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Albertazzi a Veleia: i dubbi, la paura, la grandezza di Virgilio

Strepitoso reading, da "La morte di Virgilio" di Hermann Broch, di Giorgio Albertazzi nella suggestiva cornice di Veleia romana. Posti sold-out e generale apprezzamento, anche se lo spettacolo è durato meno di un'ora

albertazzi_teatro_veleia"La conoscenza rimane sempre come dovere, essa rimane sempre il divino compito dell'uomo". Conoscenza e gloria. Un Virgilio alla fine del viaggio della vita, in letto di morte, riflette sull'esistenza, sugli uomini, sulla paura di essere grandi, sul ruolo dell'arte nell'economia del mondo. Davanti a sè, un'opera immortale, sinuosa, pesante: l'Eneide. La sua Eneide. Quell'Eneide così grande da far paura, che vorrebbe non consegnare ai posteri. Ma Ottaviano Augusto, fautore della pax romana, è di avviso diverso: è quello, libro perfetto, il tributo ideale all'impero.

IL VIRGILIO DI BROCH - E' un brano tratto da La morte di Virgilio dello scrittore austriaco Hermann Broch il reading che, venerdì 9 luglio, come terzo appuntamento della stagione estiva teatrale di Veleia, ha avuto come protagonista uno dei più grandi attori italiani viventi: Giorgio Albertazzi. Un viaggio che il maestro ha compiuto con un'altra voce (Ottaviano Augusto), tra intermezzi non attinenti al testo (Dante e Lorenzo de' Medici, Di doman non c'è certezza) e considerazioni sull'arte, a mano tesa al pubblico.

L'ENEIDE E IL FALLIMENTO - La scena sembra stretta, quasi invisibile, nonostante il respiro storico del luogo, in rapporto alla grandeur attoriale di Albertazzi. Sciarpa scura, pantaloni e giaccia bianca, va a braccio, riflette, scherza, sorride al pubblico. E' a casa. Si vede, si ascolta. Nel testo, per buona parte del libro, Virgilio si dedica a un lungo soliloquio facendo considerazioni su se stesso e gli uomini, meditazioni sulla morte, accompagnate da orrore, miasmi, caos, incubi e angoscia. Sente di essere venuto meno al suo compito, di avere fallito nella composizione dell'Eneide, di essere rimasto alla superficie. Si intrattiene poi, sul letto di morte, in mirabili dialoghi con gli amici: l'energico Plozio Tucca, il raffinato Lucio Vario Rufo, il nobile imperatore Ottaviano Augusto, che cercano di far recedere Publio Virgilio dall'intento di bruciare il suo poema. Proprio questo brano, tra le 500 pagine del testo, è stato scelto per Albertazzi.

TROPPO BREVE - Successo. Silenzio. Applausi scroscianti. Peccato che lo spettacolo sia durato relativamente poco (nemmeno un'ora), e che qualcuno, forse, sia rimasto con l'amaro in bocca, rapito dalla voce pastosa e fiesolana del mattatore. In tanti sarebbero rimasti lì ancora.

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