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Fiazza al posto di Ferrari alla presidenza del consiglio? Staffetta all'orizzonte in Comune

Sembrerebbe vicino un altro avvicendamento all'interno della maggioranza a palazzo Mercanti. Il presidente del consiglio comunale di Piacenza Claudio Ferrari, potrebbe - fra qualche mese - lasciare il suo incarico a favore del consigliere Pd Christian Fiazza

Sembrerebbe vicino un altro avvicendamento all’interno della maggioranza a palazzo Mercanti. Il presidente del consiglio comunale di Piacenza Claudio Ferrari, potrebbe - fra qualche mese - lasciare il suo incarico a favore del consigliere Pd Christian Fiazza.

Già all’inizio del mandato, in seguito ad accordi interni al Partito Democratico, si sarebbe dovuta effettuare una “staffetta” tra i due consiglieri, ma pare che in seguito al turbolento rimpasto di giunta di gennaio, l’alternanza tra Ferrari e Fiazza avrebbe ricevuto una brusca accelerata di qualche mese. Fiazza si sarebbe dovuto insediare come presidente a fine 2014, ma invece già dall’estate prossima potrebbe essere lui a convocare e presiedere il consiglio comunale.

Christian Fiazza negli ultimi tempi aveva declinato parecchi ruoli all’interno del suo partito e in giunta. A causa di impegni lavorativi – di professione avvocato – in un primo momento non ha infatti accettato la candidatura a segretario provinciale del Pd per la corrente bersaniana-cuperliana, e successivamente ha declinato un ruolo da assessore, nei giorni del rimpasto voluto dal sindaco Paolo Dosi. Per salvaguardare i “sottili equilibri” interni del Pd piacentino, ecco che il sindaco e la sua amministrazione avrebbero pensato di anticipare la staffetta di qualche tempo. Resta però da capire se la proposta sarà avvallata dai consiglieri della maggioranza che non fanno parte del Partito Democratico, i quali non avevano già apprezzato il cambio di nomine agli assessorati.

Anche nella passata amministrazione era prevista a metà mandato una staffetta sulla presidenza: Ernesto Carini (Pd) avrebbe dovuto lasciare il posto a Lucia Rocchi, salvo poi non abbandonare più il ruolo fino al termine del mandato di cinque anni, scatenando non poche polemiche.

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