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Caos Seta, intervista all'assessore Timpano: «Razionalizzare e ridurre i costi»

Dopo le dimissioni del cda, il titolare dell'Economia, con delega alle partecipate, dice che il servizio non sparirà e che i lavoratori non saranno toccati. «Punteremo sulla razionalizzazione dei servizi e delle tariffe, all'interno dell'accordo preso con Reggio e Modena»

 

Il terremoto che si è abbattuto su Seta ha provocato lo tsunami. L’assessore regionale ai Trasporti, Alfredo Peri, ha lanciato oggi 6 settembre, l’allarme: se lo Stato non ci darà i soldi rischiamo di non farcela. Con la spending review “non c’è sicurezza di poter reggere ancora molto”, dal momento che la Regione “sta coprendo, come se i soldi fossero in cassa, il 50% dei trasferimenti dello Stato, con il rischio che dovremo avvicinarci all’80%”. E i tagli, ha detto Peri, influiranno proprio sui trasporti. Intanto, mentre l’opposizione - Pdl e Lega in testa - cannoneggia le macerie di Seta, decapitata dalle dimissioni del Cda, una visione positiva arriva dall’assessore comunale allo sviluppo economico, con delega alle partecipate, Francesco Timpano. Il docente  di Economia alla Cattolica parla di razionalizzazione in atto e di aiuti che dovrebbero arrivare proprio dalla Regione. Nell’attesa di un incontro annunciato da Peri e della convocazione dell’assemblea dei soci per il nuovo Consiglio di amministrazione, Timpano sottolinea come i servizi devono essere adeguati alle richieste dei cittadini e che le tariffe vanno inserite in un contesto più ampio che coinvolge i tre bacini di Piacenza, Reggio Emilia e Modena. Il tutto all’interno di una omogeneizzazione che servirà a uniformare i servizi. Timpano esclude ripercussioni sui livelli occupazionali, mentre dice che la scelta del  management ricadrà sulla competenza e che non ci saranno “miracolati della politica” anche perché i cittadini non lo tollererebbero così come non tollererebbero retribuzioni non legate alla qualità del lavoro svolto e dei risultati raggiunti. Sta cambiando il modo di intendere il trasporto pubblico locale (Tpl) e restare da soli non servirebbe a nulla. Ora si deve ragionare su tre bacini, che dovranno avere stessi servizi e stesse tariffe, un processo non facile.

Attualmente, i nodi riguardano soprattutto il corrispettivo chilometrico - stabilito a maggio 2011 - che le agenzie devono versare a Seta per pagare il servizio, circa 2,07 euro al km. Modena ha in conto 12,5 milioni di km, Reggio 9 e Piacenza 7,5. Un punto di equilibrio reso possibile dai contributi straordinari versati alle tre realtà locali dalla Regione: 1,3 milioni di euro a Modena, 1 milione a Reggio, qualcosa meno a Piacenza. Proprio grazie a quei contributi Modena avrebbe consegnato Atcm a Seta in leggero attivo. Ora, però i modenesi frenano davanti all’impegno di adeguare al rialzo la sua tariffa (che prima della fusione era ferma a circa 2 euro al km), che la obbligherebbe a tagliare delle corse come ha fatto Reggio. Ad aggravare il bilancio hanno poi contribuito anche l’aumento del prezzo del carburante e delle assicurazioni (+400% nell’ultimo anno), per un milione di euro in più di spesa. Il servizio non si ferma, ma non si potrà andare avanti così a lungo.

Assessore, in futuro i piacentini potrebbero avere meno bus e biglietti più cari?

«Abbiamo fatto un accorpamento di un’area vasta che dovrà portare vantaggi a tutti. Unire tre storie diverse è complicato, in ogni azienda. I cittadini che vivono a Piacenza, Reggio Emilia e Modena devono poter godere di servizi simili. Il nostro obiettivo è quello di assicurare servizi adeguati alle esigenze e alle domande dei cittadini. Anche quando si parla di razionalizzazione. Questo lavoro a Piacenza è stato fatto. Il Comune lo ha già completato e la Provincia lo sta praticamente terminando. Non si può dire che ci sono meno corse, ma ci saranno corse razionalizzate in base alla domanda, per non sprecare risorse. Penso sia un punto su cui tutti i cittadini possano essere d’accordo. Per le tariffe, poi, c’è un tema più generale di omogeneizzazione dei servizi nei tre bacini, che è un percorso complesso. Nei bacini ci sono disomogeneità tariffarie che nel tempo verranno superate. Ma noi chiediamo che tutto avvenga in un quadro di miglioramento del servizio».

