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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica Cerignale

«L’agricoltura viene prima del turismo: in montagna troppa superficie abbandonata»

Il sindaco di Cerignale Massimo Castelli e coordinatore Anci dei piccoli comuni: «Ci sono più norme per proteggere lupi e cinghiali che non per favorire il lavoro. Un negozio a Ottone merita una “flat tax del 5%”». «Sono stufo di sentire parlare di Tav quando si fatica a collegare la città alle sue vallate». Case a un euro? «Un insulto, però chi abbandona i terreni mette in difficoltà tutti»

QUALITA’ DELLA VITA

Castelli non ha dubbi. La qualità della vita, al netto dei problemi elencati in precedenza, è migliore. «Le polveri sottili Pm10 non sappiamo neanche cosa siano, al contrario degli abitanti di Piacenza o Rivergaro. L’integrazione degli immigrati è molto più facile: la badante straniera dopo una settimana a Cerignale diventa “la signora Maria”. Siamo una palestra di integrazione, ci sono dinamiche sociali e culturali diverse».

CASE A UN EURO? «UN INSULTO»

In molti comuni d’Italia i sindaci costringono a vendere le case malmesse a un euro, nel tentativo di portare nuovi abitanti che le ristrutturino. «Sono molto contrario – interviene sul tema Castelli – è un insulto a chi le ha costruite con le proprie mani. Più giusto agevolare chi vuole ristrutturare, ma non vedo qualcosa di positivo nella gratuità, è un modo per squalificare un territorio. Però è vero che non ci possiamo permettere di avere case abbandonate nei paesi. Tante abitazioni sono state lasciate lì dagli emigrati in Francia e America. Capita che siano case divise tra più familiari e nessuno se ne fa più carico. Poi sono pericolanti per il vicino e nessuno intende risponderne. Questo è inaccettabile. Si deve arrivare a una definizione netta della proprietà: altrimenti dovrebbe diventare “patrimonio Massimo Castelli-3pubblico” e il Comune può decidere cosa disporre di quel fabbricato». La posizione di Castelli è ancora più netta sulle terre abbandonate. «Non possono esistere in montagna. La proprietà privata finisce quando lede l’interesse pubblico. Se tu abbandoni il territorio e questo diventa una frana, ci rimettono tutti. Per il bosco si presta più attenzione: ti dicono come tagliarlo. Se uno abbandona la terra, che mantenga pure la proprietà, ma dovrebbe essere obbligato a farla sfruttare da altri. Altrimenti perdiamo continuamente superficie coltivata e questa è una tragedia per la montagna. Ci vogliono cooperative che lavorino e sfruttino questi appezzamenti, perché stiamo perdendo la buona coabitazione tra uomo e natura. Io sono drastico sulla proprietà privata: o sistemi tu, o lo fa un altro e si coltiva il terreno come gli pare».

«TROPPI VINCOLI SUL TERRITORIO MONTANO»

Qua sta la radice del problema: la pianificazione territoriale. «Purtroppo – rileva il delegato Anci - è stata costruita in modo che in montagna non si possa realizzare nulla. Lo si fa per l’ambiente, ma intanto i vincoli si sono sommati e di alternative non ne vengono date. Così siamo pieni di Sic (siti di importanza comunitaria) e altre aree da proteggere. Nel mio comune non c’è un metro quadrato per fare una “stalla sociale”. Bisogna creare le condizioni per insediarsi: non è possibile che non ci sia spazio per una nuova stalla di bovini da latte o una piccola industria metallurgica». L’agricoltura viene prima del paesaggio. E del turismo. «Il turismo non è mai la prima fonte di guadagno per un territorio: quello viene di conseguenza. Se perdi l’agricoltura, perdi il paesaggio, il panorama, la cura e così perdi anche il turismo. Ma in montagna abbiamo più norme e convenzioni che proteggono lupi e cinghiali che per gli uomini che vogliono lavorare».

 

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