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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

«Il Comune fu il solo a investire per dare continuità a Telefono Rosa»

L’ex assessore (oggi consigliere di minoranza) Stefano Cugini risponde a distanza alle parole della presidente del "Telefono Rosa" Donatella Scardi, ascoltata in commissione 3 a Palazzo Mercanti sui rapporti difficili tra l’associazione e il Comune

In commissione 3 Donatella Scardi, presidente dell’associazione “Telefono Rosa”, è stata ascoltata dai consiglieri comunali, per cercare di superare i problemi tra l’associazione che si occupa di contrastare la violenza di genere – e gestisce una casa protetta per donne – e il Comune di Piacenza. Scardi, in commissione, ha esternato un lungo “j’accuse” nei confronti dell’ex assessore ai servizi sociali Stefano Cugini, oggi consigliere del Pd e assente in commissione 3. Cugini risponde con una nota alle considerazioni del Telefono Rosa.

«Da troppo tempo – spiega l’ex assessore Cugini - si sta montando ad arte la polemica sui rapporti tra la passata amministrazione e l’associazione Telefono Rosa e, da quel che mi è dato leggere nei virgolettati della scorsa audizione di presidente e vice in commissione 3, disinformazione e calunnie stanno passando il segno. Per questo motivo, per l’ultima volta, intervengo a beneficio di quei piacentini interessati a conoscere la verità e convinti che un briciolo di buona politica, fatta da persone per bene, possa ancora esistere, desistendo - senza più speranze, né interesse - nel proposito di convincere i polemisti di professione, molti dei quali siedono tra i banchi del consiglio comunale.

Dai resoconti della stampa mi accorgo di essere stato processato in contumacia, con affermazioni che ledono la mia reputazione e infangano il ruolo di assessore che ho ricoperto con orgoglio e onore. Mia la “colpa”, per motivi familiari, di non aver potuto presenziare ai lavori. A parecchi degli intervenuti invece, l’occasione di attaccare a testa bassa, svelando uno stile che ne qualifica lo spessore umano e politico. “Cugini voleva farci fuori”, detto dalla presidente Scardi è un’affermazione tanto grave quanto falsa. A confutare una simile panzana basterebbe, al di là del “vergognoso balletto di cifre”, sul quale mi trova concorde, citare le sue stesse parole, laddove sostiene che dai 13.000 euro l’anno fino al 2014 (attribuisco a un refuso del cronista l’aver scritto “al mese”, perché in caso contrario sarebbe una menzogna) starebbe ora ricevendone 5.000 euro al mese.

Posso capire che l’abitudine in troppi consolidata di amministrare o intendere il rapporto con il potere facendosi influenzare da amicizie, simpatie o antipatie personali renda impossibile capire o accettare l’azione di chi, al contrario, ha sempre ragionato con l’unico obiettivo del pubblico interesse e agito di conseguenza (a volte facendo bene, a volte sbagliando). Ciò non di meno non posso permettere che i dati di fatto spariscano in una nebbia inestricabile di dichiarazioni di parte, giudizi sommari, strumentalizzazioni e imprecisioni di chi la racconta come vuole e di chi non studia a sufficienza per formarsi un giudizio autonomo e imparziale.

Rimettiamo in primo piano gli elementi essenziali, sin qui confusamente emersi: fino al 2014 il Centro Antiviolenza Telefono Rosa, comprensivo di una piccola casa rifugio di 5 posti (in locali di proprietà Asp) riceveva dal Comune di Piacenza - unico ente locale della provincia a destinare risorse - un contributo, appunto, di 13.000 euro l’anno. Nel 2015 lo Stato destina risorse per 109.000 euro, che per legge transitano alle Regioni e quindi ai Comuni, per lo sviluppo e il potenziamento dei centri antiviolenza. Volendo consolidare l’azione dei centri, l’Amministrazione Dosi punta a unire le forze, promuovendo e coordinando un protocollo provinciale con Piacenza, Fiorenzuola, Castel San Giovanni, ASP e Fondazione di Piacenza e Vigevano, veicolato nella sede più opportuna, vale a dire la conferenza territoriale sociale e sanitaria.  Ne deriva la messa a disposizione di Telefono Rosa di una struttura arredata (nella disponibilità di Asp, in seguito a specifico e articolato accordo con la Fondazione) per la gestione di una nuova casa rifugio più grande, con possibilità di accoglienza che passa da 5 a 17 posti.

All’associazione sono trasferiti 96.000 euro del finanziamento, mentre la restante quota serve ad Asp per completare gli arredi e allestire la casa, che inizia la sua attività a settembre. Nel 2016 lo Stato non sborsa neanche un euro, benché a Telefono Rosa il Comune di Piacenza scelga di garantirne, attraverso Asp, 86.000 (quando si sarebbe potuti tornare ai 13.000 pre-finanziamento). Nello stesso anno, Piacenza è capofila in un bando con Fiorenzuola e Castel San Giovanni per presentare il progetto “vita al centro”, elaborato da Telefono Rosa, poi finanziato con risorse aggiuntive per 115.000. Si tratta di una copertura per il periodo marzo 2017 – marzo 2019, destinata a potenziare le attività ordinarie del centro e - regole di rendicontazione alla mano - alla copertura di spese imputabili alla sede. Nel 2017 tornano i finanziamenti statali e regionali, ragion per cui a Telefono Rosa è confermata la copertura di 87.000, che per fortuna non grava più in toto sulle casse comunali di Piacenza.