Ma il processo è cominciato otto mesi fa, con la fusione a gennaio…

«Il processo è complesso, ma noi dobbiamo andare nella direzione di rendere omogenei i servizi. Ogni bacino aveva scelto servizi ad hoc, personalizzati sul proprio territorio. Ora, tutto andrà gestito in un modo nuovo. Si può ribaltare il concetto: non ci aspettiamo tariffe più alte, ma ci aspettiamo servizi migliori e omogenei su tutti i bacini. Il trasporto pubblico locale, in città di queste dimensioni, deve essere supportato dagli Enti locali. I biglietti finanziano una quota tra il 25 e il 35 per cento. Il resto proviene dalla Regione e dallo Stato. Questo è il gioco. Dentro dobbiamo farci stare servizi buoni, tariffe non penalizzanti. Voglio ricordare che il trasporto pubblico contribuisce a decongestionare le città e creare meno inquinamento. Ai cittadini dobbiamo dare la convenienza a usare i bus, anche con biglietti meno cari. Trovare l’equilibrio fra questi fattori non è semplice».

Due degli argomenti più caldi nella crisi di Seta sono la mancata attuazione del piano industriale e del contratto di servizi, aspetti criticati un po’ da tutti: politici, soprattutto il centrodestra che accusa la Regione, sindacati, amministratori. Si arriverà, in tempi brevi, a un piano industriale che dia qualche garanzia?

«Il piano industriale c’è ed è stato firmato al momento della fusione a gennaio. La gestione è partita. Diverse variabili hanno provocato alcuni problemi tra cui meno trasferimenti dallo Stato e l’aumento del prezzo del petrolio. Situazioni che hanno fatto discostare il piano originario dai risultati attesi. Su questo si interverrà, come in ogni azienda dove cambiano le condizioni del contorno. Voglio sottolineare che gli Enti locali piacentini hanno confermato a Seta la contribuzione per km chiesta nel piano industriale originario e confermato dai vertici Seta a luglio, 0,20 cent al km per il 2012.  Questo è l’impegno più importante e sarà da parte nostra rispettato. Vi sono poi altri aggiustamenti di cui stavamo discutendo con i vertici di Seta su cui abbiamo dato, d’intesa con la Provincia con cui ci stiamo muovendo in sintonia, disponibilità a discutere insieme agli altri soc».

Nonostante il rispetto degli accordi, però, il caos in seta, che ha portato alle dimissioni del Cda, è avvenuto solo per una questione economica come ha sottolineato il rappresentante piacentino che ha parlato di impegni disattesi da parte degli Enti locali che non avrebbero “messo i soldi” sul tavolo?

«Il trasporto pubblico locale si fa se tutti contribuiscono. Si tratta della somma di risorse nazionali e locali. Fino a qualche tempo fa il contributo del Governo al Tpl era incerto. In questi ultimi anni vi è stato un forte ridimensionamento che sta oggettivamente penalizzando tutti. Questo è il tema vero. In situazioni come questa l’impresa va razionalizzata perché le risorse disponibili o vengono da biglietti o dai contributi o dalla razionalizzazione dei costi. Bisogna agire su tutte e tre le cose».

Piacenza e Reggio Emilia però hanno i conti in rossi e noi abbiamo un debito di 1,4 milioni di euro.

«Vorrei essere chiaro su questo punto: Piacenza non ha un debito di 1,4 milioni. La fusione è stata fatta e la nuova società costituita. Il punto è che nell’anno della fusione vi era un disavanzo di 1,4 milioni di euro della vecchia società. Queste risorse saranno coperte sia attraverso un consistente contributo regionale, peraltro già incassato dagli altri territori per effetto dell’utilizzo del cosiddetto “fondino” regionale ex-legge regionale numero 30 del 1998, su cui è confermato l’impegno di Bologna e da economie da realizzare nella gestione del ramo piacentino dell’azienda. Su questo tema inviterei tutti alla prudenza nelle dichiarazioni, ricordando che gli enti locali, in tema di trasporto pubblico locale, possono solo prevedere  contributi corrispondenti ai servizi effettivamente prestati dal gestore».

Si potrebbe agire anche sui livelli occupazionali, con una riduzione di personale?

«La posizione del Comune è chiara ed è già stata detta ai sindacati: i livelli occupazionali di Seta non si toccano. Chi lavora in Seta deve continuare a lavorare. Poi c’è un margine fisiologico, all’interno del processo di razionalizzazione, che passerà attraverso il turn over. E sull’occupazione anche il sindaco Dosi è stato chiaro: il posto di lavoro non si tocca, anche perché oggi l’occupazione è troppo preziosa per poterla mettere a rischio. E anche Seta non ha mai avuto posizioni diverse. C’è poi l’aspetto che riguarda le linee esternalizzate, affidate a privati. Per alcune di queste linee ci era stata proposta una “reinternalizzazione”, cioè potrebbero tornare a Seta. E di questo si stava discutendo».

I servizi in montagna potrebbero subire qualche contraccolpo?

«La montagna non viene toccata».

