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Asp, le cooperative: «Se ci tolgono la gestione, chiederemo un risarcimento»

Coopselios e Auroradomus non credono alle illazioni emerse in commissione welfare sul futuro dell'Asp "Città di Piacenza" in mano ad altre cooperative: «Ma se interrompono il nostro servizio, ricorreremo a vie legali: dobbiamo tutelarci. Chiederemo 4 milioni come risarcimento»

«Alle illazioni sentite in questi giorni non prestiamo il fianco, non vogliamo pensarci. Siamo increduli della scelta, non ci spieghiamo cosa c’è nella mente umana dei nostri amministratori. Non abbiamo elementi per dire che queste illazioni – ovvero la possibilità che in un futuro altri soggetti prendano nuovamente in mano la gestione esternalizzata del servizio - siano fondate. Ci sarà comunque un’azione legale nel caso ci tolgano questo servizio: è il primo caso di una decisione del genere in regione e dobbiamo tutelarci». Le due cooperative “Coopselios” e “Auroradomus” che attualmente gestiscono l’Asp Città di Piacenza – azienda servizi alla persona che ha in mano la struttura per anziani “Vittorio Emanuele” – criticano duramente la scelta della giunta di internalizzare il servizio e renderlo nuovamente pubblico. In una conferenza stampa sono pronte a chiedere 4 milioni di euro di risarcimento al Comune, il 10% della durata del contratto dei 5 anni (pari a 40 milioni di euro). «Ma i danni sociali – spiega il presidente di Coopselios Guido Saccardi - sarebbero ancora più gravi di quelli economici, c’è in ballo il posto di lavoro di tante persone».

«Coopselios – ha spiegato Fabrizio Ramacci – è una realtà che ha fatturato 110milioni di euro nel 2013, dà lavoro a 3mila persona, ha un turnover di 137 persone in entrata su 187, opera nel settore degli anziani in 5 regioni (tra cui Lombardia e Veneto, dove il sistema di accreditamento è diverso, il cittadino sceglie dove andare), Coopselios nel 2013 ha fatto 92 mila ore di formazione, 32 ore per ogni singolo operatore. L’altra cooperativa è Auroradomus, con 58 milioni di fatturato e dà lavoro a 2mila persone. Sono due cooperative nate da fusioni che hanno riguardato anche realtà piacentine. Questo passaggio che si sta cercando di fare è politico e difficile da comprendere, interrompe quel percorso di integrazione tra pubblico e privato che ha permesso a Piacenza e all’Emilia di tenere nel sociale a tutti i livelli. Fare un ritorno indietro significa interrompere, il segnale va in questa direzione. L’area anziani è l’ultima area su cui si dovrebbe realizzare questa integrazione, è l’ultimo pezzo importante su cui si era cercato lo scorso anno di completare. L’Asp ha perso 4 milioni e 200mila dal 2010, ora l’Asp ha una perdita prevista di 1,6 milioni nel 2014, ovvero l’8-10% del fatturato intero di Asp. Il Comune deve intervenire da quest’anno per legge, ma prima era anche socio di maggioranza e ci ha rimesso diversi patrimoni. Ora ha urgenza di intervenire…Abbiamo capito che vi saranno 300mila euro di risparmi, ma la prospettiva?». Ramacci ha citato le parole di Marina Molinari della Cisl, che si era detta preoccupata per la sorte degli 80 lavoratori, che non hanno garanzie di essere assunte nuovamente, visto che verrà indetto un concorso pubblico aperto a tutti».

Coopselios e Aurodomus-2

«Ci siamo trovati in questa situazione – ha proseguito il presidente - trascinati dagli eventi esterni, abbiamo saputo dai giornali della volontà dell’Amministrazione. Lo scorso anno l’Amministrazione procedette come nel resto della regione, portare l’Asp all’accreditamento provvisorio: hanno partecipato al bando diverse cooperative, e scelsero noi e Auroradomus. Ci siamo gettati a capofitto nella gestione dopo l’appalto: siamo conosciuti su tutto il territorio nazionale, abbiamo costituito un marchio riconosciuto per qualità e benessere nel modo di erogare i servizi. Ci siamo impegnati nel Vittorio Emanuele, avevamo tutti gli indicatori di qualità a posto: non ci sono mai stati problemi. Un report scritto ci dice che “stiamo andando bene”. Ci ha lasciato perplessi la decisione dell’Amministrazione, non vi sono motivazioni tecniche, non vengono a mancare i requisiti dell’accreditamento. Siamo stupefatti che in maggio 2014 si voleva esternalizzare i servizi e ora si è cambiato idea. Noi ci abbiamo investito soldi, tempo, risorse, formazione e a distanza di sei mesi ci vengono a dire che vogliono rifare la programmazione. Se questo è il modo di gestire la programmazione dei servizi pubblici, il modello emiliano-romagnolo si dovrebbe interrogare. È la prima mossa del genere di “sconfessione” in regione. Se non erano sicuri lo scorso anno, dovevano rimanere a bocce ferme».

«Dello studio dell’Università di Modena e Reggio Emilia “Marco Biagi” – prosegue il presidente - non abbiamo visto nulla. Dicono che l’Asp dovrebbe generare, secondo loro, un utile del 46%. Ma qual è il servizio che può generare un utile del genere in poco tempo? Comunque va detto che il nostro personale al 92% dei rapporti a tempo indeterminato, con i ticket sanitari rimborsati e altre agevolazioni. Per questi il futuro diventerà precario: l’ente comunale impone un concorso pubblico per 80 operatori. Verranno da tutta Italia con i pullmann, le nostre operatrici dovranno aver da fare per riuscire a riconquistare il loro posto. Difenderemo con Auroradomus il nostro servizio, è il nostro diritto di essere cooperatori sociali».

«Avevamo assunto il personale – ricorda Ester Schiaffonati - che già lavorava nella struttura del Vittorio Emanuele, con un contratto a tempo indeterminato. Personale che aveva un’esperienza di 15 anni all’interno, a cui abbiamo dato continuità e formazione. Una programmazione nel welfare dovrebbe avere altri orizzonti temporali. La durata di accreditamento sarebbe di 5 anni più altri 5. Ora vogliono interrompere il servizio».  

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