rotate-mobile
Politica

San Damiano, chiusura dell’aeroporto militare: dipende tutto dal futuro degli F35

Tavolo in Provincia, Trespidi: «Evitare un'altra area militare abbandonata». Sindaci preoccupati. De Micheli (Pd): «Ne ho parlato con il ministro della Difesa, Mauro. Presto un incontro anche con il sottosegretario, vogliamo chiarezza. Importanti sono l'assetto della difesa del Paese e il ruolo dei nuovi caccia»

I timori per la chiusura dell’aeroporto di San Damiano sono stati messi questa mattina, 8 luglio, sul tavolo della Provincia. Nella raffica di tagli dovuti alla spending review è finito anche San Damiano, in particolare a essere trasferito a Ghedi sarà l’interno 155°° Gruppo di volo, le “Pantere nere”. Una mossa questa che farà terminare la vita del 50° Stormo. Non, però, quella del Comando aeroporto. Una struttura tecnologicamente avanzata e operativa che ha visto il rinnovo di alcune parti negli scorsi anni con notevoli investimenti. E, nell’ottobre 2012, lo Stormo ha conseguito la valutazione Nato a pieni voti ed è stato certificato il Tornado Ecr.

In sostanza, la sopravvivenza dell’area militare dipende dalla complessa vicenda dei nuovi caccia F35, dalle esigenza della difesa italiana dei prossimi anni. Nel caso accadesse il peggio, le istituzioni chiedono di sapere con certezza che cosa accadrà dopo per non avere un’altra are dismessa. Infine, è stata avviata un’indagine conoscitiva sugli F35 e a breve ci sarà un incontro con il sottosegretario alla Difesa: dopo il summit il deputato Pd, Paola De Micheli, potrebbe presentare un’interrogazione parlamentare.

Il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, ha ricevuto i sindaci Giancarlo Tagliaferri (San Giorgio), Alessandro Ghisoni (Podenzano) e Francesco Rolleri (Vigolzone). Invitati, tra gli altri, il consigliere regionale Andrea Pollastri e la parlamentare De Micheli. I sindaci hanno espresso il timore per l’abbandono del territorio da parte di 800 persone della base dell’Aeronautica militare: un danno economico e sociale per tutti. I primi cittadini hanno concordato sul fatto di fare pressioni sul governo per avere risposte chiare.

“Temiano che se l’area venisse smantellata - ha affermato Trespidi - potremmo restare con un’altra area militare in declino, con un contraccolpo su tutto il territorio”.

Importante l’intervento di De Micheli, la quale ha fatto capire che la vicenda è complessa “e non è indifferente l’investimento che si farà sugli F35. L’altro fattore importante riguarda gli accordi internazionali dell’Italia per gli assetti della difesa del sud del Mediterraneo”. Per De Micheli, comunque, non c’è chiarezza sul futuro. Il deputato incontrerà il sottosegretario alla Difesa, dopo ave parlato del problema di San Damiano con il ministro Mario Mauro. “Vogliamo sapere - ha sottolineato con forza - quali sono i criteri di una eventuale decisione. Non vogliamo un’altra area abbandonata. Nel caso peggiore, cioè la chiusura totale, allora occorre un piano B per decidere subito cosa fare di quell’area”. Una bozza di decreto legge, in febbraio, prevedeva appunto lo spostamento dello Stormo a Ghedi, ma non parlava di chiusura del Comando aeroporto. Da allora non si è più saputo nulla.

L’importanza dell’aeroporto militare fa sì che, sulla carta, sembra difficile che l’Aeronautica se ne liberi a cuor leggero. Il nostro aeroporto può ospitare quasi tutti i velivoli che fanno parte delle linee di volo dei vari reparti dell’Aeronautica militare.

Il dibattito sul cacciabombardiere F35 è importante perché se nascesse uno Stormo a Ghedi di questi aerei del futuro, allora i Tornado potrebbero tornare tutti a San Damiano. Ma se l’Italia decidesse di comprare solo gli F35 da usare per le componenti aeronavali (cioè le portaerei, perché l’areo è anche a decollo verticale) vorrebbe dire che qualcuno - il dibattito tra gli esperti è aperto sulle riviste del settore della difesa - ha suggerito di percorre la via seguita da Germania e Gran Bretagna per il caccia Eurofighter (Typhoon): usarlo anche per l’attacco al suolo, invece di comprare i cacciabombardiere americano.

Lo Eurofighter è un progetto europeo in cui l’Italia ha una parte rilevante nella costruzione e questo significa impatto economico e occupazionale, ma anche nel F35. L’aereo si sarebbe dovuto costruire anche in Italia, a Cameri, dove è nato uno stabilimento. L'impianto piemontese infatti è stato realizzato dal ministero della Difesa sulla base di una stima iniziale: costruire circa 250 aerei. La tecnologia tricolore avrebbe sfornato 131 F-35 per il nostro Paese e altri 85 per l'Olanda. Solo così si sarebbe raggiunto il pareggio rispetto di bilancio, rispetto al miliardo di dollari speso. L'Olanda ha rinviato il programma, in attesa che i jet siano operativi. Mentre l'Italia ha ridotto a 90 gli aerei che verranno acquistati da Aeronautica e Marina.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

San Damiano, chiusura dell’aeroporto militare: dipende tutto dal futuro degli F35

IlPiacenza è in caricamento