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Affidi, Bonaccini: «Sotto inchiesta persone e fatti circostanziati, non la Regione»

Il presidente alla commissione speciale d’inchiesta: «Ci costituiremo parte civile per la tutela dei minori. Non esiste un sistema Emilia-Romagna, lo dicono i dati»

«Se qualcuno ha sbagliato, e solo la Magistratura può accertarlo, deve pagare senza sconti: non può avere una seconda possibilità chi commette reati contro un bambino e la sua famiglia. Sotto inchiesta ci sono persone che hanno un nome e un cognome e fatti, gravissimi se confermati, molto circostanziati, non la Regione. Che, anzi, si costituirà parte civile per la tutela di tutti i minori: nessuno deve essere allontanato ingiustamente, ma nemmeno uno lasciato in una famiglia che non se ne prende cura o, peggio, lo maltratta, come purtroppo vediamo quotidianamente dai fatti di cronaca».  Lo ha ribadito a chiare lettere anche oggi il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, nel suo intervento in Assemblea legislativa dove è stata presentata e discussa la relazione finale della Commissione speciale d’inchiesta per la tutela dei minori istituita subito dopo i fatti della Val d’Enza, assieme alla Commissione tecnica voluta dalla Giunta regionale. 

«Attendiamo l’esito del processo, che mi auguro arrivi in tempi rapidi- ha affermato il presidente- per fare definitivamente chiarezza su vicende che toccano la parte più preziosa della nostra comunità: bambini e famiglie. Nel frattempo, però, è giusto giusto attenersi a quanto è emerso dal lavoro svolto dalle Commissioni. Lo dicono i dati che non esiste né un sistema Italia, né un’anomalia Emilia-Romagna: in questo Paese il numero degli allontanamenti dei minori è nettamente inferiore, di 3 o 4 volte, a quello del resto d’Europa, e nella nostra regione, come ha ricordato recentemente il presidente del Tribunale per i minorenni di Bologna, Giuseppe Spadaro, i dati del 2018 e del primo semestre 2019 registrano il più basso numero di allontanamenti dell’intero territorio nazionale».

Bonaccini, ricordando come questi servizi siano in capo direttamente ai Comuni e alle Unioni in collaborazione con le Ausl e non alla Regione, è poi tornato sulle conclusioni della Commissione tecnica istituita proprio per fare chiarezza, verificare l’esistenza di eventuali falle o distorsioni del sistema e avanzare proposte migliorative. «Un lavoro analitico e approfondito, quello svolto in tempi rapidi e serrati da entrambe le Commissioni, che ha dimostrato come la legislazione regionale sia coerente con quella nazionale e ci collochi tra i sistemi più attenti in materia di diritto di famiglia e dei minorenni. I fatti della Val d’Enza, se confermati, sarebbero dunque gravissimi ma estranei e incompatibili con l’impianto normativo vigente; conseguenza di comportamenti non solo distorti, ma opposti rispetto a quanto previsto e raccomandato anche a livello regionale».  «Certo non condivido - ha specificato Bonaccini- l’espressione usata dal presidente della Commissione tecnica, che nell’ambito di un ragionamento molto più esteso e complesso ha semplificato parlando di “raffreddore in un sistema sano”. È vero, il sistema è sano, ma ci sono alcune proposte da sottoporre alla discussione che possono irrobustirlo e migliorarlo, nell’interesse dei bambini e delle famiglie prima di tutto, ma anche della stragrande maggioranza dei professionisti e degli operatori che ogni giorno, nei servizi sociali, operano con competenza, onestà e abnegazione per la tutela dei diritti dei più deboli e rappresentano un patrimonio per il welfare di questa regione».

Quindi, il presidente ha gettato lo sguardo oltre i fatti oggetto dell’indagine della Magistratura, richiamando i suggerimenti avanzati per rafforzare il sistema di tutela dei minori, «tema sul quale - ha detto - possiamo tornare anche prima delle elezioni. Le norme ci sono e sono di buona qualità, occorre che riusciamo a renderle più cogenti e a favorirne l’omogeneità di applicazione su tutto il territorio regionale».

Di qui la proposta di istituire un “Percorso di qualità della tutela dei minorenni” a regia regionale, omogeneo, monitorabile e cogente per gli enti e i professionisti coinvolti; che lavori con specifici obiettivi: ridurre al mimo la variabilità delle interpretazioni e attuazioni delle norme; sostenere i professionisti  e le famiglie affidatarie - che costituiscono un grande patrimonio di questa regione - con attività di formazione continua e condivisa, competenze specialistiche e strumenti validati e omogenei; promuovere la figura dell’esperto giuridico (prevista dalla normativa regionale ma poco diffusa) e un’attività di autocontrollo sistematico del sistema sociosanitario che consenta di evidenziare eventuali scostamenti dagli standard. Necessario anche un sistema informativo di raccolta dei dati uniforme e una valutazione clinica-diagnostica dei minori sostenuta da conoscenze e procedure standardizzate, univoche e validate a livello scientifico: entrambi aspetti carenti a livello nazionale. «Ringrazio i consiglieri e tutti i membri delle due Commissioni che hanno lavorato con scrupolo e serietà - ha concluso il presidente Bonaccini -. Nessuno ha mai voluto né nascondere né insabbiare nulla, ed è un bene che il dibattito, al di là dei toni iniziali peraltro comprensibili nella disfida politica, sia tornato sul binario giusto”».

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