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Fondazione, si dimette il Cda: a settembre il nome del nuovo presidente

Si è dimesso questa mattina in blocco, insieme al presidente Scaravaggi, il Cda della Fondazione di Piacenza e Vigevano. L’elezione del nuovo presidente avverrà a settembre

Si è dimesso nella riunione del consiglio del 2 agosto il Cda della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Beniamino Anselmi, Giovanni Rebecchi, Franco Marenghi e Carlo Tagliaferri hanno consegnato le proprie dimissioni insieme a quelle del presidente Francesco Scaravaggi: rimane invece il rappresentante di Vigevano Renzo de Candia. Il Ministero del Tesoro impone tuttavia un tempo di dieci giorni dalle dimissioni formali del presidente uscente all’elezione del suo successore. Per sapere il nome del nuovo presidente occorrerà perciò attendere il mese di settembre. Nel frattempo il sindaco di Piacenza Paolo Dosi e il presidente della Provincia Massimo Trespidi avrebbero provato a far convergere i voti verso il notaio Massimo Toscani, attualmente unico candidato alla presidenza della Fondazione.

 «Che il consiglio d’amministrazione della Fondazione - sostengono Tommaso Foti (Fd’I) e Massimo Polledri (Lega Nord) -  oltre al suo presidente, se ne dovessero andare lo abbiamo sostenuto da mesi, nel silenzio più assoluto degli interessati e delle istituzioni. Ora, conclusosi il primo atto di una vicenda quanto meno grottesca, occorre andare fino in fondo affinché si accertino, una volta per tutte, le responsabilità di coloro che hanno ridotto la Fondazione nell'attuale stato che più volte in consiglio comunale avevano sollevato pesanti interrogativi sulla gestione dell’ente di Via S. Eufermia. È pur vero che occorrerà attendere fino a settembre per vedere eletti i nuovi organi della Fondazione, ma fin da oggi chiediamo che, assolta detta incombenza, si proceda senza indugi e senza remore - aggiungono i due esponenti del centrodestra - nell’assunzione di quegli atti indispensabili per fare chiarezza. A partire da una valutazione, tanto serena quanto ferma, sull’eventuale azione di responsabilità nei confronti degli amministratori che si sono succeduti».

«Il grande clamore mediatico che, nelle ultime settimane, ha investito la Fondazione – continuano i due consiglieri - non ci stupisce affatto: sono state rese note  vicende - continuano Foti e Polledri - che per anni abbiamo denunciato, anche con argomentazioni più solide e documenti più probanti di quelli citati. Peccato che tutto venisse minimizzato in una lunga stagione di silenzi omertosi e di complicità deprecabili: se così non fosse stato avremmo evitato il dileggio ad un simbolo della città, quale la Fondazione è, e il protrarsi di una gestione quanto meno criticabile. Una qualche domanda sul perché si sia necessariamente dovuto attendere che volassero gli stracci - sostengono gli ex parlamentari - se la dovrebbero porre in tanti: soprattutto coloro che, per responsabilità istituzionali o per avere quanto meno il dovere morale di contribuire al bene comune, si sono invece cocciutamente impegnati in una guerra di posizione e di potere che ha fatto solo del male a Piacenza. Se sarà aria nuova in Fondazione, come ci auguriamo, saranno i fatti a dirlo: certo è - concludono Foti e Polledri - che se si vorrà partire col piede giusto si dovrà non solo ispirare l’azione della Fondazione ad uno spirito francescano, ma anche fare in modo che essa non sia più coinvolta in alcun risiko finanziario, nella speranza di avere più risorse da distribuire a pioggia, indispensabili per ingraziarsi la benevolenza di coloro che alle stesse sono unicamente interessati. E proprio per evitare commistioni e conflitti d’interesse, sarà altrettanto cosa buona e giusta che lo statuto della Fondazione, tanto superato quanto frutto di una concezione esasperata del potere, sia modificato in radice. Giustappunto per servire Piacenza, anziché servirsi di Piacenza».

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