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Consumo del suolo, Ghilardelli (Lega Nord): «Mettiamo un freno»

Intervento del candidato al consiglio regionale Manuel Ghilardelli (Lega Nord)

«Ogni anno si scippano terre all’agricoltura: numerosi ettari al giorno di superfici vengono cementificate. Un’emergenza a cui occorre porre un freno». Lo sostiene Manuel Ghilardelli, candidato della Lega Nord alle prossime elezioni regionali. «Bisogna intervenire al più presto, dettare i principi fondamentali per valorizzare e tutelare il suolo, promuovere le attività agricole, difendere il paesaggio e l’ambiente puntando alla riqualificazione e al riuso delle strutture. Esigenze che risultano pressanti anche alla luce dei fenomeni di dissesto idrogeologico che, purtroppo, con una certa cadenza inquietante siamo a denunciare». «I dati contenuti nel Rapporto 213 sul consumo di suolo in Italia dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale sono allarmanti – incalza l’esponente della Lega Nord -: in termini assoluti si è passati da poco più di 21 mila kmq del 2009 a quasi 22 mila kmq del 2012, mentre in percentuale è ormai perso irreversibilmente il 7,3% del nostro territorio. Nonostante la crisi economica che ci attanaglia, i dati sono da record, e lo dimostra anche la velocità con cui si perde terreno che non rallenta e continua a procedere al ritmo di 8 mq al secondo. La riduzione maggiore riguarda la superficie a seminativi e i prati permanenti, che sono i due ambiti da cui provengono i principali prodotti di base dell'alimentazione degli italiani».

«La cementificazione galoppante ha comportato negli ultimi anni l’immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di CO2. A livello regionale, Lombardia e Veneto, con oltre il 10% sono quelle che stanno peggio, mentre l’Emilia Romagna si colloca tra l’8 e il 10%. La trasformazione del suolo agricolo in cemento non produce impatti solo sui cambiamenti climatici, ma anche sull’acqua e sulla capacità di produzione agricola. Dobbiamo mettere un freno al consumo del suolo – conclude Ghilardelli - con incentivi per la rigenerazione urbana e per il recupero delle aree dismesse e del patrimonio inutilizzato che degradano le città ma anche i nostri paesi. In Italia, su 29 milioni di abitazioni, quasi 5 milioni risultano non occupate o sottoutilizzate. A cominciare dall’Emilia Romagna dobbiamo invertire questa tendenza, prevedendo di utilizzare il suolo non edificato solo in mancanza di alternative, nei limiti stabiliti del Piano territoriale regionale, a fronte di compensazioni ecologiche preventive e misure di semplificazione e incentivazione per il recupero del patrimonio edilizio esistente». 

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