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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

«L’Italia è una democrazia forte. Liberiamo il dibattito storico su fascismo e comunismo»

L’intervento del consigliere comunale del Gruppo Misto Michele Giardino

«“Ma cos'è questo strano rumore di piazza lontana?”. È un verso di una delle più belle canzoni di Antonello Venditti, Modena. È lo stesso rumore che sento in certe stantie, ripetitive, direi meccaniche prese di posizione di partigiani fuori tempo massimo, eppure in servizio effettivo permanente. Il caso Delle Chiaie ha dato la stura all’ennesima loro infiammazione.

Il gruppo consiliare del PD presenta un ordine del giorno affinché il Comune di Piacenza si doti di una sorta di "bollino antifascista" e recepisca - nel proprio regolamento sull'utilizzo delle sale comunali - il divieto di concessione nei confronti di chi si richiami all'ideologia fascista. Il collega consigliere e deputato Tommaso Foti propone di vietare gli ambienti comunali sia ai nostalgici del fascismo che ai nostalgici del comunismo. La Giunta si impegna a modificare il regolamento nel senso proposto dall'on. Foti. Alla fine la soluzione viene accolta dai consiglieri del PD, che ritirano il loro ordine del giorno.

Personalmente trovo che il compromesso sia al ribasso poiché oscurantista. Il Comune può chiudere le proprie sale, ma non può vietare che tali eventi siano organizzati nel salone di un hotel! Io preferirei, invece, aprire le porte dei luoghi pubblici ai nostalgici delle contrapposte ideologie, per questi motivi.

L'Assemblea Costituente pose il divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista in una delle diciotto disposizioni "transitorie e finali", la XII, e non tra i 139 articoli che compongono la Costituzione repubblicana. Che si tratti di un divieto transitorio lo conferma il fatto che la stessa disposizione XII prevedeva, nella parte che nessuno cita, che "sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall'entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista". D’altra parte, i riferimenti sia alla “riorganizzazione” che al “disciolto” partito fascista sembrerebbero indicare il divieto di ricostituire specificamente il PNF di Mussolini, e non di “istituire” un qualsiasi generico partito di ispirazione fascista. E infatti, negli anni, la norma non ha impedito la fondazione del Movimento Sociale Italiano da parte di numerosi ex esponenti della Repubblica di Salò, né il proliferare di partiti e movimenti di estrema destra esplicitamente nostalgici del fascismo come, da ultimi, CasaPound, Forza Nuova e Avanguardia Nazionale. Tutte le forze politiche che hanno evocato più o meno marcatamente quella ideologia, non hanno mai raccolto grandi consensi, né in passato (le elezioni del 1972 segnarono il massimo storico per il MSI che ottenne l’8,7%), meno che mai al giorno d'oggi, con percentuali da prefisso telefonico. Fortunatamente.

Dall’altra parte ci sono i comunisti e il comunismo. I primi li abbiamo conosciuti direttamente e anche con alcuni meriti: la Resistenza ha visto tra le proprie fila moltissimi di loro; la Costituzione è stata scritta con il contributo essenziale del Partito Comunista Italiano; contro le Brigate Rosse il PCI si schierò in modo netto.

Il secondo, grazie a Dio, abbiamo evitato di conoscerlo. Lo abbiamo negato in occasione delle grandi elezioni repubblicane del 2 giugno 1946 e in quelle successive all'entrata in vigore della Costituzione del 18 e 19 aprile 1948. Lo abbiamo respinto nel suo tentativo di affermarsi attraverso la lotta armata (le Brigate Rosse stavano al comunismo come l’integralismo islamico sta alla religione musulmana). E abbiamo seppellito la disperata speranza di “rifondarlo” attraverso una proposta più democratica, vestita di cachemire. Fortunatamente.

La verità è che fascismo e comunismo appartengono alla storia. E i nostalgici dell'uno e dell'altro possono permettersi di essere tali perché vivono in un Paese libero e democratico che consente - grazie all'articolo 21 della Costituzione - "di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". L’esatto opposto di ciò che è stato (o che sarebbe) in quei regimi che si sono fondati (o si fondassero ancora) su entrambe le ideologie citate.

Come ho detto in Consiglio comunale, non dobbiamo aver paura di lasciar parlare Delle Chiaie, così come Renato Curcio (non c’entrano nulla i pazzi che a Utoya o a Christchurc ammazzano, in un momento di follia, persone in strada come in un videogame!). L'Italia è una democrazia forte. Dobbiamo esserne consapevoli e orgogliosi. Dobbiamo ricordarlo sempre. Puniamo severamente le azioni, non soffochiamo aprioristicamente le opinioni. Ormai non serve più».

Michele Giardino, consigliere comunale del Gruppo Misto

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