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Elezioni Regionali: Pd spaccato a metà, la Lega Nord canta vittoria

Vanno in archivio le Elezioni Regionali: tra chi canta vittoria (Lega Nord), chi guarda con disappunto il dato locale (Partito Democratico) e chi alimenta guerre intestine all'interno dello stesso partito

Le Regionali non hanno mai scaldato il cuore dei piacentini. E dal 2014 è così anche per tutte le province dell’Emilia Romagna. Va infatti in archivio una delle Elezioni più particolari e a sé della storia recente. I motivi del non-voto, fermo al palo del 36%, possono essere stati tanti: prima d’ora le elezioni non si erano mai disputate in novembre, gli elettori si erano già recati alle urne solamente cinque mesi fa – i simpatizzanti Pd anche a settembre 2014 e dicembre 2013 per le Primarie – e da non sottovalutare il "per niente simpatico” aspetto delle indagini su quasi tutti i consiglieri uscenti. A tutto questo va aggiunta la condanna del presidente Vasco Errani, in carica dal 1999: politicamente parlando 4 o 5 ere geologiche fa. In questo scenario, Bonaccini è il nuovo presidente della Regione: a lui l’arduo compito di amministrare la Regione meno renziana di tutte con così pochi voti sulle spalle.

Il centrosinistra locale esce un po’ frastornato dai risultati. Ha perso in città (43% a 40% per Alan Fabbri), ha perso a Fiorenzuola, a Podenzano e in tutte le altre roccaforti, portando il confronto provinciale sul 47% a 37%, mentre il Pd stesso – che ormai rappresenta da solo tutta la coalizione – ha lasciato sul campo sette punti percentuali rispetto alle Europee dello scorso 25 maggio. Inoltre sono “scoppiati” i due ticket elettorali scelti fin dall'inizio in modo palese: Paola Gazzolo ha acchiappato 6003 voti, il suo partner Alessandro Ghisoni 4868. Dall’altra parte il segretario Molinari ha ottenuto 5820, mentre l’assessore al commercio del comune di Piacenza si è fermata a 5171. In Regione ci vanno Gazzolo e Molinari, espressioni di due correnti che ormai – a Piacenza ancora più che a livello nazionale – si lanciano più di una stilettata. È ancora forte, in città come in provincia, la macchina elettorale della sinistra bersaniana. Il risultato della Gazzolo, assessore uscente, può rappresentare una rivalsa rispetto alla netta affermazione che, proprio Molinari, aveva ottenuto su Roberta Valla per conquistare la segreteria del partito, circa un anno fa. Con le sue seimila preferenze, ora può bussare alla porta di Bonaccini per un assessorato. Mentre i due comitati elettorali del Pd locali – che non fanno altro che continuare una guerra intestina intrapresa temp fa - si scannano, il centrosinistra riesce a subire una sconfitta da un centrodestra più sfilacciato che mai. La coalizione - senza Ncd e Udc – e con Forza Italia che vede calare inesorabilmente i suoi voti, è riuscita ad ottenere la maggioranza dei voti in tutti il territorio piacentino.

È stata soprattutto la campagna elettorale delle tre visite di Matteo Salvini, il vero vincitore di queste elezioni Regionali in Emilia: il sit-in in via Pozzo per parlare delle problematiche del quartiere Roma, la tappa a Caratta di Gossolengo – dove ieri è stato appiccato un fuoco doloso – e il presidio davanti all’ostello di Calendasco che ospita attualmente un gruppo di profughi. La Lega Nord ha messo all’incasso l’enorme credibilità che attualmente gode il suo segretario federale, un po’ come ha fatto Renzi alle scorse elezioni Europee: Forza Italia è stata perfino doppiata. Non c’è stato giorno di campagna in cui il Carroccio sia stato con le mani in mano a livello locale: incontri, conferenze, cene, visite, sit-in, tavoli. Il giovane Rancan è riuscito ad incertettare “il trend”, giocando di rimessa, soprattutto sui temi della sicurezza. Vanno in archivio queste lezioni, le meno considerate, le più ignorate, dal 1970 a oggi. Tutti i candidati eletti – nessuno escluso – ci hanno spiegato che andranno a Bologna a ridurre principalmente la distanza “politica” tra il nostro territorio e la Regione, per non far sentire “Piacenza periferia dell’impero” o città lombarda. Noi piacentini siamo un po’ permalosi: ci ricordiamo soprattutto sgarbi e promesse. E gli eletti ne hanno fatto tante. Vedremo.

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