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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Amministrative, passa dall’Assemblea nazionale il futuro del Pd

L'appuntamento di domenica decisivo per trovare una quadra anche a Piacenza. Tarasconi (Pd): «Nel Pd troppi litigi, ora basta. Qualcuno non può essere maggioranza a Roma e minoranza a Piacenza». Reggi: «Concentriamoci sui problemi del Paese e non sulle nostre beghe». Cacciatore: «Lo storytelling di Renzi non coincide con la realtà». Piroli invoca l'unità del partito

L’appuntamento dell’hotel Parco dei Principi a Roma di domenica 19 febbraio potrebbe segnare una svolta anche per il Partito Democratico piacentino, chiamato nelle prossime settimane a trovare una quadra per le Amministrative del 2017. A Roma si terrà l’Assemblea Nazionale del partito, alla prese con un dibattito interno vivace sul suo futuro nazionale. Congresso subito? Quanto potrebbe durare? Il Governo Gentiloni cade nel 2017 o arriva a fine mandato? Ci sarà la scissione della minoranza Pd più agguerrita? Qualche risposta per Piacenza potrà arrivare da qua. Diverse sono le correnti interne: renziani, cuperliani, franceschiniani, giovani turchi, bersaniani. Dei 1100 componenti dell’assemblea (più gli oltre trecento onorevoli del Pd) fanno parte anche alcuni big locali, a cui abbiamo chiesto un’opinione su quanto sta succedendo nel principale partito di governo. Dall'assemblea passerà anche il destino delle Amministrative. Se scissione sarà, anche a Piacenza qualche esponente locale potrebbe sfilarsi dalla partecipazione all’importante appuntamento elettorale della primavera.

«Certo che rimango renziana». Katia Tarasconi, consigliere regionale, appoggia in toto la linea dell’ex premier. «Giusto aprire un congresso: non capisco quelli che ora tentennano sulla durata del Governo Gentiloni. All’indomani del 4 dicembre eravamo tutti d’accordo che fosse necessario andare al voto il prima possibile. Noi faremo il congresso, poi sarà il Parlamento a decidere se questo Governo merita di rimanere». Tarasconi si dice stufa di tutte le polemiche interne, che non fanno il bene del Pd. «Sono stanca di sentire litigi, è giusto avere linee diverse sui temi, ma non è possibile darsi contro uno con l’altro continuamente, è sfiancante». Tarasconi ha sondato un po’ di iscritti del Pd vicini a lei: «Sono tutti d’accordo con la linea Renzi». Un comportamento, secondo il consigliere regionale, è poco chiaro: «Non si può essere maggioranza a Roma e al tempo stesso far parte della minoranza a Piacenza». Evidente l'allusione a un "pezzo grosso" del Pd piacentino: il sottosegretario Paola De Micheli, che pare più vicina alla corrente del ministro Maurizio Martina ma a Piacenza fa parte della minoranza dem più vicina a Bersani. La scissione avrebbe un peso specifico importante nella nostra città? «Non credo - puntualizza Tarasconi -, qualcuno a Piacenza potrebbe andare ma non saranno tanti. E poi dove andrebbero?».

«La proposta di Renzi è condivisibile – risponde alle nostre domande anche Roberto Reggi, che parteciperà all’assemblea nazionale -, però è giusto ripartire da un congresso che mette al centro i temi del Paese sopra tutto il resto. Prima lo facciamo il congresso e meglio è. Le beghe interne non interessano nessuno. Ma mi pare di capire che sull’apertura del congresso siamo tutti d’accordo, il tema è la lunghezza di questo. E' ragionevole, come ha fatto notare Renzi, che duri così come è durato l’ultimo». Ovvero quello con Epifani segretario e la sfida tra Renzi, Civati e Cuperlo che ha portato alla vittoria dell’ex sindaco di Firenze. Reggi suggerisce di discutere dell’agenda politica e non perdersi in personalismi. «Io sono interessato ai problemi, ai temi. Il resto è solo gossip e retroscena. Chi fa politica deve pensare a risolvere le cose, non ad altro».

Qualche distinguo invece per Giulia Piroli. «Sarà un momento cruciale per il Pd – spiega l’assessore di Piacenza, anch’essa in assemblea nazionale -, io sono per aprire una fase congressuale immediatamente, lasciando però concludere a questo Governo la scadenza naturale del mandato. Mi rifaccio alla posizione presa da Cuperlo e Orlando: invito a non uscire dal partito, sono per la sua unità. Sicuramente l’eventuale scissione del Pd avrà ripercussioni anche a livello locale, in chiave Amministrative. Vorrei che si capisse che gli avversari sono fuori dal partito e si chiamano centrodestra e 5 Stelle, e non all’interno».

Tutti si chiedono se anche a Piacenza ci sarà una scissione della corrente cacciatoriana. «Non ho la valigia in mano – ci spiega proprio Francesco Cacciatore, in linea con il pensiero di Pierluigi Bersani -, la scissione è una cosa a cui in passato non avrei mai pensato, non è mai stata nel mio orizzonte. Io questo partito ho contributo a fondarlo a Piacenza. È brutto da dire, per me come per Bersani, che qualcosa non sta funzionando». L’ex sfidante di Dosi alle Primarie nel 2012 fa un’analisi lucida della situazione. «Dopo le Europee siamo incappati in una serie di sconfitte: alle Regionali in Emilia-Romagna sono andati a votare in pochi. Alle Amministrative a livello locale abbiamo perso Fiorenzuola e a livello nazionale è stato un disastro: ma si è fatto finta di niente. E al Referendum – in cui ho votato “No” – sappiamo come è andata. In più gli iscritti sono calati, l’elettorato si è rarefatto. Ma dove stiamo andando in queste condizioni? Ci vuole un congresso “vero”, ci sono zone in Italia in cui il Pd è commissariato e a Piacenza abbiamo circoli senza iscritti e senza segretari, ma a votare alle nostre Primarie viene chiunque».

«Fermiamoci – è l’esortazione di Cacciatore - e discutiamone. Un partito serio fa così. Fissiamo un percorso per dire “chi siamo” e “cosa vogliamo”. Il problema è andare a votare con questa legge che non garantisce la governabilità. Pensiamo al Paese! E poi non so proprio come potremmo staccare la spina a un governo a trazione Pd, nostro. Cosa racconteremmo agli italiani nella prossima campagna elettorale?». Lo sconforto dell’ex vicesindaco per la situazione interna è importante. «Lo storytelling non coincide con la realtà che vivono gli italiani. Spero che non si arriva a conseguenze estreme, al momento condivido le preoccupazioni di Bersani. Chi ha un po’ di buon senso, tra quelli vicino a Renzi – vedo che il ministro Andrea Orlando ci sta provando - gli faccia capire come stanno le cose».

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