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«Saremo noi i protagonisti della nuova area vasta emiliana»

Nuove province, i vertici del Pd scartano senza riserve le proposte di Foti e Polledri: «Noi piacentini non abbiamo complessi di inferiorità. Dimostreremo il nostro valore in Emilia»

«Piacenza ai margini della Grande Emilia? Macché, saremo invece protagonisti in un'area vasta policentrica emiliana. Siamo disposti a dialogare e collaborare con il centrodestra per guidare questo cambiamento epocale a favore di Piacenza, ma se invece vogliono ancora ragionare sull'ipotesi assurda e tecnicamente impraticabile del referendum, allora faranno senza di noi. Non possiamo prendere in giro i piacentini». Il giorno dopo l'approvazione a Roma del decreto sul riordino delle province (delegato alle Regioni) e che prevede la scomparsa di Piacenza, Il Partito democratico è unito e più che mai determinato ad approfittare di questo momento epocale per portare la Primogenita a un ruolo da protagonista all'interno della grande area vasta che si verrà a a delineare da oggi fino a ottobre, quando la Regione presenterà al Governo la nuova suddivisione geografica emiliana.

«Siamo convinti che la strada da percorrere sia quella di raggiungere un'intesa con Parma e Reggio per mantenere una erogazione dei servizi di qualità e di alcuni presidi istituzionali del territorio. Sicuramente, invece, la strada non è quella del referendum per andare a elemosinare, col cappello in mano, un posto in una Lombardia che non ci vuole, come propongono il Pdl e la Lega. Oltre a non avere un senso politico, tutto ciò è tecnicamente infattibile entro i 60 giorni concessi dal Governo. E poi, noi siamo sempre stati, e sempre saremo, emiliani». A parlare, Vittorio Silva, segretario provinciale, Paola De Micheli, parlamentare, e Marco Bergonzi, capogruppo in Provincia.

«Si tratta di un provvedimento che affida alle regioni il riordino complessivo delle amministrazioni - spiega Silva - e che andranno ridisegnate. Non è vero che Piacenza scompare; è vero invece che tutte le province andranno riordinate a cura della Regione. Avremmo preferito una soluzione diversa, che trattasse tutti allo stesso modo, ma dobbiamo prenderne atto. La Regione entro 60 giorni presenterà al Governo il riordino che poi verrà varato alla fine di ottobre».

«Ora bisogna saper elaborare un progetto sulle funzioni e sui servizi - prosegue il segretario del Pd - L'obiettivo, per Piacenza, è fare in modo che i servizi restino qualitativamente agli standard attuali. In questa fase così importante di riordino, la classe dirigente deve poter presentare alla Regione una proposta con le cose che i piacentini sanno fare nell'economia, nelle imprese, ma anche nell'ambiente. In base a queste eccellenze sapremo ritagliarci il ruolo che ci compete nella nuova area vasta».  

«Siamo preoccupati che in questa fase si insista su falsi temi come il referendum - attacca poi Silva - Ipotesi inutile e dannosa. Perché bussare in Lombardia con il cappello in mano? Le radici sono emiliane, da quando il territorio esiste. La storia e la qualità dei servizi dicono che Piacenza sta bene dov'è. Si tratta invece di avere, d'ora in poi, un ruolo importante. La nuova provincia dovrà essere policentrica, senza l'accentramento in una città specifica, ma ogni realtà dovrà avere le proprie competenze e peculiarità. Dobbiamo domandarci: quale vocazione ha Piacenza? Se invece ci abbandoniamo al referendum, rischiamo di perdere tempo e di non instaurare il dialogo con la nuova Emilia, mentre la Lombardia non ci vuole. Con il rischio che quindi altri decidano per noi».

Anche per Marco Bergonzi il centrodestra di Foti e Polledri sta incanalando il discorso su un falso binario. Quello del referendum per l'accorpamento alla Lombardia con Lodi e Cremona.  «Il problema è inutile, dannoso e costoso - dice Bergonzi - Indebolirebbe l'identità piacentina, frammentandola e calamitandola verso i territori circostanti senza un disegno complessivo. Quello dell'area vasta emiliana ormai è un percorso ineludibile. Ma Piacenza ha tutte le possibilità per interpretarlo da protagonista. Avremo pari dignità in un ambito policentrico, senza un centralismo. Noi piacentini non abbiamo complessi di inferiorità».

Paola De Micheli parla del passaggio storico che «dobbiamo vivere da protagonisti nella nuova area vasta emiliana». Poi, criticando gli avversari, aggiunge: «Che il centrodestra chieda a noi di legittimare il referendum, vuole dire che sanno di avere commesso un grande errore.  La loro è una posizione perdente, oltre che tecnicamente irrealizzabile visto che, anche volendo, il referendum non si farebbe nemmeno in tempo a indirlo. Allora scaricano sul centrosinistra lo "spigolo buio" nel quale si sono andati a infilare parlando di Lombardia». 

«Siamo noi - prosegue la parlamentare piacentina - che invece lanciamo la sfida al centrodestra per vedere se saremo in grado tutti insieme di fare una proposta policentrica sull'area vasta, ma anche sulle istituzioni statali che verranno ridistribuite sul territorio. Siamo in grado di dire cosa vogliamo tenere a Piacenza di tutto questo?  Ecco la sfida per il centrodestra: che idee avete per garantire il protagonismo istituzionale di Piacenza nella nuova area vasta emiliana?  Abbiamo un'occasione di essere noi i fautori del nostro destino. Ma se si insiste sulla partita del referendum, allora non iniziamo nemmeno la discussione. Qui non si tratta di diventare sudditi di Parma (che tra l'altro sta attraversando anche una profonda crisi istituzionale) ma di essere i protagonisti del nostro futuro».

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