Dalla periferia o dalle frazione, ad esempio, se tre persone devono andare in centro non  spendono 3,60 euro all’andata e altrettanti al ritorno, scelgono l’auto…

“E’ vero. In piccole città la concorrenza di altre forme di trasporto è forte. Il problema è: quanti bus possiamo mettere da una frazione, a un prezzo sensato, che porti gente in centro? L’equilibrio è difficile da realizzare. E resta difficile anche se ci sono politiche che incentivano il Tpl”.

C’è poi il piano della battaglia politica. Modena, in questi giorni viene attaccata dagli Enti locali di Reggio Emilia.

«E’ evidente che lo scontro più forte sia con Modena. Qui ci sono accordi fra tre parti che cambieranno il trasporto pubblico. Piacenza agirà dentro una società che non è più quella di prima. Non siamo più Tempi, oppure Atcm o Act. Occorre coesistere. Dimissioni del Cda e del rappresentante del socio privato sono un segnale che i privati hanno voluto dare agli Enti locali. Importante è continuare il percorso, senza danni per i cittadini o le aziende».

In questo turbinio di cambiamenti non andrebbe rivisto anche il modo di gestione delle partecipate e il ruolo e la composizione del management, spesso negli anni passati visti come una stazione di arrivo della politica che sistemava nelle aziende persone non sempre all’altezza?

«In Seta la parte privata esprime il management proprio perché si intende gestire l’impresa con managerialità, senza dimenticare che si svolge un servizio pubblico. La scelta della governance è importante anche perché si tratta di una società mista pubblico-privato che deve garantire un servizio essenziale come la mobilità. Noi alla competenza ci teniamo molto. Il Cda precedente aveva profili stimati e adeguati. Che la società debba essere guidata non da miracolati della politica, ma da persone competenti è per noi fuori di discussione. I manager devono dare il massimo delle capacità professionali, con retribuzioni adeguate ai risultati. E qui stiamo intervenendo. In tutte le partecipate. Non vuol dire necessariamente diminuire i compensi, ma, ripeto, significa adeguare le remunerazioni alla qualità del lavoro svolto e ai risultati ottenuti. Non è sopportabile per il cittadino remunerare persone che non portano risultati positivi. La nostra linea è chiara e l’abbiamo già applicata. Nelle prime nomine di Cda o dei collegi dei revisori, abbiamo ridotto sia gli emolumenti sia le dimensioni di questi organi».

Assessore, nei giorni scorsi ci sono state voci su una richiesta di Modena per avere i nostri bus a gas metano, uno dei fiori all’occhiello della città. Il problema sarebbe stato che Piacenza non ha un distributore proprio che consenta i rifornimenti (i bus a gas girano solo alcune ore al giorno, ndr), come invece esiste a Modena. Cosa c’è di vero? E’ un altro pezzo di Piacenza che andrebbe perso?

«La voce è circolata. Ma la posizione del  comune è chiara anche qui. Il Comune ha fatto una scelta risoluta verso i bus a metano, scelta sostenuta anche dal Consiglio comunale. Per utilizzare la meglio questi bus occorre avere il distributore. Nel piano industriale si deve tenere conto di questo aspetto. E si può pensare di farne uno nuovo».

Ma nel piano industriale questo non c’è …

«Su questo piano industriale nessuno si è pronunciato né ci è stato detto formalmente nulla. I soci non hanno avuto questa richiesta da Seta. Va considerato anche che il parco macchine di Piacenza è molto vecchio. E i bus vecchi inquinano. E’ un tema che va affrontato nei prossimi anni».

In questa complicata vicenda, Piacenza rischia di perdere parti importanti e altro potere?

«Su alcune di queste attività, accorpamento di aziende, il ragionare su livelli territoriali superiori a quelli provinciali, il riordino delle province non c’entra nulla. Per noi, questo è solo un modo per ottenere più efficienza. La piccola società locale avrebbe molte difficoltà ad assicurare servizi adeguati ai cittadini. Non abbiamo una seconda scelta rispetto a questo aspetto. Siamo in bacino regionale e qui dentro dobbiamo far valere il nostro peso politico. Non si tratta di perdere potere. La società è partecipata da tre bacini, con quote differenti e un socio privato, ed in questo contesto dobbiamo giocare il nostro ruolo. Il problema è se lo riusciamo a giocare bene oppure non lo sappiamo giocare bene. Dipende dalle nostre capacità. Se giocheremo bene, porteremo benefici ai piacentini. Non si può tornare alla vecchia società. Allora sì che dovremmo tagliare il personale, perché non si starebbe in piedi».

E questo non vale solo per Seta…

«No, vale anche per altri servizi sui quali ci confronteremo a livello regionale. Ho sentito in questi giorni proposte alternative. Noi siamo in un contesto in cui è decisivo stare, proprio perché le risorse maggiori al Tpl vengono dalla Regione».

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