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Assistenti sociali: "Di chi siamo dipendenti"? E i sindacati lanciano un j'accuse

Dalla Ausl al Comune: un trasferimento "temporaneo" di 6 mesi che dura in realtà da 5 anni. E' la situazione degli assistenti sociali e degli educatori professionali che adesso, attraverso le sigle sindacali, lanciano l'appello: "la prolungata duplice referenzialità (Ausl - Amministrazioni locali), ha generato situazioni di criticità di carattere programmatico-gestionale"

Pubblichiamo per intero il comunicato stampa delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, a firma di Merli (Cgil FP), Gobbi (Cisl FP) e Dosi (Uil FPL) che denuncia la criticità operativa degli assistenti sociali di Piacenza. Un lavoro, il loro, che dà assistenza a 400 persone e coinvolge 16 operatori.

"Il nostro timore" scrivono Merli, Gobbi e Dosi a nome dei sindacati che rappresentano  "è quello che, la qualificata professionalità che ha finora caratterizzato l’alta qualità dei servizi, rischi di essere minata dal clima di indifferenza istituzionale che purtroppo, siamo costretti a denunciare".

Poniamo all’attenzione della cittadinanza e dei mass media - nonchè delle istituzioni preposte - la particolare condizione in cui si trovano ad operare quotidianamente gli educatori professionali e le assistenti sociali che dal 2004 sono state assegnate dall’Azienda USL al Comune di Piacenza.

Nel gennaio 2004, in conseguenza del ritiro delle deleghe dei Servizi socio-assistenziali–sanitari da parte del Comune di Piacenza, l’Azienda USL assegnò provvisoriamente i dipendenti coinvolti in tali attività al Comune.

Tale assegnazione, che la Legge finanziaria del 2007 limita ad un massimo di 6 mesi, perdura a tutt’oggi.


In particolare segnaliamo l’Area della Disabilità Adulti che coinvolge 16 operatori  e circa 400 utenti. Circa 40 sono inseriti nei centri diurni e nei laboratori (Centro Diurno La Girandola, Centro Diurno Via Buozzi, Lab Picchio Rosso) e presentano gravi compromissioni nelle aree cognitive, motorie e delle autonomie personali/sociali, necessitano di conseguenza di strutture specifiche e di assistenza continua in tutte le funzioni della vita quotidiana (igiene, pasto, spostamenti, attività per mantenere le potenzialità residue ecc.).

Mentre i 360 utenti seguiti a livello territoriale che presentano lievi o medie compromissioni nelle aree delle autonomie personali e sociali e che necessitano di assistenza per lo svolgimento delle pratiche per l’invalidità e l’assegno di cura, eventuale inserimento in strutture residenziali per sostituire l’assenza della famiglia naturale e l’affiancamento nel collocamento al lavoro protetto.

La mancata definizione di un inquadramento giuridico unitamente alla prolungata duplice referenzialità (Ausl - Amministrazioni locali), ha generato situazioni di criticità di carattere programmatico-gestionale.

Regolarmente gli operatori devono affrontare problemi riguardanti sia la progettualità e la conseguente gestione dell’intervento sui  pazienti a lungo termine, sia l’erogazione quotidiana diretta  di prestazioni  con l’utenza (formazione degli operatori, svolgimento continuativo delle attività riabilitative, mantenimento standard previsti per l’igiene e la sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro) con conseguenti ricadute sull’utenza stessa sulla e sulle loro famiglie, già colpite e provate dalla disabilità dei loro cari.

La disponibilità dei lavoratori, ha consentito finora di poter garantire la continuità educativa/assistenziale che risulta essere il requisito fondamentale, sancito anche a livello normativo, per la delicatezza e sensibilità degli utenti a cui tali servizi sono rivolti .  

Il nostro timore è quello che, la qualificata professionalità che ha finora caratterizzato l’alta qualità dei servizi, rischi di essere minata dal clima di indifferenza istituzionale che purtroppo, siamo costretti a denunciare. Le difficoltà, più volte segnalate ed evidenziate negli ultimi 18 mesi, attendono ancora risposte concrete.

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