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Fabbri (Lega) risponde a Gianni Morandi: «L'immigrazione italiana di ieri imparagonabile a quella degli islamici oggi»

«Paragonare questa forma di immigrazione totalmente sregolata, rispetto a quella di tanti italiani che si recavano in paesi stranieri, in una fase di sviluppo industriale caratteristico dell'età moderna, mi pare anacronistico»

Alan Fabbri (Lega Nord) ha voluto commentare il post che Gianni Morandi ha pubblicato su Facebook riguardo l'ospitalità agli immigrati:

Gentilissimo Gianni Morandi,

Ho sempre apprezzato, in tanti anni della sua lunga carriera, la sua capacità di trasmettere emozioni attraverso il suo talento artistico. Una musica che ha saputo accompagnare molte generazioni.

Mi trovo, però, a dissentire dalle sue posizioni, prese a proposito dell’ospitalità delle migliaia di extracomunitari che stanno sbarcando sulle nostre coste, a seguito delle fallimentari operazioni "Mare Nostrum" e "Triton".

Paragonare questa forma di immigrazione totalmente sregolata, rispetto a quella di tanti italiani che si recavano in paesi stranieri, in una fase di sviluppo industriale caratteristico dell’età moderna, mi pare anacronistico. Gli Stati Uniti d’America (un paese nato dall’immigrazione), meta principale della migrazione di tanti italiani, erano una nazione con particolari condizioni e sarebbe un errore storico fare un parallelo tra le due situazioni. Perché le condizioni, in un sistema ormai mondializzato, dove emergono nuove economie e dove la crisi impoverisce il tessuto economico dell’Italia, sono mutate profondamente.

Non assistiamo più ad un Paese che richiede manodopera per la sua industria, ma ad una nazione che arranca quotidianamente e che vede operai in situazioni di precariato, giovani inoccupati, negozianti che, alla mattina, non sanno se potranno rialzare le serrande, ed il destino di interi stabilimenti legati a commesse temporanee e con la prospettiva di delocalizzare, se le condizioni dovessero mutare.

C’è, inoltre, un problema di carattere culturale: gli italiani si recavano in paesi laici o con fondamentali religiosi cristiani, come cristiano-cattoliche sono le radici anche della nostra stessa società. Ospitare centinaia di migliaia di extracomunitari di cultura islamica, per loro caratteristica difficili da integrare in un sistema di valori che qualcuno vorrebbe smantellare, vuol dire alimentare nuove tensioni. Vuol dire mettere in una sorta di concorrenza spietata categorie di povertà: i nostri quasi 3 milioni di disoccupati e persone che arrivano senza uno scopo preciso. Con la palla che viene rinviata ai Comuni, attraverso i prefetti, cercando di trovare in breve tempo un’occupazione nel volontariato a queste persone, investendo denaro pubblico, a scapito delle tante famiglie che non arrivano a fine mese.

Probabilmente, per una persona facoltosa come lei, seppur dal cuore generoso, queste situazioni sono vissute in maniera diversa da chi, quotidianamente, incontra cittadini il cui destino e futuro è visto come qualcosa di minaccioso, e non più come un’opportunità. Per chi, per la prima volta, vivrà peggio dei propri padri e dei propri nonni, dopo decenni di progresso che hanno prodotto benessere.

Tutti noi abbiamo radici cristiane e crediamo nel valore della solidarietà e della carità, ma questo non significa che uno Stato sovrano, che deve garantire gli interessi di tutta la collettività, debba dimenticare le proprie priorità.

Lo scopo non è quello di creare una "fabbrica del sorriso o dell’ospitalità", ma di risolvere a monte il problema. Come la Lega Nord che rappresento in Regione dice da tempo. Finalmente, pare che il Governo e la Ue si stiano avvicinando alle nostre posizioni, comprendendo che il problema si può governare solo con un intervento di polizia internazionale nella polveriera libica, che crei le condizioni per gestire il fenomeno alla fonte, cioè sulle coste della Libia. Fermando una tratta che frutta milioni di euro ai trafficanti di esseri umani e al terrorismo, facendo diventare il Mediterraneo un enorme catino di morte.

Tutto questo, gentilissimo Gianni Morandi, deve finire. E non è offrendo qualche posto letto in più che si risolverà un problema di tipo globale, purtroppo affrontato con soluzioni di tipo parziale e inadeguate.

Con i miei rispetti.

Ossequi

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