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Primo sì in commissione regionale per la difesa dei dialetti locali e delle tradizioni

Liverani e Rancan: «Positivo il passaggio bipartisan della nostra risoluzione sulle parlate locali. Rispetto alla legge vigente però si può e si deve fare di più»

«Giudichiamo positivamente il fatto che il Partito Democratico abbia capito l’importanza e il valore della nostra risoluzione, per la difesa dei dialetti locali e delle tradizioni che rappresentano. Tuttavia, in merito alla legge vigente, si può e si deve fare di più, a cominciare dalle scuole». Commentano così il passaggio in Commissione Cultura del provvedimento sulla tutela delle parlate locali, i consiglieri Andrea Liverani (primo firmatario della risoluzione) e Matteo Rancan. Un documento sottoscritto dall’intero gruppo consigliare guidato da Alan Fabbri, che punta ad agire trasversalmente per la difesa e la tutela delle identità locali. «Promuovendo quelle associazioni ed istituzioni – avvertono Liverani e Rancan – che difendono le identità territoriali, le tradizioni, le parlate, per non disperdere un patrimonio storico importantissimo». Esiste attualmente una legge (la numero 16 del 2014) che tuttavia viene giudicata dalla Lega Nord insufficiente e scarsamente efficace. Esiste, a tale proposito, un progetto di legge del 2013, fermo in VII Commissione in Parlamento, depositato dall’onorevole Gianluca Pini. «Nella sostanza, questo nostro disegno di legge chiede che il dialetto romagnolo sia riconosciuto come di pari valore rispetto alle lingue parlate dalle minoranze, nelle Regioni a statuto speciale, così come rispetto al Sardo o al Friulano. Il Romagnolo – aggiunge Liverani – possiede un proprio vocabolario completo ed una sua sintassi, quindi è giusto riconoscere quella che rappresenta una lingua locale a tutti gli effetti». Il provvedimento leghista votato in Regione dovrà ora andare alla verifica dell’aula consigliare. «Era nostra intenzione – concludono Liverani e Rancan – modificare un testo del Pd che giudicavamo carente, perché da sempre il Carroccio ritiene fondamentale difendere le identità locali. Mentre ora i democratici si sono scoperti “tradizionalisti”, in una strana coincidenza con la “riscoperta” vena autonomista del governatore, Stefano Bonaccini. A differenza del Pd, però, la Lega era autonomista e federalista dai tempi delle sue origini. Non scopriamo l’acqua calda oggi, all’alba del 2017».

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