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«Non possiamo chiedere il certificato di battesimo ai migranti come Trump»

Il direttore di Avvenire Marco Tarquinio ospite insieme a don Antonio Rizzolo (Famiglia Cristiana) al convegno dei giornalisti a Piacenza

Giornalisti a confronto durante la Festa di San Francesco di Sales. L’evento, promosso dall’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna in collaborazione con l’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Piacenza-Bobbio, Il Nuovo Giornale e l’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), ha visto protagonisti il vescovo mons. Gianni Ambrosio, Carla Chiappini, il direttore del Nuovo Giornale don Davide Maloberti e due ospiti importanti: il direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio e il direttore di “Famiglia Cristiana” don Antonio Rizzolo. Il convegno, che si è tenuto al centro “Il Samaritano”, aveva come “La responsabilità del giornalista nell’informare. Le esperienze giornalistiche del mondo cattolico”.

Tarquinio ha invitato i giornalisti presenti, ma più in generale chi fa comunicazione – politici compresi - a rivolgere più attenzione alle notizie positive che si possono trovare anche in fatti di cronaca molto crudi. «Questo discorso vale anche per il tema degli immigrati. Papa Francesco – ha detto il direttore di Avvenire -, tra i leader mondiali è l’unico che guarda a questi aspetti. Trump ad esempio sta mandando dei messaggi sbagliati al mondo: poche ore fa ha parlato di accogliere gli immigrati solo in base alla fede. Non si possono accogliere solo i cristiani. Non possiamo chiedere il certificato di battesimo a chi chiede soccorso. La logica della separazione dei mondi è quella del Califfato del Daesh, che non vogliono la convivenza. Un perseguitato non ha casacca. À vero che l’informazione macina tutto, però stiamo macinando un po’ troppa zizzania. Pensate alla campagna sulla legittima difesa: se in Italia circolassero le armi come negli Stati Uniti, chissà quanti problemi avremmo».

Il direttore di Avvenire ha parlato anche di social network. «Comunichiamo in tanti modi, grazie a Facebook e Twitter che accorciano le distanze, trasportano notizie censurate, ma anche quelle non verificate. C’è troppa violenza, aggressività sui social, che si sta riverberando anche sulle pagine dei giornali. Bisogna saper gestire la comunicazione, a partire dalla capacità di sintesi. L’informazione è troppo sommaria: gli italiani leggono tra i 16-18 minuti al giorno, su internet ancora meno, ci si limita al succo. Si è visto nel caso di Gorino: una buona parte della comunità voleva accogliere i migranti. Ma lo spazio mediatico è stato preso dagli “arruffapopolo”. E Ferrara è una delle province che meglio accoglie in Italia. E il bambino di una delle donne cristiane è nato, e mica tutti l’hanno data questa notizia».

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