Stagione di prosa, “Il Maestro e Margherita”
Le perturbanti pagine di Michail Bulgakov nella riscrittura per il teatro di Letizia Russo incontrano i corpi e le voci di un diabolico Michele Riondino e di un eterogeneo gruppo di bravissimi attori, diretti dal regista Andrea Baracco, dando vita a una delle più straordinarie storie d’amore: quella tra il Maestro e Margherita, fatalmente impigliati l’uno nell’altra.
“Il Maestro e Margherita” del Teatro Stabile dell’Umbria inaugura a Piacenza la Stagione di Prosa “Tre per Te” 2019/2020 del Teatro Municipale proposta da Teatro Gioco Vita, direzione artistica di Diego Maj, con la Fondazione Teatri di Piacenza, il Comune di Piacenza e il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano e Iren. Appuntamento lunedì 28 e martedì 29 ottobre alle ore 21 al Teatro Municipale, dove già si annuncia il tutto esaurito.
Le tre linee narrative su cui si muove il romanzo (l’irruzione a Mosca del diavolo e dei suoi aiutanti, la tormentata storia d’amore fra il Maestro e Margherita e la vicenda umana del governatore di Palestina, Ponzio Pilato, che deve decidere delle sorti di un innocente) vengono lette e restituite attraverso un meccanismo di moltiplicazione dei registri e dei ruoli. Uno spettacolo che fa dell’evocazione e dell’immaginazione le chiavi per immergersi in un racconto complesso e tragicomico come la vita.
In scena, a fianco di Michele Riondino, Francesco Bonomo nei ruoli del Maestro e di Ponzio Pilato e Federica Rosellini nel ruolo di Margherita, oltre a Giordano Agrusta, Carolina Balucani, Caterina Fiocchetti, Michele Nani, Alessandro Pezzali, Francesco Bolo Rossini, Diego Sepe, Oskar Winiarski. Scene e costumi sono di Marta Crisolini Malatesta, le luci di Simone De Angelis, le musiche originali di Giacomo Vezzani. Lo spettacolo è una produzione del Teatro Stabile dell’Umbria con il contributo speciale della Brunello Cucinelli Spa in occasione dei 40 anni di attività dell’impresa.
«“Il Maestro e Margherita” – sono le parole del regista Andrea Baracco – è un romanzo pieno di colori potenti e assoluti, tutti febbrilmente accesi, quasi allucinanti. È un romanzo perturbante, complesso e articolato come il costume di Arlecchino, in cui si intrecciano numerose linee narrative, e dentro il quale prendono vita un numero infinito di personaggi (se ne contano circa 146), che costituiscono una sorta di panorama dell’umano e del sovraumano. In questo romanzo si passa dal registro comico alla tirata tragica, dal varietà più spinto all’interrogarsi su quale sia la natura dell’uomo e dell’amore. Basso e alto convivono costantemente creando un gioco quasi funambolico, pirotecnico, in cui ci si muove sempre sulla soglia dell’impossibile, del grottesco, della miseria e del sublime».
«Cosa succede – spiega Letizia Russo – se qualcosa, o qualcuno, arriva a inoculare i semi del caos nelle maglie di una struttura umana formata e solida? Succede che la natura del singolo e, a cascata, la struttura sociale, rivelano le loro parti più nascoste, le loro possibilità inaspettate, le loro contraddizioni impresentabili. “Il Maestro e Margherita”, tra i tanti temi che affronta, ci parla anche di questo, di come l'immaginazione umana sia un'arma potente e fragile, in grado di erigere strutture grandiose ma incapace di contenere davvero il Mistero».