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Politica Gragnano Trebbiense

Calza: «Non esistono riforme perfette ma questa migliora la situazione»

Referendum Costituzionale: l'intervento del vicepresidente della Provincia Patrizia Calza

«Non deve stupire – scrive in una nota il vicepresidente della Provincia e sindaco di Gragnano Patrizia Calza - o preoccupare che sulla riforma costituzionale i pareri possano essere discordanti. Non si deve chiedere l’unanimità in un senso o nell’altro,  bensì  un giudizio sul merito . Non esistono riforme perfette. Esiste invece lo status quo ed esistono riforme che lo modificano in meglio o in peggio.

Io amo  la Costituzione Italiana . I miei studenti sono testimoni della passione con cui ogni anno ne espongo i contenuti, ne esalto il valore, ne tramando la grandezza e la lungimiranza degli autori . Tuttavia sono favorevole alla  revisione della Carta perché penso che la riforma  , che non modifica i Principi Fondamentali né la Parte Prima relativa alle libertà civili, sociali, economiche  e politiche,  ma interviene solo sulla Parte Seconda, quella relativa all’organizzazione dello Stato,  non peggiori ma anzi migliori la situazione esistente. Come?  eliminando il bicameralismo perfetto praticamente sconosciuto a tutte le democrazie occidentali, aumentando la governabilità e la stabilità del Paese, riducendo i costi della politica, riducendo i conflitti di attribuzione tra Stato e Regioni, elevando il livello di democrazia del Paese, attraverso la restituzione del    diritto di voto a circa 4 milioni di giovani under 25 a cui, fino ad oggi , per il Senato , ne è negato l’esercizio,  abbassando il quorum per la validità del  referendum abrogativo, introducendo le garanzie di esame delle proposte di legge d’iniziativa  popolare , il ricorso preventivo al giudizio della Corte Costituzionale per le leggi elettorali , e i limiti  al ricorso del governo alla decretazione d’urgenza.

E’ questa per me la migliore riforma possibile in assoluto? No, non lo è. Ma è la migliore possibile in concreto. E il paese ne ha bisogno.  Quante volte ci hanno detto che una legge attesa è “ferma” in Parlamento? Quante volte si è accusato il Governo di ricorso eccessivo e improprio ai decreti d’urgenza?   Quante volte una proposta di legge di iniziativa popolare è stata esaminata dalle Camere?Quanti risultati di referendum abrogativi sono  stati dichiarati nulli per mancato raggiungimento del quorum? Quante volte Regioni e Province inefficienti hanno dissipato risorse , ostacolato piani nazionali, trascurato la realizzazione di opere e noi e i nostri territori , ne abbiamo  pagato le conseguenze? Quanti rifiuti di altri abbiamo bruciato?....

Non esistono riforme perfette. Così come non esistono Costituzioni perfette.

 Chi favella di una Costituzione del ‘48 come testo frutto di una decisione unanime  e capace di unire tutti grazie alla sua perfezione racconta il falso. Ogni Costituzione e ogni riforma costituzionale  sono  frutto del contesto politico in cui si formano . Quella del 48 , che ottenne in votazione finale  62 voti contrari, fu frutto di un “compromesso” tra le forze politiche antifasciste che avevano una preoccupazione fortissima e  un obiettivo imperativo: impedire il ritorno all’autoritarismo del ventennio. Ed aggiungo, un  ulteriore e  non secondario scopo:   impedire il sopravvento di una forza politica sull’altra, nel quadro  della incipiente guerra fredda.  Per questo si costruì ad arte una struttura costituzionale volta ad impedire un governo forte  ,bensì imbrigliato e controllato dalla presenza di due camere che, grazie al bicameralismo paritario, si ponevano l’una come controllore dell’altra. Abbandonando così il disegno inizialmente approvato di un Senato a  “composizione mista” che prevedeva,tra l’altro,  1/3 dei membri nominati dai Consigli regionali. Erano dunque tutti d’accordo i Padri Costituenti? Certo che no. 

-Giuseppe Dossetti , prima capopartigiano, poi politico, poi prete, favorevole alle ragioni   di un bicameralismo con Senato regionale, criticò aspramente De Gasperi e  Togliatti che volevano entrambi, sia pure per ragioni diverse, il bicameralismo perfetto; -l’esiliato Gaetano Salvemini ,liberal-socialista,definì la nuova Carta  “un’alluvione di scempiaggine”,  i cui ”soli articoli che meriterebbero di essere approvati sono quelli che rendono possibile emendare questo mostro di bestialità”.

