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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Commissione Anci, si è parlato di allerta in caso di alluvioni

Callori (Forza Italia): «Sarebbe necessario un organismo centrale competente la burocrazia è eccessiva, i comuni per potersi munire di strutture di protezione civile idonee devono affrontare delle complicazioni eccessive che si supererebbero con un'organizzazione centrale»

In data 21 ottobre a Roma, si é tenuta la commissione Anci "Politiche ambientali territorio e protezione civile". Tema all'ordine del giorno era l'aggiornamento su Ddl di delega al Governo per il riordino della protezione civile, nonché il sistema di allertamento in caso di alluvioni.

A tale commissione erano presenti Erika Opizzi, consigliere comunale di Piacenza, e Fabio Callori, consigliere comunale a Caorso.

A seguito dei numerosi, e sempre meno imprevedibili, eventi atmosferici i Comuni avvertono la necessità di una riorganizzazione dei protocolli e degli organismi che sono attivati nelle situazioni di dissesto idrogeologico. Anci propone emendamenti al Ddl che mirano ad un maggior coinvolgimento e preparazione della popolazione ad eventi atmosferici, nonché una miglior coordinazioni tra organismi quali ad esempio protezione civile e vigili del fuoco. Infine ci si é concentrati sulla possibilità di creare sistemi di microcredito per superare la fase emergenza le sorta in seguito ad un evento calamitoso quale un'alluvione.

È stato altresì presentato un nuovo protocollo di allerta che prevederà, in modo omogeneo su tutta Italia, tre fasi individuate da colori (in ordine di gravità giallo, arancio, rosso) e per ogni fase sono stabilite competenze, distribuite su tre livelli regione, prefettura, Comune. Ogni organo, a seconda della fase di allerta, dovrà pertanto attuare delle operazioni precise e omogenee.

«Il sistema di allerta così come presentato - ha criticato Opizzi - che punta all'omogeneità su tutto il territorio nazionale, è sicuramente un passo in avanti, ma non risolve il problema principale, cioè il difetto di comunicazione tra i vari organi. Non risolve il problema dell'attendibilità degli allarmi, a volte esagerati e a altre invece presi sotto gamba». Opizzi ha fatto leva su quanto rilevato dall'audizione di Fedele del comune di Piacenza durante la commissione d'inchiesta tenutasi in data 20 ottobre. «Il cor (centro operativo regionale) ha inviato informazioni troppo tardive e comunque non idonee a dar l'idea della reale condizione dei torrenti Trebbia e Nure, non permettendo agli organi comunali preposti di affrontare in modo adeguato l'evento».

«Sarebbe necessario un organismo centrale competente - interviene Callori - la burocrazia è eccessiva, i comuni per potersi munire di strutture di protezione civile idonee devono affrontare delle complicazioni eccessive che si supererebbero con un'organizzazione centrale. Dal protocollo di allarme emerge chiaramente che sono almeno tre gli organi che devono collaborare e questo rende maggiormente difficoltose le operazioni di intervento».

Le posizioni di Opizzi e Callori hanno trovato riscontro e sostegno anche negli altri intervenuti, da esponenti Anci provenienti dal Friuli, Piemonte, ma anche da Campania e Sardegna.

Il congresso nazionale Anci che si terrà a Torino i prossimi 28-29-30 ottobre sarà un'ulteriore occasione per approfondire ed insistere sul tema.

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