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«Oggi non si valuta più nei vaccini il rapporto tra rischio e beneficio»

Grande affluenza di pubblico, nel pomeriggio di sabato 25 febbraio in Fondazione, all’incontro informativo dal titolo “I vaccini. L’altra verità” fortemente voluto dall’associazione di genitori VaccInformato in collaborazione con Auret

Evidentemente non sono pochi i genitori piacentini che nutrono qualche dubbio sull’utilità o più in generale sulle modalità di somministrazione dei vaccini pediatrici sui loro figli. Lo dimostra la grande affluenza di pubblico, nel pomeriggio di sabato 25 febbraio in Fondazione, all’incontro informativo dal titolo “I vaccini. L’altra verità” fortemente voluto dall’associazione di genitori VaccInformato in collaborazione con Auret (Autismo Ricerca e Terapie) cui hanno partecipato in veste di relatori la dottoressa Gabriella Lesmo, il dottor Fabrizio Strata e l’avvocato Roberto Mastalia.

Un tema scottante, che ha suscitato non poche polemiche e prese di posizione nelle scorse settimane, culminate con gli interventi del consigliere comunale Federico Sichel (Pd) e del sindaco di Rottofreno Raffaele Veneziani, entrambi quanto meno scettici sui contenuti della conferenza e i relatori invitati, e in generale con la presa di posizione dei medici pediatri Ausl che si sono rifiutati di intervenire all’incontro.

E in effetti gli interventi di Lesmo, Strata e Mastalia non sono certo stati teneri. Nonostante infatti lo scopo dell’incontro fosse sulla carta quello di dare informazioni spesso taciute al fine di permettere ai genitori una scelta libera e consapevole nel merito delle vaccinazioni, di fatto il quadro che è emerso è di quasi totale sfiducia nei confronti di tale pratica, reputata dai relatori spesso dannosa e inserita in un contesto di false verità sostenute dalla medicina cosiddetta “ufficiale”.

“Negli anni – ha spiegato la dottoressa Lesmo, rianimatrice pediatrica che oggi opera a Lugano – il calendario vaccinale e la composizione dei vaccini stessi sono profondamente mutati. Negli anni ’80 e ’90 si vaccinava meno (in pratica antipolio per bocca, tetano e difterite) e si controllava di più. Passava il messaggio che potevano esserci effetti collaterali, anche importanti, e se erano presenti problematiche di un certo tipo nel paziente si rimandava o non si procedeva proprio. Poi con il passare degli anni e la scoperta di numerosi nuovi vaccini producibili a basso costo siamo arrivati a vaccinare in massa, senza distinzioni di anamnesi, e si è perso il concetto fondamentale che il vaccino è un farmaco, non la panacea innocua di tutti i mali, e che in quanto tale ha indicazioni, controindicazioni, effetti collaterali attesi e possibili effetti avversi gravi e del tutto indesiderati. Non si valuta più il rapporto tra rischio e beneficio, si vaccina anche per malattie che non sono pericolose o che non sono per nulla rappresentate in età pediatrica, come l’epatite B che di fatto è una malattia sessualmente trasmessa. Poi paradossalmente nessuno fa i dosaggi per vedere se il soggetto è immunizzato... come a dire, non è importante che i pazienti siano immunizzati, l’importante è che siano vaccinati”.

Anche il fatto che i vaccini abbiano contribuito sostanzialmente alla riduzione o addirittura alla scomparsa di certe malattie è di fatto messo in discussione dalla dottoressa Lesmo, che afferma “Certo, se guardiamo i dati dall’introduzione della pratica in poi è sicuramente vero che polio, difterite e altre malattie sono scomparse o diminuite, ma se andiamo indietro negli anni vediamo che già dal primo dopoguerra in poi le migliori condizioni igieniche, alimentari e la scoperta degli antibiotici ne avevano fatto drasticamente calare la diffusione e la mortalità. Anzi, a volte il vaccino può essere controproducente, in particolare quando si tratta di virus vivi attenuati come nel caso della polio a somministrazione orale, che in India sta tornando a manifestarsi in seguito alle vaccinazioni di massa sotto forma di virus “mutato” espulso dall’organismo con le feci. O penso al vaccino contro la varicella, che sta dando casi di Herpes Zoster in bambini che lo hanno ricevuto di recente”.

Insomma, troppi vaccini e tutti insieme: “Il sistema immunitario ancora immaturo del lattante viene bombardato di stimoli, e molto, troppo spesso, possono causare reazioni autoimmunitarie incontrollate”. Sotto accusa finiscono ancora una volta i componenti contenuti nel siero iniettabile: “I vaccini di nuova genazione contengono nano particelle di metalli pesanti e linee cellulari derivanti da tessuti umani e animali. Diversi studi dimostrano che i bambini che hanno ricevuto vaccini contenente Thimerosal sviluppavano autismo dieci volte di più rispetto a chi non vi è entrato in contatto”.

Ma esiste dunque un nesso di causalità dimostrato fra vaccini e autismo? “Non vi è nessun indicatore di responsabilità specifico non invasivo, semplice o riproducibile – ammette Lesmo – gli studi hanno dati spesso risultati opposti, ma non vi è nemmeno alcun indicatore biologico che possa smentire tale nesso di causalità. Per fortuna nelle aule di tribunale la verità giuridica dice che è più spesso probabile che non”.

Insomma, per la dottoressa Lesmo meglio non vaccinare, o se proprio “Solo vaccini indispensabili, mai simultaneamente e comunque valutando attentamente l’anmesi del singolo e familiare prima di procedere”.

Anche il dottor Strata, medico e ricercatore dell’università di Parma, ritiene che possano esistere nessi di causalità fra i vaccini e alcune patologie dello spettro autistico ed epilessia farmaco resistente: “Ci sono individui biologicamente predisposti, che a fronte di alcune condizioni genetiche, epigenetiche o ambientali, incontrano una causa scatenante (esposizione a pesticidi/erbicidi, sostanze tossiche, vapori di mercurio o appunto alcuni vaccini) e sviluppano queste patologie”. L’avvocato Roberto Mastalia ha invece affrontato il tema dal punto di vista giuridico e legale, in quanto da anni assiste nelle aule di tribunale genitori di bambini danneggiati da vaccino e li segue negli iter di obiezione.

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