada) e, in piazza delle Miniere, l’interessante museo allestito dalla famiglia Bergonzi con documenti, fotografie, attrezzi e altre testimonianze che sollecitano nuove curiosità. Si prosegue lungo gli antichi sentieri che solcano la strada del Mercatello, e, superato di alcune centinaia di metri l’abitato Cerreto Rossi, si lascia la strada provinciale. Attraverso un ripido sentiero, in meno di dieci minuti si giunge al torrente Grondana sulla cui riva sinistra s’innalza la montagna con ben visibili gli accessi ad alcune gallerie, efficaci testimonianze dell’importante passato della miniera di ferro e rame di Canneto, i cui ultimi anni di attività risalgono agli anni Quaranta del secolo scorso.

Le antiche miniere

Come noto il toponimo “ferriere” per diversi secoli ha indicato la vasta zona dell’alta val Nure dove si estraeva e lavorava il metallo. L’attuale Ferriere è però nata con il nome di Ariate o Reate Nuova. Tommaso Moroni battezzò così - in omaggio a Rieti sua città natale - l’insediamento di precari ricoveri che si era pian piano formato, fino a diventare considerevole, nella seconda metà del 1400, alla confluenza tra il torrente Grondana e il Nure, per l’affluire di numerose maestranze e relative famiglie attratte dall’attività lavorativa diretta o complementare delle miniere. Si trattava di nuclei abitativi modesti costruiti da minatori, boscaioli, fabbri e artigiani confluiti dalle ville adiacenti o da località anche lontane. Oltre al ferro si estraevano rame, vetriolo azzurro e verde, talco. L’attività mineraria era distribuita in diverse località, tra le principali: Ponte Grondana, Solaro, Crocelobbia e Canneto.

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