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La vita di un pilota di linea raccontata dal piacentino Francesco Tecchio

Applaudito relatore, forte del bagaglio di esperienze a oggi accumulato, è stato il Primo Ufficiale Francesco Tecchio, trentenne piacentino che da qualche anno è pilota di linea

Saranno il fascino della divisa, l’idea che la vita lavorativa la passano tra le “nuvole” e che hanno nelle mani la vita di centinaia di persone ogni giorno, ma la professione del pilota è tra le poche che suscitano ancora rispetto e ammirazione; per l’aviatore resiste il mito dell’eroe che sfida il cielo e se stesso. Ne è stata riprova l’attenzione con la quale il pubblico ha seguito la conferenza di Palazzo Galli – Banca di Piacenza sul tema “Il dietro le quinte di un volo di linea: le persone, i mezzi e l’esperienza dei passeggeri”.

Applaudito relatore, forte del bagaglio di esperienze a oggi accumulato, è stato il Primo Ufficiale dottor Francesco Tecchio, trentenne piacentino che da qualche anno, come pilota di linea ,lavora presso una delle più grandi compagnie aeree europee.  Diplomato ad indirizzo scientifico al Liceo San Vincenzo nel 2005, si è poi laureato in giornalismo presso l'Università di Parma. Sono seguite l'Accademia Alitraining a Verona, la Scuola di Volo e di Perfezionamento Pinnacle a San Diego negli Stati Uniti. Ancora;tanto studio con entusiasmo e dedizione per un corso per piloti di linea ad Oxford (Inghilterra).

Ottenuta l'abilitazione sul Boeing 737 ad Amsterdam (Olanda), è stato assunto da una nota compagnia aerea che ha basi in tutta Europa conseguendo il grado di Primo Ufficiale. Fino all’11 settembre 2001, ha evidenziato Tecchio, le cabine di pilotaggio per i passeggeri erano affascinanti, ma non inaccessibili, a volte si poteva quasi familiarizzare con l’equipaggio, ma dopo gli attentati alle Torri gemelle e al Pentagono, le cabine sono diventate blindate.

Tecchio ha raccontato con linguaggio chiaro e semplice le complesse procedure che precedono l’orario di partenza programmato: i controlli esterni, gli strumenti di bordo, i test dei sistemi d’allarme, l’inserimento della rotta, lo studio delle mappe di volo, le frequenze radio e di navigazione, e ancora, le comunicazioni alla torre di controllo e poi alle altre figure da contattare man mano che il volo proseguirà. E’ quindi passato alle fasi di decollo, a quelle di volo e alle procedure per la graduale perdita di velocità e quota fino all’atterraggio.

Nel corso della conversazione ha anche accennato ai circa 350 pulsanti disseminati nella cabina di pilotaggio, alla straordinaria evoluzione del volo aereo che, soprattutto grazie alla tecnologia messa a punto dall’aeronautica militare, in cento anni è passata dal primo velivolo monoposto che sfrecciava a 40-50Km/ora,agli Airbus che trasportano oltre 500 persone a che viaggiano a 850 km/ora.

Accedere ad una cabina e sedersi alla poltrona dei comandi, significa non solo aver seguito un percorso di studio lungo e complesso, ma occorre fare il possibile per mantenersi in perfette condizioni fisiche. Ogni anno per tutti i piloti, viene eseguito un check-up medico sempre presso uno stesso centro aeromedico e ogni sei mesi è d’obbligo il test al “Simulatore di volo”, sofisticata apparecchiatura del costo di 40/50 milioni di euro, dove il pilota affronta quasi tutte le condizioni di volo da quelle climatiche alle emergenze tecniche, ambientali e comportamentali. In chiusura di conversazione numerose domande del pubblico con puntuali risposte e la frase di Leonardo da Vinci “Una volta che avrete conosciuto il volo camminerete sulla terra guardando il cielo, perchè là siete stati e là desiderate tornare”.

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