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«L’Italia torni all’autosufficienza della produzione di latte»

Vallardi, presidente della Commissione agricoltura del Senato, a Carpaneto incontra gli agricoltori piacentini: «Convocheremo il Tavolo del latte. Non possiamo importare l’80% da altri Paesi». E ancora: «Risolveremo il problema degli scarti vegetali di lavorazione»

«Credo che l’agricoltura italiana debba ripartire dal latte, che fa parte della nostra storia, e nelle prossime settimane si inizierà a discutere della convocazione Tavolo del latte al ministero, in cui parleremo dei temi caldi della filiera e anche delle quote». Lo ha affermato Gianpaolo Vallardi, presidente della Commissione agricoltura del Senato, in visita nel Piacentino, dove ha incontrato alcuni gruppi di agricoltori. Invitato dal senatore Pietro Pisani - presente anche la deputata Elena Murelli - Vallardi ha anche visitato la Festa della coppa, in compagnia del sindaco di Carpaneto, Andrea Arfani.

«L’Italia non può importare quasi due terzi del latte da altri Paesi. Siamo riusciti a distruggere le nostre stalle. Tra i primi obiettivi del Governo c’è il ritorno all’autosufficienza dal punto di vista lattiero-casearia». Alcuni agricoltori, tra cui il presidente di Confagricoltura Piacenza, hanno sottoposto al ministro il delicato tema dell’assegnazione delle quote latte per la produzione delle due grandi Dop: Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Secondo gli allevatori, che hanno contestato il Piano produttivo del Consorzio Grana Padano, che assegna le quote, così si squilibra il mercato con i prezzi bassi; al contrario del Parmigiano Reggiano che lascia la gestione delle quote agli allevatori.

Un altro argomento sottoposto dagli agricoltori a Vallardi è stato un regolamento della Regione Emilia Romagna, unica in Italia, che considera gli scarti della lavorazione dell’ortofrutta come rifiuti e quindi li assoggetta ai fertilizzanti. «Condivido l’assurdità del regolamento e ci impegneremo a risolvere questa anomalia, anche perché c’è un decreto del 2016 che parla chiaro». E Confagricoltura ha già scritto alla Direzione regionale dell’Agricoltura facendo notare come un decreto del 2016 definisca già l’utilizzo degli scarti, mentre ora c’è una situazione di confusione dovuta a interpretazioni.

Il senatore della Lega, Pietro Pisani, ha sottolineato «come gli agricoltori abbiano riconosciuto la professionalità del presidente e l’impegno a risolvere i problemi dell’agricoltura. Ci sono troppe limitazioni insensate, che vanno corrette subito». La deputata Elena Murelli ha evidenziato «l’incongruenza di decisioni regionali che cozzano contro le norme statali. Uno scontro che provoca aumento dei costi per le imprese. Gli scarti vegetali possono restare nei campi, non sono prodotti chimici fertilizzanti, ma per l’Emilia Romagna le aziende li devono vendere come biomassa. Qui c’è la negazione della lotta allo spreco, dell’economia circolare, della valorizzazione dell’ortofrutta emiliano romagnola».

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