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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Trilogia popolare, polemica sui microfoni in scena: «Spazializzazione dei suoni»

La regista della "Trilogia popolare" Cristina Mazzavillani Muti risponde ai dubbi emersi durante le rappresentazioni al Teatro Municipale di Piacenza per la presenza di microfoni in scena: «È una scelta registica funzionale a una spazializzazione dei suoni»

«I microfoni sono necessari alla spazializzazione dei suoni». Così risponde Cristina Mazzavillani Muti alle perplessità che qualche spettatore del Teatro Municipale di Piacenza ha sollevato per la presenza di alcuni microfoni in scena nel Rigoletto che ha aperto la trilogia popolare prodotta dal Ravenna Festival in collaborazione con il Teatro Alighieri di Ravenna e la Fondazione Teatri di Piacenza che stasera (lunedì) porta al Municipale alle 20.30 (con replica giovedì 11 alle 20.30 per il Turno B) La Traviata: «È una scelta registica funzionale a una spazializzazione dei suoni. Abbiamo utilizzato le tecnologie e in questo caso l'elettroacustica non certo per amplificare i suoni» ha spiegato la regista, «ma per la loro spazializzazione, ossia per dare loro una precisa posizione nello spazio sonoro: è una scelta registica specifica che fra l'altro accomuna Rigoletto, Trovatore e La Traviata».

A darne una spiegazione più dettagliata è anche Alvise Vidolin, che per la trilogia popolare del Ravenna Festival ha curato proprio il sound design: «È possibile variare nel tempo la posizione dei suoni simulando, in questo caso, un vero e proprio percorso spaziale con velocità e accelerazioni diverse» si legge nelle note da lui compilate e dedicate appunto alla spazializzazione dei suoni, «oltre a ciò va evidenziato il fatto che si possono simulare veri e propri spazi virtuali grazie ai quali si trasforma l'acustica del teatro in cui avviene l'esecuzione, ottenendo così degli ambienti sonori di dimensioni e caratteristiche particolari. Del resto la musica è artificio e come tale richiede di poter trasformare a piacimento gli elementi che la compongono e quindi anche lo spazio deve essere manipolabile: esso è diventato la quarta dimensione della musica».

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