-Pietro Nenni , socialista,   dichiarò: “ Sarebbe una pessima Costituzione quella che non consentisse alla maggioranza di attuare il programma in base al quale è stata mandata in Parlamento. […]Ora, signori, l'ordinamento della Repubblica così come è previsto in questo progetto, sotto molti aspetti rappresenta una minaccia per la funzione legislativa e sembra che abbia obbedito alla preoccupazione di bloccare qualsiasi legge”.

-Pietro Calamandrei osservò: “… c’è da temere che i preparatori della nuova costituzione abbiano mancato di coraggio e di fantasia, e forse anche, sotto qualche aspetto, di sensibilità storica, quando hanno preferito orientarsi sui modelli costituzionali di cento anni fa, piuttosto che sulla realtà politica dell’Europa e dell’Italia d’oggi.”

-Lo stesso Meuccio Ruini, il presidente della Commissione dei 75 che scrisse la Costituzione, nel discorso finale, prima dell’approvazione, dichiarò più volte che la Costituzione non era perfetta e che diversi punti avrebbero dovuto essere rivisti alla luce dell’esperienza. Tant’è che  nella stessa Carta fu introdotto l’ articolo 138 che prevede la procedura di revisione costituzionale mentre l’art. 139 Cost. rafforza il concetto specificando che la sola forma repubblicana non può essere soggetta a revisione.

Dopo trent’anni di discussioni  e tentativi falliti di riforma da parte di 6 commissioni bicamerali o governative abbiamo oggi di fronte un’occasione che, se sprecata, sono certa,  non si ripresenterà più per moltissimi anni , lasciando irrisolti i dubbi che già sollevavano i nostri Padri costituenti. Il mio umile invito è il seguente: non bocciamo la riforma perché è “sgrammaticata”, perché “ci vorrebbe ben altro”, perchè” andava eliminato il Senato” , o perché al contrario “ andava mantenuto ma con 200 componenti” , o perché “l’art. 70 era più corto e adesso è molto più lungo”o peggio perché” la riforma la propone quell’arrogante di Renzi” o “perché non capisco bene e allora vuol dire che c’è sotto qualcosa…” o “perché l’ha votata anche Tizio piuttosto che Caio”..

Non esistono la riforma perfetta, la riforma a “mia immagine”, la riforma ideale. Così come non esiste la Costituzione ideale. Tant’è che chi è contrario alla riforma questo solo li accomuna: la contrarietà. Per il resto i loro pareri sono discordanti e delineano soluzioni del tutto contrastanti.

La domanda da cui partire per un giudizio realistico è la seguente: la riforma migliora o  peggiora la situazione esistente?  Credo che ,così posta la questione, ogni discussione sarà costruttiva e non divisiva e sarà stato bello confrontarsi e anche dividersi nella consapevolezza di essere chiamati ad una grande e, per certi versi, entusiasmante, responsabilità: quella di essere protagonisti nel processo di  costruzione del  futuro del nostro Paese.

Per noi. Ora come allora.

“Onorevoli colleghi, … la Costituzione, come ogni opera collettiva, non può che essere, come si dice in senso deteriore, un «compromesso». Preferisco dire con il purissimo Cattaneo che non può essere se non «una transazione», come è tutta la storia. Ed è «equilibrio»; questa è la caratteristica della nostra Costituzione; un equilibrio realizzato, come era possibile, fra le idee e le correnti diverse. …Questa Carta che stiamo per darci …..  si verrà completando ed adattando alle esigenze dell'esperienza storica. Pur dando alla nostra Costituzione un carattere rigido… abbiamo consentito un processo di revisione, che richiede meditata riflessione, ma che non la cristallizza in una statica immobilità. Vi è modo di modificare e di correggere con sufficiente libertà di movimento. E così avverrà; la Costituzione sarà gradualmente perfezionata; e resterà la base definitiva della vita costituzionale italiana. Noi stessi — ed i nostri figli — rimedieremo alle lacune ed ai difetti, che esistono, e sono inevitabili.”  (Meuccio Ruini, in occasione della approvazione finale)».

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