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Al Municipale lo spettacolo di Paolo Poli “Il mare” riscuote ondate di applausi

Tratto dai racconti di Annamaria Ortese il brillante spettacolo dell'artista, non solo prosa ma anche tanta musica, balletti e ironici travestimenti. Ricordo di Giancarlo Maserati nell'incontro pomeridiano "Ditelo all'attore"

Due sere di “tutto esaurito” al Municipale in occasione dello spettacolo”Il mare” di Paolo Poli, andato in scena il 7 e l’8 dicembre, dopo sette anni di assenza dell’artista dai palcoscenici piacentini. Il poliedrico attore, ormai da decenni protagonista di tournée teatrali di sicuro successo, continua a stupire e a divertire, irriverente, ironico e imprevedibile come sempre nei suoi tanti travestimenti e nella spregiudicatezza cruda e poetica insieme dei suoi testi.

IL CARISMA - L’età, lungi dall’averne appannato la verve, ne ha accresciuto anzi il carisma, come è emerso durante l’incontro della serie “Ditelo all’attore”, avvenuto mercoledì pomeriggio presso il teatro Filodrammatici. Ufficialmente intervistato da Enrico Marcotti, Paolo Poli ha in realtà regalato al pubblico un’ora di aneddoti irresistibili, di simpatiche e divertenti note autobiografiche, di critiche letterarie profonde ed erudite ma sempre stemperate dallo sberleffo, dalla battuta sagace, dall’osservazione scherzosa e pungente  che sdrammatizza e irride a ogni pretesa di serietà. Da Ludovico Ariosto a Dante, da Manzoni a Tolstoi, da Moravia alla Bellonci, tantissimi sono stati gli autori citati da Poli, in una veloce e affascinante carrellata che ha tenuto avvinti gli spettatori e strappato più di un applauso.

IL RICORDO - L’incontro alla Filo è stato anche occasione per ricordare l’amico Giancarlo Maserati, fondatore della compagnia teatrale piacentina “La Canea” e da poco scomparso. Nessuna nota lugubre, però, perché, come ha affermato con il suo sorriso istrionico questo “enfant terrible” del nostro teatro: «Se volete dei necrologi, non chiamate me!». Della sua amicizia con Maserati ha voluto ricordare piuttosto gli aspetti conviviali, i momenti frivoli, perfino la condivisione di pettegolezzi di teatro, facendo sì ancora una volta che una situazione potenzialmente triste si trasformasse in un’occasione di sorriso.

LA VERVE - E il sorriso è di nuovo il protagonista anche di quest’ultima fatica teatrale di Poli, trasposizione in scena dei poetici racconti di Annamaria Ortese, un’autrice dalla personalità complessa e tormentata, che ha catturato nelle sue righe momenti di vita vissuta, ma soprattutto sogni, impressioni, sentimenti sfumati, ricordi struggenti. Paolo Poli ha realizzato un collage con alcuni di questi racconti, accomunati dalla presenza del mare quasi a simbolo di un desiderio di libertà e di fuga dal reale, utilizzando colori, musiche, canzoni, danze, con la scenografia varia e accattivante di Emanuele Luzzati, fatta di grandi pannelli dipinti che via via si alternano sullo sfondo del palcoscenico, sempre con il mare quale tema dominante. Affiancano Paolo Poli sulla scena quattro attori davvero bravi (Mauro Barbiero, Fabrizio Casagrande, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco), che sanno alternare toni da operetta a recitativi più contenuti ed essenziali, brillanti e sempre piacevoli anche nei travestimenti più eccessivi e negli atteggiamenti più improbabili, indossando con disinvoltura gli estrosi costumi di Santuzza Calì.

IL GENIO DI POLI - Ma soprattutto sulla scena c’è lui, Paolo Poli, con i suoi monologhi, le sue canzoni, le sue mille sfaccettature e la sua inconfondibile personalità. Dominatore del palcoscenico fino all’ultimo, a spettacolo concluso ha voluto regalare al pubblico ancora un piccolo travolgente show, e poi ha invitato lui stesso gli spettatori, desiderosi di applaudirlo ancora, ad allontanarsi. Sembrava dicesse: «Adesso andate. In fin dei conti qui si è fatto solo teatro».

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