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«Far lavorare medici e infermieri nel weekend per smaltire le visite», «No, le ferie sono sacrosante»

Migli e Saccardi: «Preoccupati per i tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie, si lavori anche sabato e domenica». Ma Baldino stoppa subito: «Dopo 4 mesi di lavoro a ritmi infernali giusto garantire un po’ di ferie al personale medico e infermieristico»

L’attacco di Michele Giardino (Misto) in Consiglio comunale ai vertici Ausl è rimasto isolato all’interno del Consiglio comunale. Solo Massimo Trespidi (Liberi) ha rilevato delle criticità nei confronti della gestione dell’emergenza. Anche dalla stessa maggioranza si sono levati scudi a difesa dell’operato degli ultimi tre mesi. «Non sono d’accordo con Giardino – ha detto Lorella Cappucciati (Lega) -. Ero all’ospedale quando sono arrivati centinaia di malati tutti insieme. Abbiamo fatto quello che potevamo (Cappucciati è un’infermiera dell’ospedale cittadino, nda) dal barelliere fino a Baldino. Piacenza è stata abbandonata, l’ingegnere ha ben poca colpa, è stato abbandonato dal Governo e dalla Regione, che si sono dimostrati incapaci. Se avessero fatto la zona rossa subito ci avrebbero aiutato, invece che andare a fare aperitivi». Da infermiera Cappucciati ha invitato a rispettare il riposo di medici e infermieri: «Ne servirebbe di più».

«Il piano di riordino del 2017 – ha osservato Mauro Saccardi (Misto) - venne beffardamente definito “Futuro in salute”. Ora bisogna riprogrammare la medicina del territorio, senza depotenziamenti delle strutture ospedaliere. Si metta a disposizione una congrua cifra di ristoro a medici e infermieri per farli lavorare anche sabato e domenica, per smaltire gli arretrati delle prestazioni sanitarie, per garantire un più celere ritorno alla normalità».

«Siamo pronti – ha chiesto a Baldino il capogruppo di Fratelli d’Italia Giancarlo Migli - per un eventuale ritorno della pandemia in autunno? I nostri concittadini chiedono risposte, per vivere con un minimo di tranquillità questo periodo. Impegno encomiabile degli operatori, che hanno fatto più del proprio dovere, Ma tante cose sono andate male nell’emergenza, come la ricerca dei dispositivi di protezione, dei test sierologici, dei tamponi. A tacere dall’esclusione di Piacenza dall’hub di terapia intensiva: quella è stata una mancanza di sensibilità verso il nostro territorio». Migli si dichiara «preoccupato dai tempi prospettati dall’Ausl per il recupero delle attività sanitarie. Perché non recuperare le visite in ore serali o nel fine settimana? Perché se ci sarà un ritorno dei contagi, c’è un rischio concreto di pesanti ripercussioni su tutti i problemi sanitari». Fd’I si è detta preoccupata anche sull’unico pronto soccorso attualmente operativo, quello di Piacenza. «Con un unico pronto soccorso si riversa tutto qui».

«Promuovo a pieni voti – è il parere di Antonio Levoni (Liberali Piacentini) - il sindaco e Baldino per quanto hanno fatto nell’emergenza. Ho pensato a cosa avrei fatto io al loro posto, cioè meno bene. Baldino si è trovato in una situazione impensabile, si è guadagnato lo stipendio più dei suoi predecessori. Dò un 4 in pagella a chi in Regione poteva interessarsi di più del nostro territorio e al ministro Speranza che si è presentato a Piacenza quando i buoi erano scappati dalla stella. Un ministro di Liberi e Uguali, forza politica guidata da uno di Bettola, che si presenta a emergenza terminata». Levoni, residente a Rapallo, ha sostenuto che è percepibile negli altri territori «la paura di Piacenza». Ci vorrebbe uno spot pubblicitario che dia all’esterno un messaggio positivo sul nostro territorio». Il consigliere dei Liberali se l’è presa anche con l’atteggiamento di alcuni professionisti. «Purtroppo molti medici di famiglia più che dire due cose al telefono e lasciare una ricetta su un tavolo non fanno. Più che organizzare incontri con Speranza preoccupiamoci di fare le visite come si deve, come facevano i medici di famiglia di una volta. E le guardie mediche del territorio sono poco esperte e pratiche, devono essere più pronte».

«Piacenza è stata la città più martoriata dell’Emilia-Romagna – è l’intervento di Filippo Bertolini (Fd’I) - per ragioni logistiche, non per demeriti. I nostri operatori hanno sofferto di più la situazione e verranno dimenticati. Perché non si potenzia il loro organico? La Regione quanto metterà a disposizione per aumentare medici e infermieri?». Luigi Rabuffi (Pc in Comune) ha portato una testimonianza che lo riguarda da vicino in ambito sanitario, ringraziando gli operatori. «Faccio un tifo spudorato per medici, infermieri e sanitari. Fanno loro la differenza, non certo i muri del nuovo ospedale. Ne sono sempre più convinto». «Potenziare i tamponi e la medicina sul territorio», è il consiglio di Gian Paolo Ultori (Liberali).  «Tutti diventiamo maestri col senno del poi – è intervenuto anche Sergio Pecorara (Misto) -. A gennaio al Governo sapevano dei possibili problemi, ma non si è voluto drammatizzare e creare tensioni». «Genova è un modello solo per la velocità – è il parere di Roberto Colla (Pc Oltre) - ma è una cosa diversa dall’ospedale piacentino. Il ponte c’era già, non serviva mica una variante, e c’era la certezza del finanziamento fin dal primo momento. Voglio dire una cosa ai sindaci piacentini: non guardate al vostro orticello».

Sulla proposta di lavorare nel weekend Baldino ha subito posto l’alt. «I turni di otto ore dei sanitari in questa fase erano diversi da quelli normali. Adesso c’è la richiesta, che definirei “sacrosanta”, di fare un po’ di ferie estive. In questa fase di turnazione degli operatori impegnati con le ferie è difficile far lavorare il sabato e la domenica. Mentre la parte infermieristica è presente in abbondanza, quella medica, come sappiamo, è minore di quella che dovrebbe essere. Gli anestesisti per l’Ausl piacentina non li trovavo nell’epoca pre Covid, figuriamoci ora. L’attuale apertura delle attività sanitarie tiene conto delle ferie. Dopo 4 mesi di ritmi infernali, fare un’estate di lavoro 7 giorni su 7 senza pause, diventerebbe pericoloso. Soprattutto se poi in autunno ci trovassimo alle prese di nuovo con un’ondata di pandemia».

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