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Corpo forestale dello Stato, «Non vogliamo essere accorpati alla polizia»

In questi giorni verrà discussa in parlamento la riforma sulla pubblica amministrazione: a rischio le competenze e le funzioni di 25 agenti piacentini. Mentre in Calabria e Sicilia vengono assunti dalle Regioni, come stagionali, migliaia di forestali, Piacenza è sott'organico del 50%

Discariche incontrollate, sversamenti illegali, inquinamento delle falde acquifere, distruzione e deturpamento delle bellezze naturali, incendi ed abusivismo edilizio, contrasto al bracconaggio e controllo sulla pesca nelle acque interne, sono solo alcuni dei fenomeni che impegnano il personale della Forestale in tutte le sue articolazioni territoriali, dai comandi stazione ai nuclei investigativi specializzati. Almeno fino a che il governo Renzi e il parlamento non “passeranno la scure” sui forestali, scure che già ha ricevuto l’ok in Commissione Affari Costituzionali, e aspetta  (forse arriverà prima di Pasqua) il sì definitivo.

La volontà del ministero della pubblica amministrazione – guidato da Marianna Madia – è quello di ridurre i corpi da cinque a quattro. Gli unici a essere sacrificati sull’altare del taglio delle spese sarebbero infatti gli agenti del Corpo Forestale dello Stato. Un taglio che colpirebbe un totale di circa 8mila e 500 unità, presente in 15 Regioni con comandi provinciali e regionali – da quasi due secoli - per un totale di 1.200 strutture. Diversi forestali sono inoltre impegnati in attività di vario genere: con la legge n. 4/2011 sono state infatti costituite delle sezioni di polizia giudiziaria del Corpo Forestale presso Procure e Tribunali, che “impegnano” e tengono occupati 300 agenti. Tutto questo mentre gli organici sono già scoperti per il 15%.

Secondo alcuni calcoli – effettuati da “Il Sole 24ore” nei giorni scorsi – l’addio al Corpo Forestale comporterebbe inizialmente più costi che risparmi. Si dovrebbe far fronte a un aggravio già a partire dal cambio delle divise: solamente questa operazione sarebbe valutata circa 12,3 milioni di euro. Ma la cifra potrebbe lievitare ancora ed arrivare a 24,5 milioni di euro aggiungendo le altre spese rese necessarie: la colorazione dei mezzi di trasporto che dovranno diventare a tutti gli effetti della polizia (1.700 unità, costo stimato 8,3 milioni di euro) e per la flotta aerea (2,45 milioni di euro). A questi si andrebbero ad aggiungere i costi di formazione (circa 1,54 milioni di euro).

«Vogliono unirci alla polizia – ci spiegano alcuni forestali di Piacenza – ma non esiste alcun progetto strutturato sul nostro impiego in futuro. Ci passano a loro, e poi? Nessuno lo sa. Già c’è la polizia provinciale che è finita in una sorta di “limbo”, rischiamo di essere protagonisti di una riforma che si trasforma in un salto nel buio, un po’ come successo con le deleghe e il futuro occupazionale dei dipendenti delle Province». Nel Piacentino i forestali sono 25 e vivono già una situazione precaria a causa di un organico inferiore del 50% ai bisogni reali. Le strutture che potrebbero essere coinvolte nella riforma sono la sede del Comando provinciale, in via Caccialupo a Piacenza, e sei stazioni dislocate a Piacenza, Bettola, Bobbio, Castellarquato, Ferriere e Pianello Val Tidone.

La forestale paga, nei confronti dell’opinione pubblica, una pessima immagine al Sud. In Calabria e Sicilia migliaia e migliaia di persone ambiscono a svolgere questo mestiere, spesso luogo di parcheggio per raccomandati. Puntualmente il governo è poi costretto a stanziare centinaia di milioni per mantenere questi lavoratori: nell’ultima Legge di Stabilità sono stati accantonati 140 milioni dal 2015 al 2017. «Sfatiamo questo falso mito – aggiunge un agente piacentino -: un conto è il Corpo Forestale dello Stato, un altro sono i forestali delle Comunità montane e dei Consorzi di Bonifica delle Regioni del Sud. Sono 10-15mila lavoratori stagionali che nulla hanno a che vedere con noi, e non hanno neanche la preparazione e le competenze nostre». Il timore di vedere il proprio lavoro trasformarsi da un giorno all’altro è grande. «Si riempiono la bocca sul “combattere la agromafie e il dissesto idrogeologico”, poi però ci tolgono di mezzo e ci mandano all’ufficio immigrazioni della polizia. È inconcepibile». Per oggi è previsto un sit-in di protesta a Roma davanti a Camera e Senato da parte dei forestali, accompagnati da decine di associazioni ambientaliste. Le divise della Forestale rischiano di sparire. Cosa accadrà nel futuro di chi le indossa è ancora tutto da scoprire.

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