A chi discute poi animatamente il ruolo di Asp nella vicenda, devo ricordare la delibera dell’8 aprile 2015 sul riordino della gestione pubblica, in attuazione della L.R. 12/2013, (uno dei fattori chiave del potente percorso di risanamento compiuto poi nei mesi a venire) con cui il Consiglio comunale ha conferito proprio ad Asp, tra i vari servizi, le iniziative di contrasto alla violenza di genere: non il centro antiviolenza, come qualcuno, in deficit di studio, ha sostenuto a sproposito. Nell’ambito di queste funzioni, Asp ha gestito il rapporto con Telefono Rosa, mettendo peraltro a disposizione le strutture gratis, fornendo supporto e anticipando risorse per cercare di ammortizzare l’andamento non prevedibile dei finanziamenti esterni.

Fatte queste precisazioni, è più che legittimo sostenere che tali cifre non siano ancora sufficienti. Sono certo che in questo senso la nuova amministrazione sarà molto più capace di noi di promuovere una responsabilizzazione complessiva con gli altri Comuni che porti a un impegno di risorse maggiore a prescindere dai finanziamenti nazionali e regionali. Quando vedremo a bilancio i capitoli di spesa rimpinguati, saremo i primi a complimentarci. Resta per ora la vergogna, termine abusato in questi giorni, di gettare fango a più riprese su un’amministrazione che ha operato per passare da un unico finanziamento di 13.000 euro l’anno a una base di circa 87.000 euro nel triennio 2015, 2016 e 2017, cui si aggiungono i 115.000 euro di “vita al centro” e, non bastasse, la disponibilità di sedi arredate e senza oneri di locazione/manutenzione.

In molti adesso fanno gli splendidi, fingendo di non accorgersi che, nell’anno privo di finanziamenti esterni, è stato il Comune di Piacenza e solo il Comune di Piacenza a investire per dare continuità all’azione di Telefono Rosa, impegnando ben più dei canonici 13.000 euro annui di cui oggi si rimpiange tanto la mancata erogazione, compresa nell’ammontare complessivo. E’ stata cattiva gestione questa? Ciascuno può farsi un’opinione, sempre che riesca a diradare la nebbia sgradevole e ideologica che nasconde i fatti essenziali. Di sicuro sembra un ben strano modo di voler “far fuori” qualcuno!

Chiudo smentendo categoricamente quanto sostenuto dalla presidente Scardi in riferimento all’incontro del 7 luglio 2015 in Regione, secondo cui avrei detto “Se ci siete da 21 anni è ora di cambiare”. Lascio alla presidente, che di professione è avvocato, il giudizio su come giuridicamente è definito il “recare offesa all’altrui reputazione comunicando a due o più persone, a voce o per iscritto, e fuori della presenza della persona offesa, oppure diffondendo, per mezzo della stampa, notizie di fatti che possano comunque ledere o diminuire la stima morale o intellettuale o professionale che la persona gode nell’ambiente in cui vive”. Posto che l’incontro in Regione l’ho chiesto io, mai mi sono sognato, in relazione ai rapporti tra Comune e Centro antiviolenza, di dire una cosa simile. Ho più di un testimone a mio supporto.

Altra cosa è invece un concetto di valenza generale, attinente le dinamiche stesse delle associazioni di volontariato, che ho sì espresso più volte (non ricordo se anche in quella sede) e che ribadisco senza problemi: quando i gruppi dirigenti restano immutati per troppi anni, qualcosa non va in termini di contendibilità delle cariche e democrazia interna. Perpetuare le solite guide finisce per compromettere il carico di entusiasmo, nuovi modi di pensare, freschezza che solo un adeguato ricambio generazionale può garantire. Il volontariato è il mio mondo di riferimento, lo conosco bene e mi sento libero di esprimere giudizi. Se per qualcuno questa libertà di pensiero è un reato di lesa maestà, me ne farò una ragione con poco, pochissimo sforzo».

LA REPLICA DELL’AVVOCATO DONATELLA SCARDI

«In riscontro all'articolo che riporta le dichiarazioni dell'ex assessore Stefano Cugini, per serietà, sia verso la tematica della violenza di genere che sull'argomento dei finanziamenti statali erogati per l'ampliamento e il potenziamento dei Centri Antiviolenza, ritengo che i luoghi preposti per un confronto serio, approfondito, con l'esame della documentazione di questi anni, siano i tavoli istituzionali dove si può sviscerare l'analisi degli eventi con la possibilità di un franco dibattito. Telefono Rosa Piacenza pertanto lavora in questa direzione pensando al futuro in nome di un radicamento territoriale sinonimo di riconoscimento e di stabilità economica».

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