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Meloni a Piacenza, sulle primarie cancellate dal Pdl: «Balletto avvilente»

Giorgia Maloni (Fratelli d'Italia) a Piacenza con Tommaso Foti. «Evasione fiscale da grandi aziende, criminalità e lavoro sommerso. No al redditometro»

Non avrebbe ricandidato Berlusconi ed è dispiaciuta di aver perso il treno delle primarie («un balletto avvilente»). Comunque sia andata, però, non è certo la grinta che manca a Giorgia Meloni per affrontare la nuova sfida elettorale con “Fratelli d’Italia”, alleati di Pdl e Lega Nord. L’ex ministro delle Politiche giovanili è arrivata ieri sera in Sant’Ilario, reduce da un impegnativo tour in Emilia Romagna, accompagnata dall’infaticabile Tommaso Foti (capolista in regione per la Camera).

PRIMARIE - Meloni ha subito marcato la differenza con gli altri partiti «perché da noi ci sono persone abituate a misurarsi con il consenso e a guardare in faccia la gente». A una domanda sulle primarie fallite nel centrodestra, l’ex ministro ha datto che è stata «un’occasione persa. Il Pdl non ha capito che la sfida di recuperare la credibilità da parte della politica andava affrontata rimettendo nelle mani degli italiani la scelta. La deriva oligarchica dei partiti, con due o tre persone in una stanza che decidono tutto, la gente non la capisce più. Primarie avrebbero riaperto un dibattito e un confronto su ciò che era stato sbagliato, se è vero che il Pdl dal 38% è passato a 18. Invece si è rappresentato un balletto avvilente tra primarie sì o no, raccolte 200mila firme e poi abolite. E’ una delle scelte che ci ha allontanato dal Pdl. Con Fratelli d’Italia riproporremo le primarie: il premier, in caso di vittoria, verrà indicato dal partito che nella coalizione prenderà più voti. Sta agli italiani decidere da quale tipo di centrodestra, in una coalizione, vogliono farsi rappresentare». E Meloni snocciola alcuni punti del programma: meritocrazia, impignorabilità della prima casa, inserimento nella Costituzione della norma che non prevede tasse oltre il 40 per cento del Pil.

BERLUSCONI - «Il centrodestra - riprende Meloni - può vincere se avrà il coraggio di fare scelte importanti. Se il Pdl rinuncia a candidare i soliti impresentabili, la considererei una vittoria di Fratelli d’Italia. Noi non abbiamo messo i condannati in primo grado». Di Berlusconi avrebbe preferito un passo indietro perché sta sulla scena italiana da 20 anni e avrebbe dovuto fermarsi, come aveva fatto fatto mesi fa, per passare il testimone ad un’altra generazione».

TASSE E LAVORO - Il redditometro viene ritenuto inutile: «C’è un’evasione di 180 miliardi di euro, ma chi conosce il tema sa che il grosso viene dalle grandi società, dal lavoro sommerso, dall’economia criminale e non dalle famiglie che si vogliono controllare se hanno speso 2-300 euro di troppo durante le vacanze. Alle banche sono state mosse contestazioni per 5 miliardi di euro, e dopo patteggiamenti con lo Stato non è rientrato che un miliardo. Hai voglia a fare redditometri o tassare le famiglie…» Sul lavoro, secondo Meloni vanno riequilibrati i diritti tra le generazioni, va costruito un sistema unico di ammortizzatori sociali e i contratti devono partire dall’apprendistato, rafforzato da noi, che offra garanzie uguali per tutti. Monti e Fornero non hanno avuto coraggio».

FEDERALISMO - Infine il federalismo. FdI, in Lombardia è alleato con la Lega che propone di far restare alle regioni il 75% delle imposte. «La proposta della Lega è un po’ una boutade, perché si scopre che è, più o meno, quanto una regione riceve dallo Stato. E in altre regioni del nord la percentuale è ancora più alta. Importante, invece, è capire i livelli di governo in una riforma complessiva degli assetti dello Stato, capire chi fa cosa e cosa accade per il Mezzogiorno». Ecco, lo scoglio è questo e Meloni lo supera affermando che occorre «trovare calmieranti per evitare che questo (il 75% di tasse alle regioni, ndr) vada a pesare sul Sud».

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