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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Il Ministero: «Non potete più fare i presidi». Ricorso di due piacentini

Due presidi piacentini, unici in regione e in Italia, al vertici di istituti superiori hanno presentato un ricorso al giudice del lavoro, Giovanni Picciau, contro un decreto che non chiarisce se essi abbiano diritto a una o due proroghe

Dopo la vittoria in tribunale di oltre 20mila precari della scuola, che dovranno essere assunti, tocca ora ai presidi. Sempre un giudice - ormai gli italiani si rivolgono alla magistratura per ogni cosa – dovrà decidere del destino di 155 presidi dell’Emilia Romagna. Due presidi piacentini, unici in regione e in Italia, al vertici di istituti superiori hanno presentato un ricorso al giudice del lavoro, Giovanni Picciau, contro un decreto che non chiarisce se essi abbiano diritto a una o due proroghe. La decisione del giudice potrebbe scatenare una nuova pioggia di ricorsi tra i presidi che, dopo aver vinto il concorso, si sono visti assegnare una sede. Infatti, se i due presidi dovessero vincere avrebbero il diritto a restare nelle sedi che avevano scelto per primi. I presidi oltre 65 anni di età potevano rientrare in ruolo. Il ministero dell’Istruzione aveva stabilito che i dirigenti avrebbero potuto usufruire di una sola proroga. Ecco, però, che è spuntato un nuovo decreto legge, varato nel 2010. E come nella migliore tradizione italiana, non si tratta di un provvedimento chiaro, che stabilisce regole certe, ma un decreto che lascia spazio all’ambiguità. Così come lo sono le centinaia di migliaia di leggi esistenti (e poi si dice che i parlamentari non lavorano…).

Non si tratta di norme chiare, ma di leggi che cambiano qualche cavillo o qualche articolo per impedire l’utilizzo di norme precedenti. Basti pensare che a fronte delle oltre 200.000 leggi esistenti in Italia, la Francia ne ha 7mila, la Gran Bretagna 3mila e la Germania poco più di 5mila. Ma tant’è. Varato il decreto, pronto il ricorso. I due presidi, assistiti dagli avvocati Gianmarco Lupi e Alessandra Salvadè, avevano presentato la domanda per la proroga. Ma il ministero li aveva esclusi: avete già utilizzato la proroga. E qui entra in gioco la fumosità delle nostre leggi. In Lombardia si è preferito optare per la doppia proroga e così molti hanno chiesto di essere assegnati alle scuole per la seconda volta. L’Emilia Romagna, invece, si è attenuta alle direttive del ministero e ha bocciato la seconda richiesta. I due legali, nel ricorso d’urgenza, hanno evidenziato come nella pubblica amministrazione le seconde proroghe siano previsti in molti casi e hanno fatto presente che il rigetto del ministero non era stato motivato.

Va detto che, in questa vicenda, un’importanza notevole ce l’ha la busta paga. Infatti, si tratta di circa 300 euro in più al mese. Inoltre, i presidi avrebbero una trattamento di fine rapporto (buonuscita) più ricco che inciderebbe anche sulla pensione, che, per chi è arrivato a quell’età, si calcola ancora con il sistema retributivo e non contributivo. La Regione si è tutelata con un proprio avvocato, il quale ha chiesto al giudice, in caso accolga il ricorso, di decidere l’assegnazione, senza creare danni alla pubblica amministrazione (l’Emilia sta sistemando i 155 presidi in vista della riapertura delle scuole in settembre. In caso di vittoria dei due presidi, le assegnazioni potrebbero essere bloccate e generare a loro volta una valanga di ricorsi da parte di chi ha vinto il concorso). Ecco quindi che ancora una volta è una toga a decidere su un tema che non è propriamente suo, come le assegnazioni scolastiche.

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