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L’Ats “Baia San Sisto” contro il blocco del Bando Periferie: «Troppo importante per il nostro centro storico»

Giovanni Struzzola, Presidente dell’ATS “Baia San Sisto” sottolinea l’importanza del bando: «Sono 11 milioni di euro: più o meno l’equivalente di quanto concretamente dispongono i lavori pubblici cittadini in cinque esercizi di bilancio»

Giovanni Struzzola, direttore dell’Unione Commercianti e presidente dell’ATS “Baia San Sisto”, interviene nel dibattito locale su periferie e rigenerazioni urbane. «In queste settimane, con il cosiddetto Bando Periferie e i propositi governativi di un suo congelamento fino al 2020, per Piacenza si sta giocando una partita vitale. Proprio perciò non intendiamo essere tra i responsabili del “silenzio assordante” da parte del mondo economico e imprenditoriale di cui parla il segretario provinciale del Partito Democratico Silvio Bisotti. Del resto, all’indomani stesso del voto in Senato sulla sospensione dei finanziamenti, ATS Baia S. Sisto si è attivata con una lettera a tutti i parlamentari piacentini perché si adoperino nelle opportune sedi - a cominciare dall’aula della Camera, dove il decreto di blocco sarà portato in settembre - affinché i fondi tornino ad essere disponibili. A tal fine riteniamo opportuno evidenziare che in data 9 agosto in merito a questo argomento sono stati sensibilizzati i parlamentari piacentini affinché, come dichiarato nei giorni scorsi dall’On. Paola De Micheli, si giochi di squadra per riportare in vita i finanziamenti previsti dal Bando delle Periferie. Ciò premesso, ci sentiamo legittimati a prendere posizione sull’argomento per un duplice motivo.  Perché l’ATS comprende al proprio interno ben otto associazioni di categoria (del commercio, dell’industria, dell’artigianato, dell’agricoltura, della cooperazione); perché dal 2010 è concretamente impegnata per il recupero di tutto il quadrante settentrionale di Piacenza, il cosiddetto Comparto Nord: la parte stessa del Bando relativa a piazza Casali discende in buona misura da iniziative promosse negli scorsi anni dall’ATS, in coordinamento con le Amministrazioni Comunali.

Piacenza non si è servita pienamente delle opportunità che il Bando metteva a disposizione per i capoluoghi di provincia: 18 milioni, come hanno ottenuto anche centri a noi vicini quali Alessandria e Parma. Tuttavia, la cifra a noi destinata (quasi 11 milioni di euro: più o meno l’equivalente di quanto concretamente dispongano i lavori pubblici cittadini in cinque esercizi di bilancio) è d’ingente portata in termini d’indotto per l’economia locale. Tanto più - come ha autorevolmente messo in evidenza l’on. Foti in un suo recente intervento, a seguito della decisione governativa sulla sospensione dei fondi - se si considera che i progetti relativi a Piacenza possono ritenersi ormai definiti e indirizzati all’appalto dei lavori.

Il problema però non ha solo una dimensione economica, legata al lavoro d’imprese, aziende, operatori dei vari settori e all’occupazione che ne può derivare (che già non è poco): ha un significato preciso e politicamente strategico proprio perché legato, per la prima volta, alla rigenerazione delle periferie urbane. Non è insomma solo una questione contabile, di bilancio governativo o dell’ente locale interessato: la rinascita della città attraverso la rigenerazione delle sue aree periferiche è un obbiettivo fondamentale sul quale si gioca il futuro della città stessa e la qualità di vita della comunità cittadina. Come ha affermato Renzo Piano, invocando la revisione del congelamento dei fondi, questi finanziamenti non si riferiscono a grandi opere, bensì a sapienti azioni di “rammendo” del tessuto urbanistico e sociale: “cantieri leggeri, interventi d’amore” nei confronti dell’intera città; perché “le periferie sono terra di frontiera … sono le città che faremo, quelle che lasceremo, che parleranno di noi”. Nel caso di Piacenza, inoltre, ci troviamo di fronte ad una condizione particolare: gli ambiti individuati nei progetti per il Bando Periferie sono interne al perimetro delle mura. Vengono riconosciute come periferiche - e quindi da riqualificare e rendere sicure - ma appartengono a tutti gli effetti alla città antica. Ciò significa che nel momento in cui si risanano queste aree marginali, si recupera e si valorizza anche parte del maggior patrimonio che possediamo: il nostro magnifico centro storico. Piacenza ha davanti a sé grandi sfide. E anche grandi opportunità. Quella che deve emergere, con il concorso di tutte le forze economiche sociali, culturali e in coordinamento con l’Amministrazione Comunale è una forte idea di come immaginiamo possa essere la nostra città nel futuro prossimo e che promuova e giustifichi ogni scelta volta a far progredire la qualità urbana in tutte le sue manifestazioni. E’ forse, in questo momento, il più importante dei nostri obbiettivi».

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